Lamorgese: “Regolarizzazione dei lavoratori in nero”. Cosa c’è dietro?

La Lamorgese dichiara: «Nel Governo sembra esserci una condivisione di fondo»

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Al di là del ritenersi «Soddisfatta dal rispetto delle regole anti-contagio da parte degli italiani», la titolare del Viminale Luciana Lamorgese, ha anche parlato dei lavoratori in nero in Italia. Questa è una questione molto delicata che va avanti da anni e che l’emergenza Coronavirus, com’era da aspettarselo, ha tirato fuori.

Una questione che «riguarda tanti italiani, ma anche molti stranieri», così come sottolineato dalla ministra dell’Interno a Radio Anch’io. «C’è la necessità di far emergere questi lavoratori non solo per garantire i diritti delle persone, ma anche per esigenze di sicurezza sanitaria che in questo momento sono necessarie. Stiamo lavorando e spero che nelle prossime ore si riesca ad arrivare ad un testo definito».
«E su questo punto nel Governo sembra esserci una condivisione di fondo», aggiunge la Lamorgese.

Ma cosa c’è realmente dietro questa regolarizzazione?

Secondo i dati riportati dalla Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità), in Italia gli irregolari, sarebbero circa 562.000. Ma questi numeri già sono in crescita ed entro la fine del 2020 si stima si raggiunga la soglia dei 600.000.

Tra questi, sono presenti in Italia irregolari impegnati in lavori domestici, quali baby sitter, colf e badanti, ai quali bisogna aggiungere quelli che lavorano nella ristorazione e nell’agricoltura, oppure quelli impiegati nelle imprese. Per quanto riguarda l’introito immediato, semplicemente stipulando i contratti, ai potenziali contributi versati dalle famiglie datrici di lavoro domestico, bisogna aggiungere quelli versati dalle imprese. Ma la parte più importante dei guadagni per l’erario arriverebbe dai migranti che, sotto contratto, diverrebbero contribuenti attivi a lungo termine.

In pratica, questa ipotetica maxisanatoria coinvolgerebbe quasi mezzo milione di persone, persone che porterebbero allo Stato un gettito fiscale di circa 1.2 miliardi di euro.
C’estàdire: un bel po’ di introiti nelle casse dello Stato.

Simona Esposito
Sono Simona Esposito, una giovane giornalista, dall’indole creativa e professionale. Appassionata riguardo tutto ciò che concerne l’innovazione, la comunicazione e la tecnologia, con l’attitudine all'approfondimento, all'analisi e all’indagine. Il mio motto è: “Il successo non è la chiave della felicità. La felicità è la chiave del successo. Se ami quello che stai facendo, avrai successo”.