Il fantasma di un’escalation continua ad aggirarsi mentre sia Washington che Mosca si rimpallano a vicenda le reponsabilità circa il lancio del drone MQ-Reaper che ha allertato i sistemi di sicurezza di stanza nel Mar Nero. Nella giornata di ieri c’è stato un contatto telefonico, chiesto dagli Stati Uniti, tra il Segretario della Difesa Lloyd Austin e il suo omologo russo Sergey Shoigu i quali hanno ribadito i loro punti di vista sulla delicata questione che sta preoccupando entrambi gli attori sulla scena.
Secondo Shoigu non si tratta che di una deliberata provocazione “che crea le condizioni per una escalation” in quanto propaggine del rafforzamente delle operazioni di spionaggio di Washington nel Mar Nero. Per Mosca occorre rispondere in maniera proporzionata a tutte le provocazioni di questo tipo che potrebbero di nuovo materializzarsi nei cieli russi. Al contrario di Shoigu, il Segretario alla Difesa Austin ha confermato che gli Stati Uniti “continueranno a volare e a condurre operazioni ovunque sia consentito dalle norme internazionali”.
Intanto la questione arriva alle Nazioni Unite con il vice rappresentante permanente della Russia Dmitry Polyansky che in una conversazione con un giornalista ha ribadito che il drone “ha violato i confini del regime temporaneo dello spazio aereo stabilito per l’operazione militare speciale“, ovvero i confini che Mosca ha comunicato a Washington sin dall’inizio delle operazioni militari.