I killer dei poliziotti di Trieste, sono due domenicani uno affetto da disagio psichico

I nomi dei due fratelli sono stati resi noti oggi, si tratta di due domenicani

Nuovi aggiornamenti riguardanti la sparatoria avvenuta alle ore 17 nella giornata di ieri, venerdì 4 ottobre 2019 in questura. Sono state diffuse le identità dei criminali che hanno sparato a due agenti e ferito di striscio il terzo agente.

Si tratta di due fratelli dominicani, che erano stati portati in questura per degli accertamenti. Uno dei due ha distolto l’attenzione di un agente, e dopo esser riuscito a sfilare dalla fondina l’arma di servizio ha colpito e ucciso gli agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego. Dopo aver provato a fuggire, sono stati fermati dagli altri agenti.

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Confermate le identità dei due domenicani

Le identità dei due fratelli colpevoli dell’omicidio è stata nota nella giornata di oggi. Sono di origine domenicana, e si chiamano Alejandro Augusto Stephan Meran di 29 anni e Carlysle Stephan Meran di 32 anni. Il primo è affetto da disagio psichico. I due ragazzi sono in Italia con un regolare permesso di soggiorno.

I due erano stati condotti presso la questura di Trieste per degli accertamenti riguardanti il furto di uno scooter avvenuta nella mattinata di ieri. La ricostruzione effettuata dagli inquirenti è stata confermata anche da alcuni testimoni, che hanno visto uno dei due fratelli scappare con un’arma in mano. Hanno tentato poi di aprire un’auto della polizia per scappare, ma sono stati bloccati dagli altri agenti.

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Le critiche al sistema

La testimonianza che ha fatto riflettere è stata quella di una poliziotta che ha affermato che i due sono stati condotti dagli agenti senza le manette, ed hanno scherzato con i poliziotti prima di aprire il conflitto armato.

Una delle critiche che è stata mossa da varie personalità dello spettacolo e della politica in queste ultime ore è quella al sistema italiano, ad esempio Chef Rubio ha scritto sui suoi social che trova inammissibile che un ladro riesca a disarmare un agente, e questo è dovuto al sistema italiano che “manda a morire giovani impreparati fisicamente”.