Nigeria e Yemen, rapite due donne occidentali

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La missionaria americana Phyllis Sortor (foto) lavorava nella scuola Hope Academy a Emiworo, nello stato nord nigeriano di Kogi ed stata sequestrata lunedì da cinque uomini armati che hanno attaccato l’istituto. Il capo della polizia locale ha fatto sapere che i rapitori vogliono un riscatto di 60 milioni di Naira, circa 301mila dollari. Non si sa ancora di chi si tratti, ma la zona in cui è stata portata via la missionaria è lontana da dove spadroneggia il gruppo terroristico Boko Haram. Tuttavia è possibile che la donna venga ceduta a criminali comuni o appunto a gruppi terroristici.

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Per salvarla si sono subito attivate l’ambasciata americana sul posto, il dipartimento di Stato e l’Fbi.

Anche la Francia è in ansia per una sua cittadina: Isabelle Prime, 30 anni, del dipartimento di Maine et Loire, sequestrata martedì mattina a Sana’a assieme alla sua interprete. Ad annunciarlo per prima è stata la tv al Arabiya, poi i servizi segreti locali hanno comunicato la notizia alla Reuters ed infine è arrivata la conferma dal Ministero degli Esteri francese, che ha emesso un comunicato. La famiglia della giovane è stata avvisata e l’Unità di crisi è già al lavoro, attraverso l’ambasciata del Marocco che cura gli interessi francesi nella capitale yemenita, per trovare un canale di mediazione con i rapitori.

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Isabelle lavorava dal novembre 2013 per un’organizzazione internazionale, una società di consulenza del Social Welfare Fund, che si occupa di progetti di sostegno sociale finanziati dalla Banca Mondiale: lo ha reso noto il presidente francese Francois Hollande durante una conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Questa per lei non era la prima esperienza in Medio Oriente.

Contrariamente a quanto si pensava, la giovane donna, che viveva vicino all’ambasciata del suo paese (chiusa dal 13 febbraio per motivi di sicurezza), non aveva né una scorta né un autista, che si era detto fosse stato rapito insieme a lei. Invece è stata prelevata con la sua interprete mentre si trovavano su un taxi nei pressi di un posto di blocco controllato da miliziani e non godeva di alcun tipo di protezione. Il taxi era il mezzo con cui si spostava abitualmente.

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Intanto la situazione in Yemen è ancora incandescente: il paese è sull’orlo della guerra civile.