La giunta militare che controlla il Niger ha chiuso lo spazio aereo a suo avviso per evitare di andare incontro a misure militari da parte di un paese vicino. Qualsiasi tentativo di intervenire contro il Niger incontrerà una “risposta energica e immediata“, afferma la giunta guidata dal generale Tchiani.
L’ECOWAS, organizzazione comprendente 15 paesi della regione, aveva dato un ultimatum di sette giorni a partire dal 30 luglio minacciando un intervento militare contro il Niger incontrando l’approvazione di paesi come Francia e Stati Uniti che dell’organizzazione sono garanti. L’ultimatum è scaduto alla mezzanotte di domenica. Lo scopo dell’organizzazione è quello di far tornare al potere il presidente deposto Mohamed Bazoum, in questo momento tenuto sotto osservazione dalla nuova giunta.
“Di fronte alla minaccia di intervento, che sta diventando più chiara attraverso la preparazione dei paesi vicini, lo spazio aereo del Niger è chiuso da questo giorno di domenico per tutti gli aerei fino a nuovo avviso”, ha affermato la giunta in una dichiarazione rilasciata poco prima della scadenza passato.
Il rischio di un intervento militare in una fascia territoriale fortemente compromessa dalla presenza di guerriglieri jihadisti potrebbe provocare una situazione incontrollabile. Paesi come la Nigeria, il più armato della zona e pronto a intervenire militarmente assieme ad altri vicini (Benin, Senegal e Costa d’Avorio), si stanno facendo promotori dell’attacco, ma nella giornata di sabato ha incontrato la disapprovazione del Senato per un intervento militare contro la neo giunta nigerina. Bola Tinubi, presidente nigeriano, ha incassato un secco ‘no’ dei senatori che invece insistono per la via diplomatica.
Intanto il Niger ha rafforzato la propria presenza militare al confine con gli altri paesi dell’ECOWAS. Nello stesso comunicato nel quale ha annunciato la chiusura dello spazio aereo ha riferito di voler stanziare un pre-schieramento a ridosso del confine con Benin e Nigeria i quali minacciano interventi diretti. Poche ore dopo ha incontrato l’approvazione di Mali e Burkina Faso, due paesi che sostengono il golpe sin dal 26 luglio: entrambi hanno inviato dei propri delegati a Niamey in segno di “solidarietà” al Paese.