Anna Freud, nel 1956 scrisse questo di lei dopo averla conosciuta: «Emotivamente instabile, fortemente impulsiva, bisognosa di continue approvazioni da parte del mondo esterno; non sopporta la solitudine, tende a deprimersi davanti ai rifiuti; paranoide con tratti schizofrenici».
Marilyn, una figura tragica
Marilyn Monroe, era in Gran Bretagna nel 1957 a girare il film “Il principe e la ballerina” con Laurence Olivier. Non riusciva a recitare, si bloccava, arrivava tardi sul set. Le diagnosi unite alle testimonianze di chi l’ha conosciuta raccontano di una donna dipendente, sia emotivamente che fisicamente, da sostanze e alcool. Marilyn era sospettosa, paranoica, terribilmente insicura e timorosa di non essere abbastanza bella, certamente bipolare. «Era sempre in lotta con sé stessa – dicevano di lei due dei numerosi psichiatri – Doveva essere vestita perfettamente, faceva impazzire le governanti, le sarte e le parrucchiere». L’immagine che vi propongo è molto lontana dalla diva presente sulle pareti di molte case, lontana da chi, da sempre, guarda foto e film con ammirazione imitandone il look, e finanche l’atteggiamento. Ma quella non era la vera Marilyn, bensì la costruzione a tavolino di un personaggio, una maschera che col tempo è diventata troppo pesante da indossare.
Marilyn Monroe biografia
Norma Jeane Mortenson Baker nasce a Los Angeles, 1º giugno 1926. Un padre assente, una madre malata di mente e ricoverata in istituti psichiatrici, povera. Le esperienze degli affidi, l’orfanotrofio, gli abusi sessuali subiti. Questo il substrato su cui si è formata una personalità instabile e tremendamente bisognosa di affetto e conferme.
Una volta cresciuta si sposa sedicenne con James Dougherty, viene assunta come operaia alla Radio Plane ma presto intraprende la professione di modella. Le cambiano il colore di capelli, qualche intervento di chirurgia plastica al naso e al mento, le cambiano il nome e creano il personaggio.
Col passare del tempo Marilyn comincia a fare i conti con i suoi tormenti, e furono cinque psicoanalisti a seguirla (Margaret Herz Hohenberg, Anna Freud, Marianne Rie Kris, Ralph S. Greenson e Milton Wexler).
Marilyn e la psicoterapia
Greenson, in particolare, divenne molto importante per lei, tanto che lo vedeva due volte al giorno, più ore di telefonate, maturando una vera e propria ossessione. Marilyn lo chiamava di notte, faceva sedute anche di 4 ore, restava a cena con la sua famiglia. Ma col passare del tempo lo psicoanalista che aveva già abbondantemente trasgredito le regole deontologiche, decide di allontanarsi dall’attrice, perché lo asfissiava, le richieste di consulenza erano continue, per Marilyn fu un durissimo colpo.
Notizie inedite su Marilyn
Lo scrittore francese David Bret nella biografia su Marilyn scrive “la diva si lavava poco, e amava mangiare a letto, dormendo poi fra gli scarti di cibo finiti fra le lenzuola”.
Un personaggio scomodo e la sua relazione con Kennedy
Marilyn, una donna dunque fragile, immersa nel caos del successo che non poteva gestire, invischiata in relazioni da cui usciva sempre abbandonata perché diventava molto, troppo dipendente, una donna che non capiva quando era il momento di fermarsi, per questo davanti a 15 mila persone canta per Kennedy, con cui aveva una relazione, durante l’evento per festeggiare i 45 anni del presidente. È ubriaca, sconvolta, disorientata e così facendo, rende praticamente pubblica la loro relazione clandestina. La relazione durò fino al 1962 e s’interruppe per volere di JFK. Quando Marilyn Monroe gli regalò un rolex d’oro con incisa la frase «with love as always Marilyn».
La morte prematura
Marilyn Monroe fu trovata morta nella camera da letto della sua casa a Los Angeles il 5 agosto 1962, aveva trentasei anni. Il cadavere si presentava senza vestiti e con in mano la cornetta del telefono, fu scoperto da Ralph Greenson. Molte sono le teorie che ruotano attorno alla sua morte anche se ufficialmente l’autopsia ha rivelato una morte dovuta ad una overdose per barbiturici. Ad oggi però, molte persone credono che Marilyn, così scomoda e così imprevedibile, possa essere rimasta vittima di un omicidio da persone molto importanti.
«Lei indossava una gonna beige e una camicetta di seta bianca e aveva i capelli sciolti sulle spalle, con la riga a destra, e guardarla dava come una specie di dolore. Allora capii che dovevo fuggire o affrontare un destino inconoscibile. Malgrado la sua bellezza era circondata da una tenebra che mi turbava…». Così la descrive uno dei suoi tre mariti, Arthur Miller.