Niger: ECOWAS mobilita le truppe, ma i golpisti rimangono sulle loro posizioni

Summit di Abuja non esclude intervento militare: mobilitate le truppe. Gli Stati Uniti sostengono l'ECOWAS ma insistono per la via diplomatica

Alla conclusione della riunione di emergenza dell’ECOWAS ad Abuja, capitale della Nigeria, non arrivano notizie positive. L’intervento militare in Niger, per destituire la giunta e rimettere al potere il presidente deposto Mohamed Bazoum, non è più un’opzione impraticabile. Al termine della riunione di giovedì il presidente nigeriano e referente dell’ECOWAS Bola Tinubu ha dichiarato che nessuna opzione è stata tolta dal tavolo, compresa quella più remota dell’uso della forza militare.

L’organizzazione economica dell’Africa Occidentale – in origine comprendente 15 paesi ma oggi ridimensionata – ha ordinato infatti la mobilitazione delle truppe dimostrando di voler far pressione sui golpisti che però non arretrano.

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Il presidente della Costa D’Avorio – il cui esercito disporrà un battaglione da 850/100 uomini insieme a Nigeria e Benin – Alassane Ouattara ha dichiarato che i leader dell’africa Occidentale hanno approvato il dispiegamento di una “forza di riserva per ripristinare l’ordine costituzionale” per un intervento che avrà luogo il prima possibile“:

Il blocco regionale non ha fornito dettagli ulteriori né quante truppe avrebbe intenzione di schierare ai confini con il Niger, riferisce il portale Africanews, i segnali di una forte discordanza all’interno dell’organizzazione sono ancora evidenti, la porta per una risoluzione ma la mobilitazione delle truppe imposta ad Abuja propende per un imminente attacco contro Niamey. A maggior ragione ora che la giunta guidata dal generale Tchiani avrebbe minacciato di usare la forza contro Bazoum, riferisce Associated Press citando due funzionari venuti a conoscenza dei dettagli dell’incontro tra la vicesegretaria di stato Victoria Nuland e un membro della giunta.

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UE e USA chiedono rilascio di Bazoum

Venerdì l’UE tramite il proprio rappresentante della politica estera Josep Borrel ha dato risalto alle condizioni critiche del presidente deposto Mohamed Bazoum e ne ha chiesto il suo rilascio immediato. Su questa linea si inserisce anche il segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken il quale ha dichiarato che “riterranno la giunta di Niamey responsabile della sicurezza del presidente democraticamente eletto e della sua famiglia“.

Sebbene finora gli Stati Uniti non abbiano voluto spingere per un intervento militare, sostengono le iniziative dell’ECOWAS di cui sono garanti della regione. Washington, almeno in questa fase, spinge sulla diplomazia ricordando ai Paesi alleati del Sahel che l’uso della forza è solo l’ultima delle opzioni possibili.

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