La Turchia autorizza i matrimoni con bambine di 9 anni

Con questa decisione, Erdogan è tornato a marcare una netta differenza tra la civiltà Occidentale e quella Islamica

Gli Imam della Turchia danno il via libera ai matrimoni con bambine di soli 9 anni. Finito il periodo di quanto questo Paese fosse simile, per valori e costumi, a quelli dell’Europa e si giustificasse una sua appartenenza all’Unione, con questa decisione si è tornati a marcare una netta differenza tra le due civiltà.

Ciò che per noi è uno dei reati più abbietti, l’unione carnale con una bimba, per Ankara è una pratica già molto diffusa, che non ha ragione d’essere cambiata ma confermata. Sul sito della Diyanet, l’Autorità Pubblica per gli Affari Religiosi, si leggono le regole islamiche dedicate al matrimonio tra un adulto e una adolescente. Questa congiunzione spirituale e carnale non è vietata, ma anzi ammessa senza alcuna difficoltà. Quelli che noi consideriamo i valori universali e fondanti della nostra civiltà, affondano le radici nel cristianesimo. Per noi, avere rapporti sessuali con una bimba di 9 anni, si chiama pedofilia ed è un atto condannato penalmente; per i musulmani è scritto nel Corano, versetti 65:4, nei quali si affronta il tema del “matrimonio con femmine in età pre-mestruale”. E’ citato Maometto, il profeta, come modello di vita. Maometto, infatti, sposò la figlia del fratello, cioè la nipote Aisha, quando questa aveva solo sei anni, concedendole la gentilezza di aspettare a consumare il matrimonio quando lei, di anni, ne avrebbe compiuti nove.

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Questa affermazione di diversità profonda tra la cultura occidentale e quella islamica, è una caratteristica della Turchia di Erdogan. Il “sultano” del nuovo “Impero Ottomano” in nuce, controlla la Diyanet e ha posto uno dei suoi al comando e cioè Alì Erbas, considerato molto più dogmatico dei predecessori e conservatore degli antichi costumi. Le stime ufficiali dicono che circa un 15 per cento dei matrimoni in Turchia avvengono con spose che hanno meno di 18 anni (le ONG stimano però che la percentuale sia del 33 per cento), nonostante che l’attuale legge turca vieti ancora il matrimonio con donne che abbiano meno di 17 anni. Queste “spose bambine” sono sovente vittime di una sorta di tratta, vendute dalle loro famiglie. Sintomatico è il caso di molti rifugiati siriani e irakeni che offrono le figlie ai turchi per garantirsi, attraverso il matrimonio, un miglior trattamento e una migliore condizione di vita.

Anche l’Europa ha utilizzato questa compra/vendita di favori nella quale la donna era ridotta a merce di scambio. Ma, fortunatamente, ora non esiste più e suscita solo rifiuto e condanna.

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Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegnahttp://www.massimocarpegna.com
Docente di Formazione Corale, Composizione Corale e di Musica e Cinema presso il Conservatorio Vecchi Tonelli di Modena e Carpi. Scrittore, collabora con numerose testate con editoriali di cultura, società e politica.