Si all’impianto di embrioni in una cinquantenne: “Sono spinta dalla speranza”

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Il tribunale di bologna a dato l’approvazione all’impianto degli embrioni di un uomo, congelati da vent’anni. La moglie cinquantenne vedova ormai da quattro anni, aveva prova aveva tentato di avere una gravidanza con gli embrioni del marito defunto ma in primo grado il ricorso non era stato accorso, quando è arrivato al Tribunale bolognese è stato imposto al policlinico Sant’Orsola si impiantare gli embrioni prodotti nel 1996. Gli embrioni infatti sono stati per vent’anni e la donna ha tutto il diritto di un gravidanza, secondo la legge 40/2004 “in caso di embrioni crioconservati, ma non abbandonati, la donna ha sempre il diritto di ottenere il trasferimento.”

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La storia della coppia

La donna si era recata nel ’96 insieme al marito al centro di fecondazione assistita dell’ospedale, l’impianto non riuscì ma, otto embrioni, con il consenso della coppia, rimasero congelati. In seguito alla morte del marito, lei si era rivolta al centro di procreazione chiedendo l’impianto che però gliel’ha negato per un’interpretazione della legge 40 secondo cui entrambi avrebbero dovuto essere in vita. Nel 2013 c’è stato il rigetto del tribunale poi il reclamo accolto nel 2014. La dichiarazione del 2010 costituisce una manifestazione di volontà idonea, infatti i coniugi si sono recati ogni anno presso la clinica a fornire il loro consenso a voler mantenere gli embrioni, pertanto non sono embrioni “in stato di abbandono”, inoltre il giudici sostengono la necessità di intervenire al più presto vista l’età della donna.

I pensieri della protagonista e le critiche

“Ho intrapreso questa azione per continuare un percorso iniziato con il mio amato marito, con gioia ed emozione ho appreso questa notizia”. Sono queste i pensieri della donna espressi dal suo legale Boris Vitiello. A questa gioia però, non sono mancate le critiche per la nascita di un figlio orfano e con una madre che non è sicuramente giovanissima. Le difficoltà sono molte, e come le probabilità che l’impianto fallisca, afferma la donna “vedrò cosa fare”. Lo dichiara all’Ansa mons. Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita. “Dispiace arrivare a queste situazioni: quale è – si chiede – il bene maggiore? Dare una speranza di vita? Quale tutela per il bambino senza padre?”.   Questa situazione ha dato inizio ad un tema dibattuto da anni