Dante Alighieri: epilettico, narcolettico o semplicemente geniale?

Dante

Nasceva il 29 maggio 1265 Durante, detto Dante,  Alighieri.

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Fiorentino e guelfo bianco esiliato dalla controparte nera, Dante girovagò per il nord Italia dal 1302, ospitato da corti e famiglie importanti come quella dei Malaspina e degli Ordelaffi e morì a Ravenna nel 1321, dopo aver contratto la malaria. Riferimenti al sofferto errare si trovano anche nell’opera che nell’immaginario comune lo ha reso l‘indiscusso padre della letteratura italiana, ovvero la Commedia, definita poi “Divina” dal Boccaccio.

Poeta stilnovista, uno dei primi estimatori della lingua volgare (De Vulgarii Eloquentia/ Convivio) e uomo costantemente interessato alle dinamiche politiche del suo tempo (De Monarchia), Dante ha senza dubbio ottenuto la gloria eterna grazie alle tre cantiche dedicate al suo viaggio ultraterreno, dove l’autore rivela il suo talento da regista ante litteram descrivendo l’aldilà e i suoi protagonisti in modalità totalmente inedite.

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Compendio dello scibile medievale, la Commedia dà spazio tanto a personaggi storici come Virgilio, quanto a personalità contemporanee all’autore come Beatrice, la donna a cui Dante dedicò anche la Vita Nova. La stessa “donna-angelo” è stata recentemente protagonista dei media in quanto omonima del nuovo social network dedicato alla salvaguardia della lingua italiana, “Beatrice” appunto.

Le due personalità appena nominate scortano Dante nel suo viaggio di fede finalizzato alla salvezza dell’anima: non tutti sanno, però, che forse i paesaggi ultraterreni non furono esclusivamente frutto della geniale immaginazione dantesca. A detta di studiosi antichi e moderni, l’autore fiorentino soffriva di epilessia o narcolessia, pertanto ci si è chiesti se le fantasiose descrizioni e le realistiche similitudini presentate nel suo capolavoro non fossero frutto di strane visioni e sensazioni dovute all’infermità: lo stesso Dante parla spesso di torpori, sonnolenze e malesseri in diverse opere.

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A prescindere dall’ipotetica maestria nel rendere un disagio fisico una elaborata figura retorica, il valore della sua opera resta comunque indiscusso.

 

Alessia Pizzi