“Bisogna ricostruire l’intero sistema sanitario calabrese” afferma il Consigliere Regionale Carlo Guccione

La Sanità calabrese in un quadro enunciato dal Consigliere Regionale Guccione

“La Calabria è stata una regione molto virtuosa nel primo lockdown dimostrando, attraverso il comportamento dei cittadini, di rispettare le regole e di aver in questo modo contenuto l’impatto della diffusione del virus. Penso che, nonostante questo momento difficile e le problematiche della Sanità, i calabresi abbiano la forza di evitare che la situazione possa precipitare da un momento all’altro in ambito sanitario” afferma il Consigliere Regionale Carlo Guccione a mo’ di elogio dinnanzi alla diligenza dei cittadini calabresi in questo momento di palpabile emergenza. Ma nonostante tale rispetto rigoroso delle limitazioni, la Calabria si ritrova nuovamente in lockdown a mo’ di spin-off coincidendo la stessa con il gruppo delle regioni che lungo lo Stivale hanno ricevuto l’appellativo di ZONA ROSSA.

Chi è Carlo Guccione

Carlo Guccione è noto alla stampa per il suo incarico politico di “Consigliere regionale della Calabria, eletto nella circoscrizione Nord nella lista PD. È altresì attivo nel suo ruolo di responsabile nazionale “Crisi industriali” del Partito democratico. Alle primarie dell’ottobre 2009 è stato eletto segretario regionale del Pd in Calabria. Nel 2007, invece, è stato eletto nell’Assemblea nazionale del Pd”. Carlo Guccione ha masticato politica sin da ragazzino grazie alla travolgente passione politica della mamma. Sposato, padre di due figlie. Tra le sue passioni, gli scacchi e il cinema. Dimostra sin da subito una mentalità aperta con le idee chiare sul da farsi. Le sue origini calabresi suggellano indelebilmente la sua determinazione nella risoluzione e nella chiarezza delle scelte da effettuare a beneficio della Regione Calabria.

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Intervista

Si può definire impropria la gestione dell’emergenza Covid nella Regione Calabria?

“Assolutamente sì, poiché non si è agito per com’era richiesto con il compito delle Aziende sanitarie provinciali e delle Aziende ospedaliere di assicurare l’attuazione delle disposizioni previste dai due decreti approvati, ovverosia il decreto 91 di giugno 2020 (per quanto concerne il Piano di Contrasto al Covid delle aziende ospedaliere della Calabria) e il decreto 103 di luglio 2020 (per quanto riguarda il contrasto Covid nella Sanità territoriale). Nel caso della rete ospedaliera è stato elencato minuziosamente il numero delle terapie intensive e subintensive da realizzare in ogni singolo ospedale della Calabria e quanto previsto dai decreti ad opera delle ASP e AO.

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In più per ogni singolo ospedale e per ogni pronto soccorso era previsto un percorso dedicato solo ai pazienti COVID con radiologie e tac dedicate. Per quanto riguarda invece il piano antiCovid territoriale erano state previste le assunzioni di 320 infermieri di comunità a seguito di una decisione del Governo contenuta nel Decreto L. Rilancio e in più era prevista anche la realizzazione di 37 U.S.C.A, Unità Speciali di Continuità Assistenziale, per tutta la Calabria per la cura dei pazienti Covid a casa che non necessitavano il ricovero ospedaliero.

Nulla di quanto detto è stato realizzato, al di là della presentazione del Piano antiCovid sia territoriale sia ospedaliero decretato tra giugno e luglio 2020 nonostante il Commissario Cotticelli l’avesse dimenticato. Dalla realizzazione del piano ad oggi si sono persi inutilmente mesi e ci siamo ritrovati con la saturazione di tutti gli ospedali calabresi. Addirittura, si è deciso di realizzare gli ospedali da campo seppur vi siano 18 strutture ospedaliere dismesse da qualche anno, alcune di queste già ristrutturate, che potrebbero ospitare circa 300 posti letto per pazienti Covid in condizioni non gravi. Invece per spettacolarizzare il tutto si pensa altresì agli ospedali da campo”.

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Si è appreso da una sua recente intervista a Le Iene che Lei conta 136 posti disponibili di terapia intensiva ma nel contempo molti medici dichiarano che non vi è un’esigenza così alta. Può fare un po’ di chiarezza in merito?

“Ho letto recentemente un comunicato stampa dei medici anestesisti italiani in cui gli stessi descrivono un livello alto di saturazione delle terapie intensive dove si assisterà purtroppo alla decisione forzata nello scegliere a chi fornire la somministrazione dell’ossigeno. Mi fido dei tecnici che lavorano sul campo piuttosto che ascoltare il parere di chi preferisce quel minuto di gloria pur di apparire in TV. In Calabria servono necessariamente altri 134 posti di terapia intensiva e 123 posti di terapia subintensiva. Tant’è che in queste ore l’ASP di Cosenza ha previsto l’apertura di reparti negli ospedali Spoke di Paola-Cetraro e di Corigliano-Rossano a riprova della necessità.

Secondo un recente monitoraggio dell’Agenas in ben 17 regioni è già stata superata la soglia di criticità per le terapie intensive. Tra queste regioni c’è anche la Calabria con una percentuale del 34%, in forte aumento rispetto al 13% rilevato dai dati del 10 novembre. Anche per quanto riguarda i ricoveri nei reparti di Malattie infettive, Pneumologia e Medicina interna, non siamo messi benissimo visto che la soglia dei posti letto occupata dai pazienti Covid in Calabria è al 43% (rispetto a una soglia nazionale del 40%)”.

Il Dottor Gratteri ha affermato in quanto a scelta del Commissario della Sanità calabrese ‘In Calabria penso che andrebbe bene un calabrese emigrato, non che vive in Calabria, emigrato per fame e bisogno e ha fatto concorsi al Nord, che ha deciso di non fare concorsi in Calabria truccati e deviati dalla ‘ndrangheta. Un figlio di operai e contadini calabresi‘. Lei, invece, cosa pensa di tutto questo cocktail di nomi che non hanno dato stabilità? Ha in mente un’ideologia del candidato ideale?

“Io registro oggi che il vecchio commissario si è dimesso, il nuovo non è subentrato e c’è un drammatico vuoto di potere nella gestione della Sanità calabrese. Senza commissario in piena pandemia non so chi sia deputato a prendere decisioni. Nella catena di comando della sanità calabrese vige la più totale anarchia. Io non mi permetto di delineare un identikit del commissario alla sanità ma so di sicuro che necessita la figura di una persona competente, con la capacità d’intervenire immediatamente e con uno staff di primo livello visto che il Dipartimento Salute della Regione Calabria è stato depotenziato e ad oggi mancano ancora 6 dirigenti e 83 dipendenti. In più è fondamentale la figura di un commissario e di due sub commissari che prendano sin da subito le redini della Sanità calabrese per fronteggiare il Covid e per sistemare anche la Sanità nel suo complesso dinnanzi alle lunghe liste di attesa di pazienti che attendono il proprio turno per interventi chirurgici e per cure importanti.

Sappiamo che purtroppo gli ospedali sono off-limits in tal caso. Aggiungo che il tutto dev’esser finalizzato a restituire una giusta Sanità ai calabresi. Basta con i commissariamenti giacché si è assistito al loro fallimento dopo 11 anni. Non dimentichiamo che il Governo ogni anno trasferisce alla Calabria 3,5 miliardi di euro per la gestione della sanità: i commissari che si sono succeduti nel tempo hanno quindi avuto a disposizione oltre 38,5 miliardi di euro e le cose sono rimaste come prima. Anzi, sono peggiorate.
Chi ha avuto il compito di commissario doveva sistemare i conti ma non l’ha fatto. Due mesi fa abbiamo appreso dai responsabili dell’ASP di Reggio Calabria che il loro deficit era di 920 milioni di euro ed il buco finanziario dell’ASP di Cosenza ammonta a circa 800 milioni di euro.

Solo con 2 ASP si raggiungono quasi 2 miliardi di euro. Non abbiamo fatto in tempo a sentire le altre ASP e AO – visto che nel frattempo il consiglio regionale è stato sciolto a causa della prematura scomparsa della presidente Jole Santelli – ma presumo che la Calabria ad oggi abbia un buco di quasi 3 miliardi di euro. Un motivo che ci riporta ad essere inseriti tra le zone rosse è l’inserimento della Regione Calabria tra le 17 regioni critiche in quanto all’esigua presenza di terapie intensive e subintensive”.

Sicuramente la popolazione calabrese si dice stanca di uno scenario che è scoppiato durante l’emergenza Covid seppur presente da tempo. I calabresi manifestano ripetutamente il bisogno di certezze nonché di speranza. Per il raggiungimento di uno status di equilibrio quali sono le necessità della Sanità calabrese, oltre all’aumento delle terapie intensive?

“Bisogna ricostruire l’intero sistema sanitario. Una Sanità normale in Calabria non esiste non solo a causa del debito altissimo ma anche per i Livelli essenziali di assistenza a quota 136, quanto dovrebbero raggiungere almeno la soglia di 170. È necessario ora un nuovo Piano sanitario regionale, anche alla luce dell’emergenza Covid-19, che metta in campo un sistema di interventi di emergenza-urgenza e una rete sanitaria territoriale che oggi, purtroppo, non esiste”.
Purtroppo nell’attuale fase di emergenza a risentirne non è solo la popolazione che si vede privata delle proprie libertà personali ma anche gli esercenti e i precari.

A tal proposito il Dottor Guccione sostiene “nondimeno c’è anche un problema di carattere sociale ed economico. Il Governo deve mettere in campo misure che vanno oltre quelle attuali per ciò che concerne il sostegno al settore delle imprese, ai precari calabresi, a tutto il mondo del commercio, dell’artigianato e a tutte quelle fasce sociali che oggi rischiano di andare al di sotto della soglia di povertà. Misure che garantiscano un sostegno immediato del reddito e la possibilità di fare investimenti e di avere la giusta liquidità alle imprese per riprendersi dinanzi all’attenuazione di questo momento di emergenza”.

Si ringrazia il Dottor Guccione per l’intervista concessa ed il suo operoso Ufficio Stampa per la collaborazione.