Il Vaccino e la sua efficacia, intervista al professor Bassetti

Excursus Covid dalle misure restrittive ai benefici del vaccino secondo il Professor Bassetti

Ho paura del COVID-19 se non ho le armi per combatterlo. Ho paura di quello che il COVID-19 ha ingenerato nella coscienza delle persone. Oggi le persone pensano che esser contagiati da Covid coincide con l’aver contratto una malattia mortale, incurabile. Mi fa paura lo stigma del Covid. Mi fa paura l’isolazionismo di chi ha il Covid. Mi fa paura la mancanza di privacy che il Covid ci ha dato e tutto quello che ha creato nelle nostre coscienze piuttosto che la malattia in sé per sé.

Francamente nella mia esperienza di medico e d’infettivologo da più di due decenni ho visto virus più terribili. Mi spaventa tutto ciò che ha creato dai cambiamenti dello stile di vita al modo di rapportarci col prossimo. Non sarà semplice tornare indietro” così risponde il Professor Matteo Bassetti quando gli si chiede il resoconto sul COVID-19 nonché la sua opinione. In prossimità delle feste natalizie e della chiusura di quest’anno bisestile che non si è smentito in quanto a leggenda nefasta, la popolazione italiana auspicava ad un momento di respiro lasciandosi alle spalle il Covid come un brutto ricordo. Ma, ahimè, la contagiosità del virus non si è arrestata, confermando altresì la sua seconda ondata. Al fine di garantire la tutela della salute di ogni cittadino tutte le figure mediche sono al lavoro per la ricerca della soluzione migliore che si traduce in un vaccino che dia altresì la sua efficacia nella lotta al Covid. Per fare un po’ il resoconto dello status Covid ci si è avvalsi della collaborazione del Professor Bassetti.

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Chi è Matteo Bassetti

Classe 1970. Professore Ordinario di Malattie infettive presso l’Università di Genova nonché Direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova oltre che Direttore della Scuola di Specializzazione di Malattie Infettive dell’Università di Genova. Per di più Presidente della società italiana di Terapia Antinfettiva. Nato a Genova ed originario della medesima città ligure. Ho lavorato tanti anni fuori, poi sono ritornato. Otto anni nel ruolo di Direttore di malattie infettive ad Udine e precedentemente, tra il 2000 ed il 2001, negli Stati Uniti per un fellowship sulle malattie Infettive a Yale University a Hew Haven si racconta così il Professor Matteo Bassetti.

Dal suo tono di voce si ravvisa una personalità ascendente che sa bene dove ha posto le sue basi “sono molto orgoglioso delle mie esperienze soprattutto in merito a Yale University che ritengo un passaggio molto importante della mia vita professionale che tralaltro mi ha agganciato con tutto il mondo internazionale con cui sono ancora molto legato. Ho rapporti continuativi con loro. Mi definisco extra-Italia da un punto di vista lavorativo. Ho sempre tenuto in considerazione gli scambi culturali nazionali ed internazionali di cui sono molto fiero“.

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INTERVISTA

In molteplici interviste ha dichiarato che la conta dei morti da Covid è minore rispetto a quelle enunciate. Può spiegare meglio?

R – “Premetto che in primis bisogna parlare di statistica. Necessita una differenza tra letalità (tasso di letalità) e mortalità (tasso di mortalità). Le persone inesperte spesso li confondono. Ho affermato che il tasso di letalità, ovverosia il numero di morti, sul numero di contagiati da COVID-19 è stato probabilmente sovrastimato poiché chiunque arrivasse in ospedale sia che avesse una polmonite interstiziale con conseguente decesso da Covid, sia che arrivasse con la diagnosi di un tampone positivo seppur asintomatico ma con altre patologie veniva comunque ascritto a morte per COVID-19.

È evidente che c’è un byas. Se si presta attenzione alla letalità italiana a confronto con quella di altri paesi europei, Germania, Austria, Francia, Svizzera, ovverosia paesi a noi vicini, con sistemi sanitari simili al nostro, l’Italia ha una letalità circa 3 volte di più rispetto agli altri paesi. Pertanto è evidente che il conteggio dei morti era errato da parte degli altri o al contrario era errato da parte nostra, ovvero c’è un errore di fondo nel numero di morti contati. Questo però non dev’esser confuso con la mortalità. Seppur si è affermato che a ben vedere i dati ISTAT riguardanti marzo aprile c’è stato un aumento importante della mortalità.

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Certo che trattandosi di un eccesso della mortalità nel nostro Paese, in particolare e con evidenza di dati le regioni del Nord Italia di gran lunga sono le più colpite. Ma bisogna considerare non alla mortalità di quei 3 mesi e di quei luoghi bensì alla mortalità annua, fine 2020, per esaminare la mortalità in Italia a confronto con la mortalità dei cinque anni precedenti e potremmo dire che c’è stato un eccesso di mortalità. Quest’ultimo può essere collegato a due ordini di fattori, da una parte c’è la mortalità da COVID-19, dall’altra chi può negare che ci sia stato anche un incremento di mortalità poiché ci si è dimenticati delle altre patologie. Ovvero, siamo sicuri che a marzo, aprile, maggio chi ha avuto un infarto, un ictus, un problema oncologico sia stato curato bene come negli anni precedenti al 2020? Non ne sono così convinto. Bisogna prestare molta attenzione ai termini che si usano poiché letalità e mortalità hanno una collocazione medica differente“.

Terrorismo psicologico

R – “Secondo me la comunicazione non è stata tante volte del tutto corretta perché oggi abbiamo persone terrorizzate. Noi dobbiamo essere molto precisi con le persone spiegandogli esattamente cosa può succedere nel momento in cui ci sia il contagio con il Coronavirus. Nel 90/95% dei casi abbiamo la maggioranza delle persone che sono asintomatiche, poco sintomatiche o con un quadro clinico lieve gestibile probabilmente a casa, di contro un 5-6 % di persone che necessitano il ricovero ospedaliero. Noi, secondo me, avremmo dovuto dare una comunicazione attenta su questo.

Non dire che in caso di contagio da Covid devi correre in ospedale, dove ti metteranno un tubo in gola e poi muorirai. Semmai necessitava informare le persone che dovevano e devono imparare a riconoscere i sintomi iniziali di quest’infezione. Diamo questi segnali ai medici di base e colleghiamo i medici di base all’ospedale. Inoltre spieghiamo che questa non è l’infezione con la quale il mondo finirà. È un’infezione brutta che sicuramente ha provocato tanti morti e tanta pressione sugli ospedali ma è molto lontana da altre infezioni aventi una letalità del 25 – 30%. Ritengo che questa sia la comunicazione più giusta che dispenso dal primo giorno. Senza panico.

Ognuno ha dato la comunicazione che ha ritenuto più opportuna e se ne assume le responsabilità. Per quanto mi riguarda, ho seguito il mio modo di comunicare e me ne sono assunto le responsabilità subendo numerose critiche. Adesso è il momento dell’autocritica da parte di chi ha preferito una comunicazione diversa magari in buona fede per il rispetto delle misure restrittive, seppur ottenendo l’effetto contrario con la decisione avventata e disperata di molte persone che hanno scelto di non rivolgersi alle cure ospedaliere optando per la gestione autonoma del problema. In alcuni casi preferendo l’acquisto delle bombole di ossigeno al mercato nero. Tutto questo a mio parere è il frutto di una cattiva informazione. Da parte mia non è mai trapelato l’invito al non utilizzo della mascherina sino a sfociare in LIBERI TUTTI. Sono stato molto trasparente nelle spiegazioni. Ho scelto sempre una comunicazione realista basandomi su ciò che accadeva nel mio reparto“.

Cosa pensa della necessarietà delle misure restrittive indicate contro il contagio da Covid, dalla mascherina al distanziamento?

R – “Le misure restrittive sono state necessarie in un primo momento ma anche in questa seconda ondata per situazioni locali molto difficili e sono stato il primo a farne richiesta, forse le misure restrittive andavano prese pure prima. Penso che siano un buon compromesso per la tutela della salute e dell’economia e mi pare che abbiano funzionato. Ora però bisogna esser dinamici anche nella discesa in egual maniera e con la stessa dinamicità nella salita, nel pieno rispetto delle misure dei cittadini altrimenti fra un mese si tornerà da capo con necessari lockdown. L’apertura che ci sarà, dovrà esser vissuta dai cittadini con scienza e coscienza“.

Può paragonare il COVID-19 ad un virus già vissuto nella storia umana?

R – “Un virus così personalmente non posso dire di averlo mai vissuto in passato. Abbiamo avuto epidemie influenzali del passato che avevano caratteristiche simili ma diverse per contagiosità più bassa. Il virus attuale ha la capacità di diffondersi più rapidamente ed una letalità più alta rispetto all’influenza. Mi auguro che non si ripeti una pandemia che ci possa cogliere nuovamente impreparati“.

Si stima che il Covid resterà a lungo con noi. Lei cosa pensa in merito?

R – “Credo che ci dovremmo convivere ancora per un bel po’. Con l’ausilio del vaccino non ci saranno più ondate altissime con numeri sostenuti, ma non credo che se ne andrà via facilmente. Dovremmo imparare in ogni caso a conviverci. Imparare a leggerlo, a riconoscerlo. Vivere con maggiore consapevolezza. Tanta prudenza ma non panico. Necessiterebbe un educazione al virus spiegando alle persone i segni i sintomi

Il vaccino

Il vaccino per molti è la soluzione. Ma molti dubbi disorientano la fiducia delle persone. Tra l’altro molti medici stanno educando le persone al concetto di mutevolezza del virus ed in tal caso il vaccino potrebbe sembrare limitato nel tempo. Può fornire una sua opinione in merito a mo’ di spiegazione? Poi un ulteriore dubbio sorge dalla composizione recente del vaccino che sembra avvicinarsi alle terapie adoperate per la cura delle malattie autoimmuni tra cui la sclerosi multipla, può spiegare se i malati autoimmuni potranno trarre beneficio in virtù della somministrazione di tale vaccino?

R – “Il vaccino ci dovrebbe conferire un’immunità che darà al nostro sistema immunitario la possibilità di difenderci nel momento in cui si viene a contatto con il virus. È importante in vista del vaccino evitare la disunione come classe medica. Dobbiamo essere tutti uniti nel sostenere la scientificità e la forza del vaccino e degli enti che sono preposti al controllo. Dobbiamo avere fiducia in qualcuno. Se gli enti regolatori approveranno questi vaccini, l’avranno fatto tutelando la salute pubblica prima di tutelare le aziende che li producono. L’unione eviterà di avere una grossa componente vaccino scettici.

Già oggi si conta una percentuale del 30% d’italiani contrari a questo vaccino. In una prima fase bisognerà spiegare alle persone i rischi ed i benefici del vaccino. Mi auguro che si vaccineranno tutti. Con quello che abbiamo passato è da stolti non vaccinarsi. Tra i miei collaboratori ho avuto la reazione positiva dinnanzi alla possibilità della somministrazione del vaccino tanto da avere la loro richiesta d’immediatezza in maniera sperimentale. Mi auguro che le persone vedendo la nostra unione e il nostro desiderio del vaccino si avvicini sin da subito alla scelta del vaccinarsi. I malati autoimmuni ne trarranno beneficio. Anzi saranno proprio le categorie più fragili, tra cui gli autoimmuni, le prime persone ad essere vaccinate. Senza esitazione alcuna”.

Le percentuali della non efficacia dei vaccini antiCovid presi in considerazione (nello specifico Pfizer 30%, Moderna 5,5%, AstraZeneca ad oggi 10%) alludono al solo fatto che il vaccino non protegga dal virus e/o dall’incidenza di ulteriori effetti collaterali?

R – “L’efficacia si riferisce a 100 persone che una volta vaccinati e di seguito messi a contatto con il virus non si contagino. Dinnanzi a ciò non è rilevante pensare agli effetti collaterali“.

Si ringrazia il Professor Bassetti per l’intervista concessa e per la spiegazione dettagliata insita in ogni risposta.