Iran, Reyhaneh: esecuzione sospesa, processo da rifare

Iran

La mobilitazione internazionale e delle organizzazioni per i diritti umani è riuscita a fermare la mano del boia che questa mattina all’alba avrebbe impiccato Reyhaneh Jabbari, 26 anni, una giovane iraniana accusata di aver ucciso, nel 2007, un ex funzionario del ministero dell’Intelligence, Morteza Abdolali Sarbandi, che stava abusando di lei. La condanna è arrivata nel 2009. Reyhaneh, tra l’altro, ha ammesso di aver inferto sì una coltellata al molestatore, ma ha dichiarato che ad infliggergli il colpo mortale è stato un altro uomo presente sulla scena.

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Per due mesi la ragazza è stata tenuta in isolamento in carcere senza poter vedere nè suo avvocato e nè sua famiglia e ha anche denunciato di essere stata torturata.

Dato che le sue responsabilità nell’omicidio non sono state chiarite e che comunque Reyhaneh avrebbe solamente reagito ad un’aggressione sessuale, Amnesty International ha chiesto alle autorità giudiziarie iraniane di annullare la condanna contro di lei e di rifare il processo. La richiesta è stata accolta. Rayhaneh ha anche firmato una “richiesta di perdono” alla famiglia dell’ucciso, ha fatto sapere quest’ultima a Adnkronos International, ma ciò non significa che la ventiseienne “abbia accettato di negare di aver subito un tentativo di stupro”, come la famiglia di Sarbandi vorrebbe.

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Molti sono stati gli appelli per salvare la giovane, a cominciare da quello di sua madre, ma anche quelli di semplici cittadini da tutto il mondo, Italia inclusa, che hanno permesso di arrivare a questo risultato. Sperando naturalmente che anche il nuovo processo abbia un risultato positivo.