I nomi delle vittime palestinesi: ciò che nessun social potrà rimuovere

Palestina

Ieri tutti siamo stati coinvolti e sconvolti dalle immagini dei corpi dilaniati delle vittime palestinesi e anche l’indignazione ha fatto il suo corso. Sembra che facebook stia rimuovendo le immagini e anche in questo caso la reazione è forte. Ma chi potrà rimuovere i nomi?

Tralascio la cronaca dei fatti di cui si occupa il collega Francesco Pulpito e passo a quello che vuole essere un semplice punto di vista. Ieri sono stata  coinvolta in una conversazione che aveva ad oggetto le foto dei corpi dilaniati delle vittime palestinesi, chi era favorevole all’esposizione mediatica in quanto presa di coscienza collettiva degli orrori della guerra e delle violenze, chi, invece, era contrario in quanto trattasi di un semplice modo per creare sensazionalismo e poi andare avanti, come nulla fosse, appena oltrepassato il secondo della condivisione social.

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Per quanto mi riguarda non sono andata oltre ciò che ho sempre pensato, ovvero ogni persona stabilisce per Sè, e solo per Sè, il confine della propria dignità, lo stesso deve essere rispettato come un qualcosa di Sacro, dove il Sacro è disgiunto dal concetto di religione e dal credo religioso e laddove non si può ricreare, ripercorrere la volontà della persona, ognuno dovrebbe fare un passo indietro, per questo non esporrò corpi e non mi lascerò travolgere dalle critiche di scarsa sensibilità o voglia di non vedere.

Cosa sono, cosa rappresentano per noi quei corpi, quei volti di bambini impauriti? Sono l’anonimato perché non hanno nome e a noi non importa il nome, vogliamo solo essere in un qualche modo partecipi di un momento, di un secondo, di parte della loro sofferenza, far parte della coscienza collettiva, essere travolti dalla coscienza collettiva,  quasi mai ne veniamo realmente travolti, lo sconvolgimento dura quell’attimo, abbiamo attirato attenzione del nostro pubblico social, ma cosa resta?

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Resta qualcosa delle vittime palestinesi oltre lo schermo ? C’è qualcosa che va oltre la sensazione che abbiamo di fronte ad un film con immagini cruente o a quei maledetti videogiochi, complici secondo me di parte della nostra alienazione sentimentale ed emotiva, in cui tutto è violenza, tutto è guerra, tutto passa attraverso corpi dilaniati? Certo per noi sono senza nome, senza storia ed è quindi come se fossero sempre stati senza vita reale, per noi la loro vita inizia e finisce sotto i bombardamenti. I nostri corpi cambiano, le nostre storie si evolvono, capita che con il trascorrere degli anni le persone possano non riconoscerci, ma basta il nome ad evocare la nostra storia, ci riconosciamo  e ci riconoscono nel nome che racchiude e sintetizza in un attimo la nostra storia. Sono quasi oggetti quando postiamo le loro foto, ma non è questo forse il segno della mancanza di rispetto? Pensare che siano senza nome, senza volto, negargli identità e possibilità di segnare il confine della loro dignità? E se fossero i nostri figli? Saremmo capaci di esporre i loro volti impauriti di fronte all’imminente tragico destino? Ma fatto con i figli degli altri, allora va bene, in quel momento è sensibilità, la sensibilità dettata dall’essere estranei e non partecipi di quella vita, far parte della coscienza collettiva, assumersi la responsabilità di essere nel mondo e per il mondo.

Ci ha pensato qualcuno a dare nomi a quei corpi, senza foto di corpi dilaniati, si tratta dell’agenzia Nena News ed eccoli con età e luogo di nascita, perché i nomi sono storie, sono vite e non corpi dilaniati, oggettivizzati, lo so i nomi richiedono tempo per immaginare vite e non suscitano forti emozioni che si perdono in breve tempo, ma sono vite reali e non da film, nessuno probabilmente li condividerà perché non attirano l’immediata attenzione del popolo facebook o social in genere, ma forse permetteranno di fermarsi a riflettere oltre l’attimo dell’indignazione social e questi nessuno potrà rimuoverli dai social e soprattutto dalle nostre coscienze.

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1. Rashad Yassin, 27 anni, campo profughi Nuseirat;

2. Abduallah Kaware, Khan Younis;

3. Mohammad Ashour, 13, Khan Younis;

4. Riyadh Kaware, 50, Khan Younis;

5. Mahmoud Judeh, Khan Younis;

6. Bakir Mahmoud Judeh, 22, Khan Younis;

7. Ammar Mohammad Judeh, 22, Khan Younis;

8. Hussein Mohammad Kaware, Khan Younis;

9. Fakhri Saleh Ajjouri, Abraj al-Sheikh Zayed;

10. Ahmad Moussa Habib, 48, al-Shujaiyeh – Gaza City;

11. Ahmad Ahed Habib, 19, al-Shujaiyeh – Gaza City;

12. Mohammed Shaaban, Gaza City:

13. Amjad Shaaban, Gaza City;

14. Khader Shaaban, Gaza City;

15. Siraj Iyad Abdulal, 8, GazaCity;

16. Ra’ed Shalat, 27 anni, Gaza City;

17. Hafik Hamad, 30 anni, Beit Hanuna;

18. Ibrahim Mamedhmed Hamad, 26, Beit Hanuna;

19. Mahdi Mohammed Ahmad Hamad, 46, Beit Hanuna;

20. Fawzia Khalil Hamad, 62, Beit Hanuna;

21. Mehdi Hamad, 16, Beit Hanuna;

22. Suha Hamad, 25, Beit Hanuna;

23. Abdul-Hadi al-Sufi, 24, Rafah;

24. Suleiman Salman Abu al-Sawaween, 30, al-Qarara;

25. Abd al-Nasser Abu Kweik, 60, campo di Nuseirat;

26. Khaled Abu Kweik, 29, campo di Nuseirat;

27. Nayfa Farajallah, 80, al-Mughraqa;

28. Rafiq al-Kafarna, 30, Beit Lahiya;

29. Muhamad Malakah, un anno e mezzo, Zeitun;

30. Amnah Malakah, 27, Zeitun;

31. Sahr Hamdan Al-Misri, 40, Beit Hanun;

32. Ibrahim al-Misri, 14 anni, Beit Hanun;

33. Mohammed Khaled al-Nimra, 22, Zeitun;

34. Hatem Abu Salem, 25, Zeitun;

35. Amir Arif, 13, Zeitun;

36. Nariman Abd al-Ghafur, un anno e mezzo;

37. Sumoud al Manasrah, campo profughi Al Maghazi;

38. Mohammed Khalaf al Manasrah, 4, campo profughi Al Maghazi;

39. Nidal Khalaf al Manasrah, 5, campo profughi Al Maghazi;

40. Salah Awwad al Manasrah, campo profughi Al Maghazi;

41. Amal Youssef Abdel Ghafour;

42. Ranim Jawde Abdel Ghafour;

43. Ibrahim Daoud al-Balawi, 24;

44. Abdul Rahman Jamal Zamili, 22;

45. Ibrahim Ahmed Abdeen, 42;

46. Mustafa Abu Mar, 20;

47. Khaled Abu Mar, 23;

48. Faraj a-Jarba, 30;

49. Marwan Hassan Isleem, 27;

50. Hani Saleh Hamad, 57, Beit Hanoun;

51. Ibrahim Hamad, 20, Beit Hanoun;

52. Samia al Arja, 65, Rafah;

53. Meriam Al Arja, 11, Rafah;

54. Hamdi Hishab, 27, Gaza City;

55. Mohammad Qanan, 26, Khan Younis;

56. Hammad Qanan, Khan Younis;

57. Ibrahim Qanan, 24, Khan Younis;

58. Hamdi Sawali, Khan Younis;

59. Ibrahim Sawali, Khan Younis;

60. Suleiman al Astal, 55, Khan Younis;

61. Ahmad al Astal, Khan Younis;

62. Musa al Asta, Khan Younis;

63. Mohammed Al ‘Aqad, 24, Khan Younis;

64. Asmaa al Haj, Khan Younis;

65. Tareq al Haj, Khan Younis;

66. Najlaa al Haj, Khan Younis;

67. Amna al Haj, Khan Younis;

68. Sa’ad al Haj, Khan Younis;

69. Omar al Haj, Khan Younis;

70. Basma al Haj, 57, Khan Younis;

71. Baha Abu al Lail, 35;

72. Ra’id Al-Zaura’, 33;

73. Mahmoud al Haj

74. Salem Qandeel, 27;

75. Amer al Fayiumi, 30;

76. Ramadan Abu Gazal, 5, Beit Lahyia;

77. Ismail Abu Jami, 19, Khan Younis;

78. Mohammad Ehsan Farawneh, 18;

79. Mohammed Wulud;

80. Hazem Ba’lusha;

81. Ala’a ‘Abd al-Nabi;

82. Mohammed Kamal al Kahlot, Jabalya;

83. Ahmad Hamda, 22 anni, nord di Gaza;

84. Sami Shaldan, 25 anni, colpito da un raid aereo menter guidava la moto;

85. Yasmin Mohammad al Matouq, 4 anni;

86. Hasananu Jame’, 75 anni;

87. Noor al Sultan;

88. ‘Abed al Rahman Khattab, 8 anni;