Questo sono io: A tu per tu con Vittorio Vaccaro

Un percorso artistico il suo fatto di sacrifici, di porte chiuse in faccia, di cadute e di risalite in cui però la voglia di riscatto e la passione vibrante nel cuore hanno avuto la meglio.

Artista poliedrico, siciliano di nascita e lodigiano d’adozione. Stiamo parlando di Vittorio Vaccaro, attore e regista, appassionato di cucina e musica. Nato il 17 gennaio 1980 in un paesino di quattromila abitanti, Calascibetta, in provincia di Enna. La sua è la storia di tanti giovani sognatori che lasciano la propria terra natia per inseguire il proprio sogno. Un percorso artistico il suo fatto di sacrifici, di porte chiuse in faccia, di cadute e di risalite in cui però la voglia di riscatto e la passione vibrante nel cuore hanno avuto la meglio.

Vittorio Vaccaro ha collaborato con il regista Eimuntas Nekrosius per il Teatro Olimpico di Vicenza, con il Teatro Stabile di Catania nella produzione Socrate di Vincenzo Cerami e Lab Zelig.
Ideatore e direttore artistico di vari festival, tra cui Mythos al Teatro San Babila di MilanoOfficine del Teatro presso il Teatro alle Vigne di Lodi e la rassegna Teatro del Granaio. Regista di produzioni video, spot e video musicali. Teatro, produzioni televisive e cinematografiche, pubblicità, sit-com, film per la tv prodotti dalle più importanti case di produzioni televisive italiane. Attore nella fiction Squadra Antimafia 4, nelle sit-com Piloti, Il mio amico Babbo Natale, La Strana Coppia, Camera Café e in numerosi corti indipendenti. Attore protagonista in Stand Against Violence con la regia di Laura Chiossone prodotto da Rosso Film e attore protagonista del lungometraggio Nato a Xibet per la regia di Rosario Neri produzione Lorebea Film, selezionato al premio David di Donatello 2020.  Ha scritto e diretto il documentario Wave, il mediometraggio Me. Dea e il cortometraggio Ultimo di Dio. Ha condotto nel 2008 la trasmissione Quarta Parete con la regia di Pino Strabioli su Mediolanum Channel e per la stagione 2021/2022 fa parte del cast fisso di Forum, ogni lunedì come opinionista per la conduzione di Barbara Palombelli. Da ottobre 2021 una sua rubrica dal titolo Lo Scemo del Villaggio.

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Ciao Vittorio, piacere di conoscerti e grazie per l’intervista che ci stai concedendo.

Ciao a tutti e grazie a voi.

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Vorrei iniziare col porgerti una domanda che può sembrare banale ma che in realtà non lo è. Chi è Vittorio?

Vittorio è sicuramente una persona curiosa e questa curiosità lo porta ad essere una persona eclettica e quindi a cercare tutto ciò che lo prende per la testa. Diciamo che Vittorio è una persona irrequieta, anche nel senso artistico se vuoi. In un certo qul modo un creativo, ecco. Così mi definirei. Proprio quest’anima creativa mi porta poi ad essere curioso, ad essere una persona sempre alla ricerca di qualcosa e che mi fa in un certo qual modo sentire vivo. Ecco quindi perché la musica, perché la cucina e poi il teatro e la recitazione.

Quando e come è iniziata la tua passione per la recitazione?

E’ iniziata perché quando ero piccolo se ne sono accorti gli altri di questo talento che avevo. Quando andavo a scuola mi ricordo che le maestre erano solite organizzare le recite di Natale o di fine anno e, nonostante io fossi molto restio a tutto ciò, mi beccavano quasi sempre e poi mi trovavo in un certo modo, mio malgrado, costretto a recitare. E poi fu una maestra delle scuole medie che si accorse della mia capacità di recitare e andò da mia mamma dicendole di queste mie capacità che andavano ben oltre le recite scolastiche ma inizialmente non le diede grande risonanza a ciò. Poi, invece intorno ai 16/17 anni questa cosa cominciò ad affiorare e così d’istinto, decisi di iscrivermi superando il provino per l’Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine. Quella è stata la vera partenza, per la vita, quella vera, quella che mi aspettava con un nuovo percorso di studi e professionale.

Alla passione per la recitazione hai unito negli anni anche la passione per la musica e la cucina. Come riesci a coniugare tutte queste cose nella tua vita?

La musica nasce da bambino. La musica è un’eredità del mio paese, dove nonno e zio erano parte della banda. Prima ancora della recitazione studiavo musica. Prima mi proposero il flauto traverso che, a essere sincero, non mi piaceva per niente. A sette anni passai al clarinetto che studiai al conservatorio di Palermo fino a diciassette, senza però diplomarmi, ribellandomi ad un’impostazione troppo classica che non mi apparteneva. La musica, però, non mi ha mai lasciato; era già nel mio bagaglio, nel mio modo di pensare, di ritrovarmi. Io poi cresco in una famiglia di ristoratori e quindi questo bambino che studiava musica, che poi scopre recitazione, veniva cibato da questi genitori che non lo facevano solo per cucinare in casa, come facevano tutte le famiglie italiane, ma lo facevano anche di mestiere e quindi per me il concetto della cucina, di quello che è il food, è come respirare, quindi per me è normale pensare che cucinare non debba essere una roba banale o essere solo un atto per saziare la fame ma invece, la mia famiglia mi ha insegnato che il cibo diventa condivisione, diventa sapore, diventa ricerca, tradizione e storia di una famiglia e di me come Vittorio. Oggi cucino e faccio la spesa, avendo come bagaglio la tradizione della mia terra, la cucina dei miei, con la creatività e la capacità di mettere insieme una cena improvvisata senza rinunciare al bello e al piacere del gusto. Perché anche cucinare è una forma d’arte, così come la musica e la recitazione e quindi ecco riesco a coniugare tutte queste cose.

La tua Vittorio è, se vogliamo, la storia di tanti giovani che per inseguire il loro sogno sono stati costretti a fare le valigie e andare via dalla propria terra natia per terre sconosciute. Quanto è stato difficile lasciare i propri cari e poi ricominciare una nuova vita, se così vogliamo dire?

Io sono andato via in prima battuta a 18 anni, appena terminate le scuole superiori. Io ti devo dire che in realtà avevo la necessità di andare via. Io sono nato in un paesino di quattromila abitanti, Calascibetta, in provincia di Enna. Un paesino meraviglioso, però, per un bambino curioso, irrequieto che sentiva il bisogno di conoscere, aveva anche la necessità dentro di andare via da lì e conoscere nuovi posti. Quindi non è stata una sofferenza andarmene, magari lo è stato di più per i miei genitori vedermi andare via perché magari loro vorrebbero averti sempre accanto a loro. Sono partito da solo, non avendo parenti in giro per l’Italia, e quindi in tutte le città dove sono stato me la sono sempre dovuto cavare da solo e questa cosa mi ha rafforzato tantissimo. Ho preso porte in faccia, ho ingoiato rabbia, ho digerito insoddisfazioni. Ho lavorato nei villaggi per mantenermi, ho fatto mestieri diversi, dal cuoco a domicilio, all’insegnante di sostegno. Tutto ciò mi ha portato a capire che oggi sono quello che sono perché ho avuto il coraggio di andare via, di farmi le mie esperienze. I miei genitori, in realtà, sono sempre stati con me, nel senso non fisicamente, in quanto mi hanno sempre appoggiato in tutto quello che ho fatto senza mettermi mai i bastoni tra le ruote. Hanno creduto sempre in me, in silenzio, senza fare mai il tifo e anche questo fa parte di tutto quel percorso che mi ha portato ad essere quello che sono oggi. Quindi più che sofferenza la mia è stata una voglia di ricerca. La ricerca della bellezza, del gusto è il filo conduttore di tutto ciò che amo fare, con la consapevolezza di chi sono, da dove vengo e dove voglio andare. A Calascibetta ci torno spesso, quando posso, mi piace ritornare e riassaporare tutte quelle cose belle che hanno fatto parte della mia infanzia. Però non ho rimpianti, diciamo che ho fatto bene ad andare via e inseguire il mio sogno.

Quale è la parte più difficile del mestiere di regista e poi dell’attore?

La cosa più difficile dell’essere attore è quella di essere credibile. Devi essere credibile davanti allo spettatore. La gente deve dimenticarsi il fatto che tu stia recitando perché se di un attore vediamo che recita secondo me non è un bravo attore. Quindi la cosa più importante ma anche difficile è raggiungere la credibilità. Mentre per quanto riguarda il regista secondo me un po’ codificare e riuscire ad arrivare al pubblico con le emozioni di una messa in scena di un film. Mi spiego meglio, oggi forse sembra facile ma in realtà è la cosa più difficile raccontare una storia e lasciare che questa storia arrivi alla pancia delle persone. Questa secondo me è la cosa più difficile per un regista oggi perché oggi siamo in un mondo che va veloce. Invece, ecco il teatro ha bisogno di un rito, ha bisogno di sedersi, di stare attenti, di abbandonare la tecnologia e quindi sentire, vedere ciò che uno spettacolo dovrebbe offrirti e quindi una storia contornata di emozioni che siano felici e allegri o anche drammatiche.

Nel 2008 hai condotto la trasmissione Quarta Parete con la regia di Pino Strabioli su Mediolanum Channel e per la stagione 2021/2022 hai fatto parte del cast fisso di Forum, ogni lunedì come opinionista per la conduzione di Barbara Palombelli. Conduci da ottobre 2021 una tua rubrica dal titolo Lo scemo del villaggio. Regista, attore, musicista e anche conduttore. Come è stato calarti in questi panni e raccontaci un po’ di cosa ti occupi in questa tua rubrica?

Io dopo l’Accademia, paradossalmente la prima cosa che ho fatto è stato condurre una trasmissione. Mi ricordo che ho iniziato a lavorare con un autore che ho amato molto e che oggi è uno dei volti noti della Rai, Pino Strabioli, che in quella piccola esperienza mi ha insegnato tantissimo e con il quale poi è nata una bellissima amicizia. Una persona veramente meravigliosa. Quindi è nato tutto così. Negli anni ho poi condotto degli eventi in piazza e così via. C’è poi questa rubrica “Lo scemo del villaggio” che racconta di tutte quelle persone che hanno cambiato la loro esistenza nella storia. Quindi racconta di tutte quelle persone che da bambini erano considerati scemi del villaggio, cioè persone che erano intese un po’ meno degli altri (per dislessia, per problemi fisici e così via) e che invece nella vita hanno cambiato la loro sorte perché sono diventati numeri uno. Ad esempio Einstein piuttosto che Sylvester Stallone. Nomi che sono conosciuti nel mondo perché sono diventati dei geni però nessuno sa che sono partiti da zero e quindi hanno lottato contro se stessi, sviluppando delle loro competenze, diventando poi chi abbiamo conosciuto nella storia. Quella di Forum è stata una bellissima esperienza. La Palombelli è veramente dolcissima, una persona intelligentissima e che stimo tantissimo. E’ una persona deliziosa che mette a proprio agio gli ospiti, il cast e tutte le persone che lavorano lì. E la cosa più bella è che lei mi ha insegnato tante cose ma in silenzio. Sono quelle persone che riescono ad insegnarti delle cose tecniche senza dovertele dire. Sono persone ti accompagnano con la mano, perché sono persone generose. E quindi lì mi sono sentito come in una grande famiglia dove tutti si rispettano e dove si vive una bellissima esperienza.

Tornando alla tua passione per la cucina, da luglio so che condurrai un programma su Discovery per Food Network. Ce ne vuoi parlare?

Sì andrà in onda su Food Network canale 33 del digitale terrestre. Il titolo sarà “A casa cucina papà” dove io insegno delle ricette veloci, semplici e molto gustose, io aggiungerei ‘gourmet’. E tutto questo fatto con una facilità e con una velocità di esecuzione dei piatti con degli accostamenti moderni che guardano sia alle miei origini siciliane però rinfrescandole un po’ con quello che è Vittorio che ha viaggiato tanto, che ha fatto tante esperienza. Ecco un po’ con un tocco fusion. Io mi racconto, racconterò degli aneddoti della mia vita passando per l’infanzia, il lavoro, la famiglia, la mia terra e la mia quotidianità. Ecco sarà un racconto attraverso la cucina così che la gente potrà imparare anche nuove ricette. Quindi si vedrà questo papà smart, moderno, di una famiglia allargata che lavora, che è un creativo e che cucina. Un papà che secondo me è il buon vicino di casa oggi di cui ti fidi. E’ un papà moderno, un papà 3.0. Partirà il 3 luglio, canale 33, alle ore 15:00.

Se dovessi rivolgerti ad un bambino o una bambina che ha un sogno, qualunque esso sia quale consiglio ti sentiresti di dare loro?

Di non avere paura mai di inseguire il proprio sogno. Perché la paura non è di chi vuole inseguire il proprio sogno ma di chi ti sta intorno. Molte volte hanno più paura le persone che ti stanno intorno che magari te e quindi tu sei assorbito dalle altre paure ma fondamentalmente il tuo sogno rimane. E quindi il mio consiglio di andare sempre avanti a prescindere da quello che pensano gli altri.

Siamo arrivati al termine di questa intervista. Vuoi salutare e ringraziare qualcuno?

Grazie ai lettori che avranno la pazienza di leggere dalla prima all’ultima parola.

Grazie mille e un grosso in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti futuri.

Grazie mille a te e a presto.