Gaza e il dilemma morale dei medici: scegliere chi salvare mentre l’acqua scarseggia

Le notizie che arrivano dall'ospedale Nasser riguardanti le condizioni dei civili sono drammatiche

I racconti che arrivano da Gaza cominciano ad assumere contorni inquietanti, sopratutto per quanto riguarda la mancanza di rifornimenti che sta colpendo non solo i civili, ma anche le strutture ospedaliere del territorio.

A raccontare quanto sta accadendo è la BBC, che tramite alcuni inviati sul campo, ha dipinto un quadro preoccupante sulle condizioni di vita dei palestinesi. Nel sud della Striscia di Gaza, l’acqua e il cibo sono diventati un problema reale.

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Israele ha detto che avrebbe ripreso a pompare l’acqua nell’area, ma manca il carburante per pompare l’acqua nelle case delle persone.

Un’autocisterna dell’Onu con acqua potabile staziona fuori dall’ospedale Nasser, con centinaia di persone in coda per riempire una bottiglietta d’acqua. Le attese per rifornirsi di cibo e acqua possono arrivare a sei ore, mancano i beni di prima necessità e i rifornimenti partiti dall’Egitto qualche giorno fa non sono sufficienti per garantire una vita dignitosa ai civili.

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Intanto negli ospedali la situazione si fa drammatica

La carenza di rifornimenti costringe i medici di Gaza ad affrontare un “dilemma morale” su quali pazienti salvare e quali lasciar morire. Gli ospedali di Gaza stanno esaurendo le forniture per l’anestesia, i farmaci per il dolore, gli emoderivati, gli antibiotici, le garze e molti altri strumenti necessari per fermare le emorragie e curare i pazienti traumatizzati.

A tutto questo vanno aggiunti i bombardamenti e la scarsità di acqua potabile, cibo, gasolio e carburante. In una situazione del genere i medici sono costretti a scegliere chi curare, un dilemma morale che si porteranno dietro per tutta la vita.