Musica e parole: intervista a Lodovico Saccol

La rubrica musica e parole darà voce agli autori, letterari o musicali che siano. Oggi ai nostri microfoni si racconta Lodovico Saccol.

Musica e parole: intervista a Lodovico Saccol

Musica e parole, un connubio perfetto. Parole come note che si propagano in uno spazio temporale spesso visibile solamente a chi ama sognare e fa della vita un autentico capolavoro. Per sognare, in fondo, non serve essere luminari o possedere titoli di studio di alto rango ma semplicità ed umiltà.

In questa rubrica daremo voce ad artisti, sia del campo letterario e sia del campo musicale. L’artista che oggi ha deciso di raccontarsi si chiama Lodovico Saccol.

Musica e parole: intervista a Lodovico Saccol

“Buongiorno Maestro e grazie per l’intervista che mi sta concedendo”.

“Buongiorno a te. Anche se ‘maestro’ non mi si addice, sono solo un onesto artigiano della musica, con molta più passione che titoli accademici”.

“La prima domanda potrebbe sembrare banale, ma ci dica come è nata la sua passione per la musica? A che età?”

“E’ cominciata con un pianofortino giocattolo e un mangiadischi a fine anni ’60, avevo 4/5 anni ma provavo a riprodurre le note dei dischi sul pianofortino di plastica.
Poi a 8 anni ho cominciato a studiare musica”.

“Secondo lei è più facile scrivere una canzone oppure un romanzo?”

“Direi una canzone ma non ho mai scritto romanzi quindi non so dirti… anche se la voglia di scrivere un libro ce l’ho da tempo. Lo intitolerei “Le piccole cose belle” come la prima canzone con cui ho partecipato allo Zecchino nel 2008”.

“Quale è il generale musicale che preferisce?”

“Quello in cui i musicisti suonano bene, i cantanti cantano bene e chi ha scritto la musica sa scrivere”.

“Quale è una sua canzone preferita?”

“Non ne ho una in particolare, amo talmente tante canzoni che sarebbe impossibile scegliere. Poi dipende dai periodi”.

“Quali cantanti o musicisti hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua crescita professionale?”

“Difficile fare un elenco, ti potrei buttare lì Debussy, Ravel, Bach, Mahler, i compositori russi, Gershwin, Bill Evans, John Coltrane, i Beatles, i Pink Floyd, Emerson Lake & Palmer, Pat Metheny, Lyle Mays, Chick Corea, Jean Michel Jarre, Quincy Jones, i grandi autori di colonne sonore (Mancini, Williams, Morricone…), i Toto, i Police, Steven Wilson e i Porcupine Tree, tutte le produzioni della GrowUP gli Snarky Puppy. Nella musica leggera italiana sicuramente De André,  Fossati, Pino Daniele, Samuele Bersani, Mario Venuti, Giorgia e Elisa quando non erano così famose, Elio e le Storie Tese. Ma potrei continuare per ore. Da tutti e in tutti trovo sempre qualcosa di interessante da imparare”.

“C’è una canzone che avrebbe voluto tanto scrivere? Se sì, quale?”

“Quasi tutte quelle scritte da Ivano Fossati e decisamente Yesterday dei Beatles”.

“Quando ha scritto la sua prima canzone? Quale titolo aveva?”

“La prima canzone che ho scritto si intitolava “E’ bello” ed era una versione musicata del Salmo 91, avevo 10 anni ed era una sorta di scommessa tra me e il parroco”.

“Quale è, tra quelle inviate allo Zecchino d’Oro, la canzone che le è rimasta impressa nel cuore?”

“Sicuramente la prima “Le piccole cose belle” perché la prima è la prima”.

“Come è iniziata la sua avventura allo Zecchino d’Oro?”

Le mie figlie cantavano in un coro della Galassia (il Coro Incanto di Ponzano Veneto), io mi ero offerto per fare il tecnico del suono al Coro e così sono venuto a conoscenza che esisteva un bando per gli autori (pensavo che le canzoni venissero commissionate non che ci fosse un concorso). Ho provato. Ed è andata bene”.

“Ci dica, quale è il segreto, se c’è, per scrivere una canzone per bambini che piaccia?”

“Se ci fosse e l’avessi scoperto sarebbe molto più facile! Ho partecipato a 5 zecchini su un totale di circa 40 canzoni che ho scritto e mandato all’Antoniano. Quindi diciamo che si va molto a “botta di fortuna” e non sempre scrivi cose che piacciono.
Io ho un metodo di lavoro/scrittura che si basa su poche cose: rispetto dei bambini e della loro intelligenza, ascolto del loro mondo, lavorare con i bambini e non per i bambini, conoscenza delle norme basilari di scrittura musicale, realismo”.

“Quali ricordi ha del suo essere stato bambino?”

“Una grande ansia di crescere e diventare grande. Curiosità, curiosità, e ancora curiosità”.

“Se il bambino che vive dentro lei potesse parlare dell’uomo che è diventato. Secondo lei cosa direbbe?”

“Che non avrei dovuto aspettare di avere 40 anni per riscoprire il gusto di fare quello che mi piace fare”.

“Cosa rappresenta per lei lo Zecchino d’Oro?”

“Un’occasione unica di parlare al mondo dei bimbi, la consapevolezza di far parte di un progetto che dura da più di 60 anni e che traduce l’arte in cibo”.

“Se le dicessero di scegliere un soprannome buffo, quale sceglierebbe e perché?”

“(Mmmm) non amo molto i soprannomi. Mi piace quando mi chiamano Lodo perché Lodovico è troppo lungo”.

“Quali consigli si sente di dare ai bambini di oggi per il loro futuro?”

“Sognare sempre, non imitare troppo gli adulti ma rispettarli, non demordere e non mollare alle prime difficoltà”.

“E ad un giovane autore che si appresta a scrivere canzoni per bambini, quali consigli darebbe?”

“Di ascoltarsi tutte le canzoni dello Zecchino degli ultimi 20 anni e non cominciare a scrivere finché non si è capito come sono state scritte quelle. Dopodiché cominciare a lavorare con i bimbi, a far volontariato, ad annusare il loro mondo reale. E non scrivere ricordi della propria infanzia”.

“Grazie per l’intervista e in bocca al lupo per i futuri impegni”.

“Che il lupo sia nostro amico sempre”.