In queste ore la situazione in Ucraina torna a infiammarsi e rischia di giungere a un punto di non ritorno. I ribelli separatisti tornano ad attaccare Mariupol, città industriale di 500mila abitanti e affacciata sul Mar d’Azov. Non un obiettivo qualsiasi: si tratta dell’ultima città ancora controllata dall’autorità centrale ucraina nella regione di Donetsk. Dal punto di vista degli offensori, si tratta di un’operazione di ‘pulizia’ per liberare l’autoproclamata ‘Repubblica di Donetsk’ dall’influenza nemica. Le fonti ufficiali ucraine parlano di 120 lanci di missili Grad e Uragan contro obiettivi civili ovvero un mercato, abitazioni varie e addirittura un asilo. I separatisti smentiscono queste notizie e parlano di ”provocazioni” altrui per fini propagandistici. Il loro obiettivo non sarebbe quello di ”cingere d’assedio la città” ma solo di ricacciare i nemici a est. Nel frattempo i morti accertati sono 30 ma si tratta di un dato provvisorio. Peraltro arrivano notizie dell’apertura di nuovi fronti di combattimento da nord e sud rispetto a Mariupol. Il presidente della Repubblica separatista, Zakharcenko, assicura che l’intervento militare dei suoi non avrà fine se non a obiettivo raggiunto e nega la possibilità di un compromesso. A livello diplomatico prosegue l’ormai annoso battibecco tra l’Ucraina (incoraggiata dalla UE) e la Russia, ritenuta la regista occulta di tutti i recenti fatti. Federica Mogherini, in qualità di alto rappresentante della politica estera ucraina, chiede ufficialmente a Putin di intervenire nella questione invitando i leader separatisti a moderare le decisioni. Difficile però attendersi che qualcuno batta un colpo dalle parti di Mosca.
Ucraina ancora in guerra: Mariupol sotto attacco

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