Musica e parole: intervista a Giuliano Ciabatta
Musica e parole, un connubio perfetto. Parole come note che si propagano in uno spazio temporale spesso visibile solamente a chi ama sognare e fa della vita un autentico capolavoro. Per sognare, in fondo, non serve essere luminari o possedere titoli di studio di alto rango ma semplicità ed umiltà.
In questa rubrica daremo voce ad artisti, sia del campo letterario e sia del campo musicale. L’artista che oggi ha deciso di raccontarsi si chiama Giuliano Ciabatta.
Musica e parole: intervista a Giuliano Ciabatta
“Buongiorno Maestro e grazie per l’intervista che mi sta concedendo”.
“Buongiorno e grazie a lei”.
“La prima domanda potrebbe sembrare banale, ma ci dica come è nata la sua passione per la musica? A che età?”
Sono stato sempre appassionato di musica e canzoni, da bambino ascoltavo i 45 giri di mia sorella. A 15 anni ho inizato a studiare chitarra grazie al regalo di mia nonna. Una chitarra classica. La prime canzoni con la chitarra sono state quelle di Edoardo Vianello in perfetto stile anni ’60 con il giro di DO ma anche ‘La Gatta’ di Gino Paoli sempre con il giro di DO”.
“Secondo lei è più facile scrivere una canzone oppure un romanzo?”
“Per me è più facile scrivere una canzone ma ho in testa l’idea di scrivere un thriller che includa parte della mia biografia, così potrei essere il cattivo che fa fuori tutti quelli che mi sono antipatici, ma solo nella fantasia”.
“Quale è il genere musicale che preferisce?”
“E’ una domanda molto ostica, io non sono un generista e mi immedesimo in ogni cosa che ascolto dal Jazz all’ Heavy Metal. Sono sicuramente un fan dei cantautori italiani e dei musical di Broadway. Mi piace l’arte a 360 gradi e il testo legato ad una musica, ad una storia, a una visione cinematografica o teatrale è un modo per raccontarsi, raccontare oppure per far sognare la gente o far conoscere realtà di ogni genere”.
“Quale è una sua canzone preferita?”
“Non ce ne è solo una, la prima che mi viene in mente è “Yesterday” dei Beatles. Ma non è la mia preferita. Sicuramente al primo posto ci sono “Bohemian Rapsody” (Queen) e “Billy Jean” (Michael Jackson), mentre tra le italiane adoro “La cura” di Battiato che secondo me è un capolavoro”.
“Quali cantanti o musicisti hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua crescita professionale?”
“Sicuramente (e devo andare in ordine di apparizione parlando di ascolti musicali) ci sono Edoardo Bennato, Pino Daniele, Antonio Carlos Jobim, De Andrè e Beatles. Ma sicuramente devo ringraziare anche la musica da ballo che mi ha iniziato dal punto di vista professionale come vera palestra grazie alle 1000 serate nelle balere e nelle piazze. E poi successivamente la mia frequentazione con Lucio Dalla dal quale ho imparato molto”.
“C’è una canzone che avrebbe voluto tanto scrivere? Se sì, quale?”
“Una canzone potrebbe essere (L’anno che verrà) di Lucio Dalla, ma se dovessi pensare ad un album sceglierei “La voce del Padrone” di Franco Battiato. Per me rappresenta la perfezione dal punto di vista del racconto lirico-musicale e metafisico”.
“Quando ha scritto la sua prima canzone? Quale titolo aveva?”
“Si intitolava (Da solo)”.
“Quale è, tra quelle inviate allo Zecchino d’Oro, la canzone che le è rimasta impressa nel cuore?”
“(Mediterraneamente), perché rappresenta tutti coloro che sono stati meno fortunati di me ed è per questo che credo abbia un valore che rimarrà nel tempo”.
“Come è iniziata la sua avventura allo Zecchino d’Oro?”
“Scrivendo una melodia dedicata alla mia cagnolina Imola, canzone che non ho mai finito ma che poi per uno strano destino si è trasformata nella melodia di Mediterraneamente”.
“Ci dica, quale è il segreto, se c’è, per scrivere una canzone per bambini che piaccia?”
“Raccontare il bambino che è dentro di noi”.
“Quali ricordi ha del suo essere stato bambino?”
“Sono tanti ma confusi nella nebbia come la canzone che ho scritto e che parla della mia infanzia. Si intitola infatti “Nebbia” ed è disponibile in tutti gli store digitali incluso iTunes e Spotify”.
“Se il bambino che vive dentro lei potesse parlare dell’uomo che è diventato. Secondo lei cosa direbbe?”
“Gli direbbe “ciao papà, ti voglio bene”. Credo di essere diventato il padre di quel bambino visto che ho cercato di farlo crescere e di proteggerlo e lo faccio tutti i giorni”.
“Cosa rappresenta per lei lo Zecchino d’Oro?”
“Un punto di riferimento per ciò che concerne il mondo delle spettacolo e delle canzoni per bambini”.
“Se le dicessero di scegliere un soprannome buffo, quale sceglierebbe e perché?”
“Ce l’ho già e non è Paco, che è il mio nome d’arte. Ma è “Puppylino” che è anche il mio pseudonimo alla Siae. Lo inventò il compositore Larry Grossman quando lavoravamo a New York”.
“Quali consigli si sente di dare ai bambini di oggi per il loro futuro?”
“Non so dare consigli ai bambini e non credo che si debba fare. Un bambino deve essere libero di crescere e sperimentare. L’adulto ha il dovere di assisterlo senza interferire ma solamente supervisionare e supportare. Le esperienze di ognuno sono personali e non trasferibili”.
“E ad un giovane autore che si appresta a scrivere canzoni per bambini, quali consigli darebbe?”
“Chiudi gli occhi e vai…”.
“Grazie per l’intervista e in bocca al lupo per i futuri impegni”.
“Grazie a lei”.