A essere stati presi di mira sono stati in totale 85 obiettivi (centri operativi di comando, centri di intelligence, strutture di stoccaggio di armi ecc) in sette località in Siria e Iraq, tra cui il governatorato iracheno di Anbar e le postazione siriane di Deir Ezzor, Al-Bukamal, Al-Mayadeen. Gli attacchi dell’esercito americano, effettuati venerdì notte tramite bombardieri B-1b Lancer partiti dalle basi statunitensi, sono durati nemmeno trenta minuti e sono stati “un successo” per la Casa Bianca: sono arrivati a circa sei giorni di distanza dagli attacchi subiti in Giordania domenica scorsa che hanno ucciso tre membri dell’esercito e ferito oltre 40 persone. Sedici i morti in Iraq, secondo il portavoce del governo di Baghdad, mentre al confine tra Siria e Iraq ci sarebbero stati trenta morti tra cui diversi civili con il governo iracheno che ha subito convocato l’incaricato americano. Mentre secondo quanto riferisce Centcom (il Comando centrale dell’esercito Usa) tra gli obiettivi dei bombardieri americani c’erano anche posizioni delle Forze Quds, le forze speciali delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane.
Ma gli attacchi non si limiterebbero alle zone sopracitate. Secondo il presidente Biden la rappresaglia statunitense durerà anche nei prossimi giorni e potrebbe estendere il proprio raggio di azione ad altre zone considerate roccaforti delle milizie pro iraniane nei due paesi a maggioranza sciita. “Gli Stati Uniti non cercano conflitti in Medio Oriente o in qualsiasi altra parte del mondo. Ma lascia che tutti coloro che potrebbero cercare di farci del male sappiano questo: se fai del male a un americano, risponderemo“, ha detto Biden in una dichiarazione dal Delaware, facendo seguito a quanto riferito dal portavoce della Casa Bianca John Kirby che già nelle ore precedenti all’attacco aveva allertato Baghdad, ma non Teheran, dei futuri bombardamenti e ha affermato che gli attacchi sono stati limitati a zone in cui non erano presenti civili.
E mentre la tensione nella regione mediorientale rimane palpabile, vista anche la violenza dell’esercito israeliano a Gaza che non sembra placarsi, da parte iraniana arriva la ferma condanna per quella che viene definita “un’aggressione che viola il diritto internazionale”. “Questa aggressione rappresenta una violazione della sovranità dell’Iraq, della Siria e della loro integrità territoriale e del diritto internazionale e una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite”, ha detto il portavoce del ministero degli esteri iraniano Nasser Kanaani in una dichiarazione all’agenzia Tasnim. Stesse parole di condanna anche da parte irachena, con il portavoce della presidenza di Baghdad, riferisce l’agenzia Sana, che “l’escalation rappresenta una grave violazione della sovranità irachena“.
Da Damasco invece arrivano dirette le accuse contro gli Stati Uniti per aver provocato vittime tra i civili e danni alle infrastrutture e per continuare a occupare territori del suolo siriano. Secondo il ministero della Difesa, le aree attaccate da Washington erano le stesse in cui l’esercito siriano stava combattendo l’Isis, riferisce Al Jazeera.