Cosa succederebbe ai due milioni di immigrati dell’Unione Europea nel Regno Unito se il Brexit dovesse concretizzarsi? Philip Hammond, segretario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth del Governo Cameron, riconosce che il futuro degli europei in Inghilterra è molto nebuloso e dichiara al quotidiano El Mundo che a questa domanda dovrebbero rispondere i sostenitori dell’uscita dall’UE. “Qualcuno deve dare una risposta a questo dubbio che preoccupa molte persone e che dimostra ancora una volta che l’opzione Brexit è un salto nel buio”.
Hammond sottolinea che il numero di migranti nelle isole inglesi coincide con il numero degli espatriati britannici negli altri 27 paesi dell’Unione Europea, in particolare in Spagna, meta prescelta dai pensionati inglesi in cerca del clima mite delle sue coste. Secondo i dati ufficiali, 381.000 cittadini britannici risiedono in Spagna, anche se in realtà altre stime portano il numero a 761.000.
In assenza di precedenti legali, il ministro ammette che la situazione che si creerebbe in seguito ad un’ipotetica rottura con Bruxelles sarebbe molto complessa e avvierebbe un processo di negoziazioni di almeno due anni. Occorre, inoltre, considerare che la volontà di negoziare dei soci europei sarà notevolmente minore rispetto a quella che invece promettono i sostenitori del Brexit. “Nessun membro dell’UE, né l’Australia o la Nuova Zelanda o il Canada né gli Stati Uniti, desidera che il Regno Unito esca. In verità, l’unico paese al quale piacerebbe vederci fuori sarebbe la Russia. E questo dice tutto”, ha affermato Hammond.
Secondo il suo parere, si potrebbe negoziare un accordo commerciale con l’Unione Europea dal di fuori, ma questo accordo avrebbe un suo prezzo. Per esempio, il prezzo che la Norvegia o la Svizzera devono pagare per avere un accesso parziale al mercato unico è permettere la libertà di movimento degli immigranti in Europa. “I due paesi devono contribuire al presupposto dell’UE pur non essendo soci. Devono accettare le regole europee, le stesse alle quali si oppongono tanto ostinatamente i partiti dell’uscita”. Al momento il Regno Unito ha un potere decisionale all’interno dell’Unione, potere che perderebbe se si votasse per l’uscita, se il Brexit si realizzasse. “Credo sinceramente che sia molto meglio avere una voce rilevante all’interno dell’UE, che una voce solitaria fuori”, ha dichiarato Hammond.