La Cina rischia l’implosione

La Cina fa i conti con i gravi problemi dell'immensa regione interna, vittima della cattiva gestione e del debito.

Non è tutto oro quello che luccica e la Cina rischia l’implosione.

Lo spiega Federico Giuliani su Inside Over, allegato del Giornale che si occupa dell’evoluzione politica ed economica a livello globale.

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La Cina rischia l’implosione. Esistono due Cine contrapposte

Giuliani ricorda che il rischio d’implosione della Cina ha un’origine antica. In pratica esistono due Cine in contrasto tra loro.

La prima è quella che conosciamo: megalopoli, grattacieli, alta tecnologia e crescita economica gigantesca.

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Questo sviluppo dell’ultimo ventennio ha favorito la nascita di un ceto medio di almeno trecento milioni di persone.

La Cina insegue il sogno americano, punta al benessere economico cercando di mantenere l’equilibrio tra l’autoritarismo del partito unico comunista e la diffusione crescente del libero mercato.

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Ma la Cina non è solo il dragone che espande la sua sfera d’influenza, acquista una grande quantità di titoli pubblici stranieri e si ritaglia uno spazio crescente a livello politico e militare.

La Cina rischia l’implosione. Il deep state cinese è ben diverso dalle grandi città

Bisogna infatti considerare l’altra Cina, che coinvolge circa 800 milioni di cittadini, ancora tagliati fuori dallo sviluppo urbano della fasce costiere.

In molte zone interne l’economia si basa ancora sull’agricoltura di sussistenza con strumenti di lavoro antichi perché manca del tutto la meccanizzazione agricola.

Nel cuore dell’immenso territorio cinese, si trovano parecchie aree dove l’arrivo dell’acqua corrente e dell’elettricità sono conquiste recentissime o ancora da raggiungere.

A poche centinaia di chilometri da una moderna città ci sono milioni di cinesi, legati alla cultura tradizionale, che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena.

La Cina rischia l’implosione. Debiti e sprechi sono una bomba a orologeria

La guerra dei dazi con gli Stati Uniti ha rallentato ma non fermato la crescita economica e finanziaria cinese.

Ma le periferie e intere province interne sono massacrate dalla cattiva gestione di governi locali che hanno accumulato una montagna di debiti.

Pechino fatica a contenere i danni della finanza allegra che ha provocato disastri in serie:

  • Corruzione
  • Pessima organizzazione statale
  • Gran parte del territorio è ancora coperto da brughiera ed è poco coltivabile
  • Crescita limitata alle città sulla costa orientale e meridionale
  • Banche statali che tagliano i finanziamenti ai governi locali per eccesso di debito
  • Interruzione di molte opere pubbliche
  • crescita dei disoccupati, malcontento e ribellioni
  • Province interne trasformate in un freno allo sviluppo.

L’effetto del calo dei finanziamenti centrali alle periferie

Giuliani si concentra sulla provincia del Guizhou che è un esempio perfetto di come il meccanismo economico cinese si stia inceppando.

Guizhou è un’area montuosa, poco accessibile ed è una delle zone più povere della Cina.

Il governo locale punta sugli investimenti nelle infrastrutture che, in 5 anni, sono aumentati del 20%.

Ferrovia ad  alta velocità, una rete autostradale su modello francese e una serie di ponti e viadotti potrebbero cambiare in meglio la regione proiettandola nel terzo millennio in pochi anni.

Ma c’è un grosso problema: nell’ultimo anno Pechino ha tagliato i finanziamenti a livello nazionale con l’aggravarsi dei problemi di gestione, riducendo la crescita media dal 17 al 2,8%.

La mannaia cade sugli investimenti con gravi conseguenze

Il governo centrale sente che la situazione sta sfuggendo di mano. Le province più povere hanno accumulato un debito pubblico spaventoso.

La sola provincia di Guizhou ha raggiunto un debito del 170% rispetto al prodotto interno lordo.

Per correre ai ripari, Pechino taglia gli investimenti e cerca di raddrizzare la situazione costringendo i governi locali a farla finita con la gestione allegra del passato.

Il governo riduce i finanziamenti a pioggia che hanno sempre permesso alle periferie di vivere all’ombra delle banche statali per poi dissestare i conti a piacimento.

Il problema è che la riduzione dei finanziamenti pubblici in infrastrutture provoca anche la contrazione del Pil nazionale cinese, quindi è un’arma a doppio taglio.

Gli avversari della Cina

La Cina si trova di fronte avversari che non può ignorare.

Gli Stati Uniti sono il diretto concorrente che cerca di arginare l’espansione del Dragone con il bastone dei dazi e la carota di nuovi negoziati.

Il secondo, e forse ancora più pericoloso, il governo cinese se lo ritrova direttamente in casa ed è ormai incancrenito.

Pechino teme di non riuscire a tenere sotto controllo i problemi interni sempre più gravi in un territorio immenso, mal gestito e pieno di contraddizioni.

Il problema di Hong Kong aggrava una situazione già molto difficile

Centinaia di milioni di cinesi vivono praticamente in povertà, il governo taglia gli investimenti sui loro territori e la popolazione invecchia senza avere particolari protezioni sociali.

Se si aggiungono gli scontri crescenti a Hong Kong, le autorità cinesi sono combattute tra l’uso della forza e la prudenza per evitare di inasprire lo scontro con gli Stati Uniti in piena guerra dei dazi.

Questa volta, un ceto medio all’avanguardia e grande aggressività economica potrebbero non bastare alla Cina per raggiungere la supremazia in Asia e condizionare ancora di più lo scenario mondiale.


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