Negli Stati Uniti è approvato il consumo di salmone Ogm: di cosa stiamo parlando?
Stiamo parlando del primo animale che è stato geneticamente modificato, il cui consumo alimentare , al momento è stato approvato solo negli Stati Uniti, dalla FDA (Food and Drug Administration).
Il salmone Ogm è stato realizzato dalla società Acquabounty Technologies di Boston ed è un salmone atlantico modificato che ha come peculiarità quella di crescere più velocemente rispetto ai suoi simili .
Ma in cosa è stato modificato? Grazie alle tecniche di ingegneria genetica sono stati inseriti piccoli pezzi di DNA provenienti , da un lato dal salmone reale responsabili della produzione di uno specifico ormone della crescita e dall’altro provenienti da un altro pesce il blennio americano, che al contrario sono responsabili nello sbloccare la produzione dell’ormone della crescita del salmone.
Quali sono i vantaggi? Quello di avere un prodotto che può essere commercializzato in breve tempo ( 18-24 mesi) rispetto al salmone normarle ( 30 mesi), con riduzione di costi e impatto ambientale ridotto.
La FDA ha approvato negli Stati Uniti , il consumo di salmone Ogm dichiarando che questo prodotto non presenta alcuna differenza biologica rispetto al salmone non geneticamente modificato .
Al momento, esso può essere allevato esclusivamente in stabilimenti che sono stati autorizzati dalla FDA e localizzati in Canada e a Panama.
Inoltre negli Stati Uniti, non è obbligatorio riportare in etichetta la dicitura OGM e ciò significa che il salmone geneticamente modificato potrà essere venduto come gli altri salmoni.
Chi non vorrà, consumarlo basterà che acquisti salmone la cui etichetta riporti la dicitura “catturato in natura” la quale individua salmone non allevato, ma pescato.
Al diffondersi di questa notizia, Coldiretti ha già dichiarato in un Comunicato che l’Ue deve impedire l’importazione in Europa di salmone Ogm proveniente dagli USA.
E’ bene ricordare, che in Europa a differenza degli Stati Uniti dove l’indicazione degli OGM non è obbligatoria, esistono delle direttive che obbligano la loro indicazione in etichetta quando la loro presenza è superiore all’ 0.9%.
Che fare quindi? Non ci resta che aspettare l’evolversi della vicenda.