
La linea che sembra prevalere dalle parti di Tel Aviv sembrerebbe essere quella della risposta militare diretta contro l’Iran, di cui pero al momento non esistono certezze in termini di tempistiche. Il gabinetto di guerra fissato per lunedì ha discusso del tema principe in queste ore, ovvero la probabile risposta militare contro Teheran a seguito dell’attacco di sabato. Una risposta pronta dovrebbe arrivare dall’esercito israeliano e il rischio di un allargamento del conflitto in Medio Oriente per mano della possibile rappresaglia di Tel Aviv rischia di isolare sempre più lo stesso Stato ebraico, immerso in una crisi profonda anche a livello interno e che forse solo lo spauracchio iraniano ha contenuto. Al momento prevale la linea dei partiti di destra più oltranzisti, ma sta a Netanyahu decidere con il rischio palese di finire isolato dal resto dell’Occidente (lo stesso Biden ha ribadito che non sosterrà Israele in caso di scontro aperto).
Herz Halevi, capo di stato maggiore delle Idf, ha detto lunedì dalla base di Nevatim che l’attacco dell’Iran a Israele sarà “accolto con una risposta”. Di questa risposta non si hanno resoconti in queste ore, anche se a detta del premier Netanyahu, intervenuto in un incontro con le reclute dell’esercito, dovrebbe essere “non di pancia” ma ragionata. “(L’Iran) Deve aspettare nervosamente senza sapere come e quando”, ha detto.
Secondo funzionari israeliani ascoltati dalla Cnn, nel gabinetto i membri hanno discusso dei tempi e della possibile portata della risposta, giudicandola come rapida per via della situazione. A loro volta le dichiarazioni dei vertici politici militari e israeliani infiammano l’Iran, che ha specificato di aver concluso la sua rappresaglia in nome del diritto del diritto internazionale, in modo particolare tenendo fede all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite. “Dichiariamo categoricamente che la più piccola azione contro gli interessi iraniani sarà certamente accolta con una risposta severa, diffusa e dolorosa contro qualsiasi autore“, ha detto il presidente iraniano Ebrahim Raisi durante un incontro con l’emiro del Qatar Sheikh Tamim bin Hamad Al Thani.
Intanto sulla Striscia di Gaza non si fermano gli attacchi israeliani. Nel quadro del sempre più difficile cessate il fuoco, con Hamas che chiede come condito sine qua non il ritiro completo di Israele, punto su cui non intende collaborare, arrivano altri attacchi mirati. Ieri è stato colpito il campo profughi di Nuseirat: una moschea e un palazzo residenziale sono stati distrutti. Tre i morti mentre si contano decine di feriti, come riporta l’agenzia di stampa palestinese Wafa.