Multinazionale Pfizer, tra corsa al vaccino e inchieste giudiziarie

Il colosso farmaceutico Pfizer vanta 171 anni di storia in chiaroscuro tra successi, cause legali e risarcimenti

La multinazionale Pfizer è un colosso del settore farmaceutico nota anche per le innumerevoli cause legali e polemiche sui media, riguardo la condotta aziendale non sempre trasparente, che l’hanno costretta ad accettare numerosi accordi di risarcimento per miliardi di dollari.

Pfizer, il colosso farmaceutico quotato in borsa dal 2004

Pfizer è la più grande società a livello mondiale nei settori della ricerca, produzione commercializzazione dei farmaci e la sua colossale attività si misura plasticamente a partire dalla sede centrale nella 42ima strada di New York, nel cuore di Manhattan, che occupa un intero isolato.

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La sua storia risale al 1849, quando i cugini di origine tedesca Charles Pfizer e Charles Erhardt hanno iniziato a commercializzare prodotti chimici come l’antiparassitario “Santonina” per poi passare alla produzione di acido citrico (contenuto nella Coca Cola e Pepsi) che ha catapultato l’azienda sulla via del successo.

Le competenze a livello chimico e nella fermentazione dei prodotti, hanno ulteriormente spianato la strada alla produzione su larga scala di farmaci come la penicillina, la madre degli antibiotici. Basta ricordare che la maggior parte delle dosi di questo farmaco, usato dalle truppe alleate per curare i feriti durante lo sbarco in Normandia, era di produzione Pfizer. L’azienda è oggi un colosso internazionale quotato in borsa dal 2004.

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L’attività della Pfizer

La multinazionale Pfizer, nota in questo periodo per la corsa al vaccino, oltre che per le inchieste giudiziarie già affrontate, opera ad ampio raggio nel campo della farmacologia umana, grazie al quale realizza quasi 92% del fatturato, mentre solo 5,4% degli investimenti riguardano il settore veterinario. I farmaci Pfizer si concentrano su un’ampia serie di patologie: cardiologiche, del sistema nervoso centrale, infettive, respiratorie, urologiche o oculistiche, mentre il 3,3% dei ricavi deriva dai farmaci oncologici.

Basta ricordare che Pfizer sviluppa moltissimi preparati tra i quali l’alprazolam, noto ansiolitico contenuto nel farmaco Xanax, l’amlodipina (Norvasc) per curare l’ipertensione, numerosi antibiotici, antidolorifici come il Naloxone e anche il Sildenafil, meglio conosciuto come Viagra.

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La Pfizer sulla rampa di lancio per il vaccino Covid-19

Il 9 novembre scorso, Pfizer ha annunciato di avere completato la fase 3 di sperimentazione del vaccino contro il Covid-19, con la prospettiva di produrre milioni di dosi entro l’anno facendo fare un balzo del 16% del titolo in Borsa, come prima azienda ad aver raggiunto il traguardo. La multinazionale Pfizer, pur assorbita da ricerca su nuovi farmaci, corsa al vaccino, inchieste giudiziarie e class action, è sicura di accreditarsi come azienda leader nell’immunizzazione da Sars-Cov-2, grazie a oltre quarantamila volontari di ogni età già testati, una risposta efficace al 95% ed effetti collaterali al momento limitati.

Le caratteristiche del vaccino Pfizer

Pfizer ha sintetizzato il vaccino a una velocità senza precedenti, in collaborazione con l’azienda farmaceutica tedesca BioNTech, basandosi su una scorciatoia di tipo genico, che lo differenzia da quelli tradizionali. In praticasi inietta nelle cellule del paziente direttamente l’RNA messaggero che, per conto della principale proteina del Covid, codifica una “chiave falsa” usata dal virus come un passepartout per entrare nelle cellule.

Una volta che i ribosomi, cioè i complessi macromolecolari addetti alla sintesi proteica, cadono in questo tranello, fanno il gioco del Covid e sintetizzano la proteina del virus che può entrare in circolo, ma il nostro sistema immunitario se ne accorge ed entra in azione per aggredirla immediatamente.

Il metodo Pfizer-BioNTech alimenta la discussione nella comunità scientifica, che attende i documenti ufficiali degli organismi internazionali di controllo sui farmaci, per valutare con i rispettivi governi tutti i dati su effetti collaterali, problemi logistici nel conservare e distribuire il vaccino, con i relativi costi, prima che la somministrazione su larga scala entri nel vivo.

Le vicende giudiziarie della Pfizer

Il colosso Pfizer, oltre ad aver messo in campo farmaci importanti per patologie complesse, è passato varie volte sotto le forche caudine della giustizia, collezionando 47 condanne e un esborso di indennizzi per oltre 4 miliardi di dollari, cifra tutto sommato sopportabile per una multinazionale che vanta una capitalizzazione da 220 miliardi di dollari, 52 di fatturato, 16 di profitti e 110mila dipendenti in tutto il mondo.

In particolare, tra 1999 e 2006, la società ha affrontato sei vertenze giudiziarie e condanne di pagamento pari a 2 miliardi e 890 milioni di dollari, di cui 715 direttamente al governo federale degli Stati Uniti per gli usi off-label di farmaci, cioè non approvati ufficialmente.

I farmaci off-label

La giornalista scientifica Melanie Newman ha scritto un articolo nel 2010, riportato anche dal “British Medical Journal”, in cui ricorda che la multa più salata, inflitta dal dipartimento di giustizia americano ad un’azienda farmaceutica, riguarda proprio la Pfizer nel 2009 per un valore di 2,3 miliardi di dollari con riferimento ai farmaci valdecoxib (antinfiammatorio), ziprasidone (antipsicotico), linezolid (antibiotico per uso ospedaliero) e pregabalin (antiepilettico), non solo per uso non approvato, ma anche per concussione a medici allo scopo di aumentarne le vendite.

Il New York Times, che ha riportato la notizia, ha tuttavia precisato che 2,3 miliardi di multa corrispondono a meno del ricavato di tre settimane di vendita per la Pfizer che, in ogni caso, aveva fatturato ben 180 miliardi di dollari dai farmaci oggetto dell’indagine. Di conseguenza, le multe non sono un deterrente molto efficace in caso di illecito, perché la Pfizer e tutte le aziende big pharma possono gestirle come un costo da business, riassorbito peraltro dai progressivi aumenti dei farmaci che ricadono sui consumatori.

Il caso Quigley Company

La Pfizer aveva acquisito nel 1968 la Quigley, produttrice di prodotti isolanti contenenti amianto fino ai primi anni settanta. Le vittime hanno negoziato un accordo di transazione con Pfizer per il pagamento di 430 milioni di dollari all’80 % dei querelanti esistenti, oltre a un trust di ulteriori 535 milioni per compensare i futuri ricorrenti, quindi l’accordo di compensazione vale in totale 965 milioni.

Le valvole cardiache Bjork-Shiley

Nel 1979, la Pfizer ha acquistato la Shiley Inc. che produceva la valvola Bjork-Shiley, utilizzata per sostituire in cardiochirurgia la valvola aortica o mitrale, ma uno di questi modelli era difettoso e poi ritirato nel 1986 dopo aver provocato la morte di circa 500 persone. Il governo americano, attraverso un pronunciamento, ha condannato Pfizer a un risarcimento di 200 milioni di dollari.

Il contenzioso di Kano

Nel dicembre 2000, un inchiesta del Washington Post ha scoperchiato una delle vicende più dolorose per la Pfizer, noto come “Contenzioso di Kano”, città nel nord della Nigeria, dove i medici avevano sperimentato nel 1996 l’antibiotico Trovan per arginare una grave epidemia di meningite, senza una campagna informativa adeguata sui rischi collaterali.

Su 200 bambini trattati con il Trovan della Pfizer 11 erano morti, altri erano rimasti sordi, ciechi o con danni cerebrali permanenti. Dopo 13 anni di battaglie, condotte dall’avvocato nigeriano Etigwe Uwo e un legale del Connecticut, Richard P. Altschuler, in una causa collettiva senza precedenti, la multinazionale ha accettato nel 2009 di versare 75 milioni di dollari come risarcimento alle autorità locali e altri 30 per ristrutturare l’ospedale per le malattie infettive di Kano.

McClain contro Pfizer

Nell’aprile 2010 una giuria federale del Connecticut ha dato ragione ad una biologa molecolare di Pfizer, Becky McClain, che aveva subito il licenziamento, dopo aver denunciato rischi per la sicurezza sul lavoro nel laboratorio di ingegneria genetica di Groton, a causa di dispositivi di sicurezza difettosi. L’azienda ha risarcito l’ex dipendente con 1,4 milioni di dollari, perché era stata infettata da un virus.

Risarcimenti per pratiche pubblicitarie scorrette

Le big pharma incappano anche nel problema dell’informazione poco trasparente e Pfizer ha concordato nel 2018 con il procuratore generale di New York un risarcimento di 700mila dollari per non aver informato adeguatamente i cittadini sul prezzo di alcuni farmaci dopo varie denunce dei consumatori.

Complessivamente, i colossi big pharma hanno patteggiato con le autorità un importo di 38 miliardi di dollari per rimediare a pratiche scorrette tra 1991 e 2017. A guidare la classifica è GlaxoSmithKline con quasi 8 miliardi, seguita proprio da Pfizer con oltre 4 miliardi e 700 milioni per regolarizzare 34 diverse vertenze.

Le disavventure legali di Pfizer in Italia

La multinazionale Pfizer ha interessi e sedi anche in Italia ma, proprio l’anno scorso, sono scattate condanne in primo grado per bancarotta fraudolenta con rito abbreviato di alcuni ex membri dei consigli di amministrazione di Pfizer Italia e Astrazeneca-Simesa,  in relazione al crac di Marvecpharma, società farmaceutica costituita a Milano a fine anni 90, attraverso cessioni di ramo d’azienda.

In pratica, questa società da 30 dipendenti aveva anche assorbito 1.200 informatori scientifici del farmaco, nonostante soffrisse gravi perdite di bilancio. In breve, era andata in crisi e aveva smesso di pagare gli stipendi, essendo di fatto una bad company con l’onere di licenziare il personale ceduto dalla altre aziende farmaceutiche per tutelare, secondo l’accusa, utili, dividendi e profitti a scapito dei diritti dei lavoratori scaricati nella fallimentare Marvecpharma.