Smalto antistupro: il marketing trasforma un’idea mediocre in una genialità

smalto antistupro

Guardinghe in ogni dove si aggirano con fare circospetto guardando continuamente l’interlocutore, sembra questa la descrizione delle donne dei tempi moderni e poi arrivano notizie liete, o meno liete. Di cosa si tratta? Stavolta è lo smalto antistupro.

Partiamo dagli inizi, negli anni addietro si è molto sentito parlare della droga dello stupro, ovvero una sostanza che messa in bevande liquide o nel cibo è in grado di provocare un forte intorpidimento e quindi facilita lo stupro. Per fare due conti, nel 2012 a Milano ne sono state sequestrate ben 57.000 dosi, è inodore ed insapore quindi la vittima prescelta non riesce ad accorgersi del pericolo, viene usata soprattutto nei locali e la vittima dopo averla assunta difficilmente ricorda ciò che succede nelle ore successive, un ottimo metodo perché il reato resti impunito. La più conosciuta è la GHB, ma è usata anche la Ketamina e il Rohypnol , agiscono, udite bene, anche in soli 5 minuti.

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Dalla droga dello stupro allo smalto antistupro

Torna oggi alla ribalta il problema della droga antistupro perché 4 studenti della North Caroline State University hanno inventato lo smalto antistupro chiamato Undercover colors, si tratta di un prodotto che cambia colore nel caso in cui la donna abbia assunto la droga dello stupro. In realtà non è così semplice perché la donna dovrebbe immergere un dito nel bicchiere, gesto normalissimo… Dico “dovrebbe” perché mentre Repubblica.it afferma che occorre bere per ottenere il cambio di colore, ciò vuol dire che quando il cambio si verifica è già troppo tardi, altri siti dicono che occorre immergere il dito nel bicchiere per testarne il contenuto, nessuno però dice in quanti minuti vi è il cambio di colore.
Lo smalto antistupro è stato presentato con clamore e molti ne chiedono l’immediata commercializzazione, i ragazzi hanno iniziato una raccolta fondi per metterlo in produzione, quindi ancora non è disponibile, in realtà gli stessi ragazzi affermano che si tratta solo del primo passo e che ancora sono nella fase di studio. La pagina facebook dedicata al progetto ha già ricevuto molti like e proprio da quella pagina è possibile reperire il link per le donazioni, come dire “Contribuite tutte a produrre lo smalto antistupro e ad arricchire i giovani scopritori”.

Marketing nell’evoluzione di internet e lo smalto antistupro

Mi meraviglia il clamore di oggi per questa idea che potrebbe essere utile di sicuro, ma che dimostra come in realtà ogni prodotto che ci viene offerto non è valutato in base alla sua utilità, praticità, innovatività, ma in base alla pubblicità che ne viene fatta. Giustamente, forse, si chiede l’immediata commercializzazione di questo prodotto poco pratico da usare ed è partita una raccolta fondi per aiutare i 4 giovani geni del North Carolina, ma pochi forse hanno cercato precedenti altrimenti si sarebbero accorti che c’è un oggetto molto più pratico e anche discreto, infatti, era il 2012 quando due ricercatori, Fernando Patolsky (docente di chimica a Tel Aviv) e Michael Ioffe inventarono la cannuccia antistupro. Ha lo stesso funzionamento, ma è più discreta e anche funzionale del mettere il dito nel cocktail offerto. Mi chiedo anche perché serva una raccolta fondi quando sicuramente le case cosmetiche potrebbero fare un’ottima offerta per avere il diritto a produrre questo smalto antistupro economicamente appetibile. Gli studenti hanno detto di aver pensato allo smalto antistupro perché sconvolti dalle vicissitudini delle loro coetanee, mi sembra però alquanto strano che non abbiano fatto almeno una ricerca internet per capire se vi fosse già qualche soluzione a portata di mano.
Basta il clamore mediatico a trasformare un’idea mediocre in una grande idea, basta la scarsa visibilità a trasformare una buona idea in nulla.