Musica e parole: intervista a Mario Gardini

La rubrica musica e parole darà voce agli autori, letterari o musicali che siano. Oggi ai nostri microfoni si racconta Mario Gardini.

Musica e parole: intervista a Mario Gardini

Musica e parole, un connubio perfetto. Parole come note che si propagano in uno spazio temporale spesso visibile solamente a chi ama sognare e fa della vita un autentico capolavoro. Per sognare, in fondo, non serve essere luminari o possedere titoli di studio di alto rango ma semplicità ed umiltà.

In questa rubrica daremo voce ad artisti, sia del campo letterario e sia del campo musicale. L’artista che oggi ha deciso di raccontarsi si chiama Mario Gardini.

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Musica e parole: intervista a Mario Gardini

“Buongiorno Maestro e grazie per l’intervista che mi sta concedendo”.

“Non sono un Maestro e grazie a lei”.

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“La prima domanda potrebbe sembrare banale, ma ci dica come è nata la sua passione per la musica? A che età?”

“Direi da sempre. Non c’è momento della mia vita che io non ricordi piena di musica”.

“Secondo lei è più facile scrivere una canzone oppure un romanzo?”

“Una canzone. In tre minuti ce la si cava”.

“Quale è il genere musicale che preferisce?”

“Amo il pop melodico”.

“Quale è una sua canzone preferita?”

“Tante, troppe per poterne scegliere una sola”.

“Quali cantanti o musicisti hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua crescita professionale?”

“Lucio Battisti, Mia Martini, Mina, Ornella Vanoni, Elton John, Carly Simon e tantissimi altri”.

“C’è una canzone che avrebbe voluto tanto scrivere? Se sì, quale?”

“Bella domanda. Direi “Per un’amica” di Ornella Vanoni, ma dato che la conoscono in pochi opto per “I giardini di marzo” di Lucio Battisti”.

“Quando ha scritto la sua prima canzone? Quale titolo aveva?”

“Ho iniziato a scrivere sin da quando avevo 6 o 7 anni, però erano solo idee buttate qua e là. Il primo vero testo completo lo scrissi a 13 anni e si intitolava “Isterico”. Mi ero ispirato a “Depresso” di Renato Zero”.

“Quale è, tra quelle inviate allo Zecchino d’Oro, la canzone che le è rimasta impressa nel cuore?”

L’amico mio fantasma“.

“Come è iniziata la sua avventura allo Zecchino d’Oro?”

“Per puro caso. Stavo scrivendo delle canzoni con Grazia Di Michele e lei mi chiese (Facciamo un pezzo per lo Zecchino d’Oro sull’adozione a distanza?). Io pensai fosse pazza ma dissi lo stesso di sì. D’altronde tra i due la diva era lei”.

“Ci dica, quale è il segreto, se c’è, per scrivere una canzone per bambini che piaccia?”

“Nessun segreto, solo un po’ di buona memoria ricordando come si era noi stessi alla loro età. E guai a fare una cosa scontata e banale solo perché si pensa che, quando si parla di bambini, si debba scrivere di praticelli, fiorellini, com’è buona la mamma o evviva la maestra. I bambini sono adulti in miniatura, con i loro amori, le loro passioni, le loro insofferenze e le loro paure. Bisogna parlare la loro lingua, non quella che noi pensiamo loro debbano parlare”.

“Quali ricordi ha del suo essere stato bambino?”

“Ero un bambino solitario, che si sentiva spesso inadeguato nelle situazioni. Facevo fatica a fare amicizie e preferivo stare da solo, facendo disegni e ascoltando musica. È così che ho iniziato a scrivere, per buttare fuori tutto quel senso di solitudine che provavo dentro. E che, purtroppo, non mi ha mai del tutto abbandonato”.

“Se il bambino che vive dentro lei potesse parlare dell’uomo che è diventato. Secondo lei cosa direbbe?”

“Che avrei potuto fare di meglio e di più. Ma ne ho visti tanti fare di peggio e di meno. Per cui, tutto sommato, è andata bene così”.

“Cosa rappresenta per lei lo Zecchino d’Oro?”

“Un momento molto piacevole dell’anno, in cui rivedo tanti amici ed ho la possibilità di fare sentire i miei lavori. Mi piace molto scrivere per i bambini. Trovo che, oggigiorno, le canzoni dello Zecchino d’Oro siano di gran lunga più belle e intelligenti di molte di quelle che sento a Sanremo”.

“Se le dicessero di scegliere un soprannome buffo, quale sceglierebbe e perché?”

“Pulcino, perché è così che mi chiamava mia mamma”.

“Quali consigli si sente di dare ai bambini di oggi per il loro futuro?”

“Studiare. Informarsi. Essere curiosi. Mettere passione in quello che si fa. Ma, soprattutto, essere dei pezzi unici. Oggi purtroppo si tende ad essere tutti omologati e a dare troppa importanza all’approvazione degli altri. La vita è molto di più di un “like” su facebook”.

“E ad un giovane autore che si appresta a scrivere canzoni per bambini, quali consigli darebbe?”

“Più che consigli, gli farei tanti auguri. I bambini di oggi vogliono Rovazzi, Fedez, Amore e Capoeira. Difficile parlare loro di Zecchino d’Oro, lo rifiutano perché li fa sentire piccoli, mentre loro vogliono sentirsi adulti e non si rendono conto di sprecare così uno dei momenti più magici della loro vita. C’è così tanto tempo per essere grandi! Comunque sia, se proprio devo dare un consiglio, è quello di scrivere in modo spiritoso, intelligente, originale e moderno, ma anche pedagogico. Il tutto rispettando il mondo dei bambini per quello che è e per come deve essere”.

“Grazie per l’intervista e in bocca al lupo per i futuri impegni”.

“Viva il lupo e grazie a lei!”.