Il tumore alla prostata è la neoplasia che maggiormente colpisce l’uomo, basti pensare che, solo nel nostro paese, ogni anno, vengono diagnosticati più di 36.000 nuovi casi.
Finora i ricercatori avevano tentato di identificare i fattori predisponenti di questa insidiosa neoplasia con scarso successo, ma adesso, dopo tanto lavoro, si potrebbe essere giunti ad un risultato interessante. Il condizionale è d’obbligo poichè, per il momento, ci sono stati riscontri solo in sede di laboratorio e, dunque, prima di proclamarsi sicuri bisognerà attendere la prosecuzione degli esperimenti, ma passiamo alla scoperta.
Studi effettuati negli ultimi anni avevano accertato come in molti soggetti colpiti da cancro alla prostata vi fosse la copresenza di un’infezione da Trichomonas Vaginalis. Il Trichomonas in questione, altro non è che un protozoo il quale, localizzandosi a livello genitale, provoca condizioni patologiche di lieve entità in particolare nella donna. Partendo da questo dato, un’ equipe di ricercatori composta, tra l’altro, da tre microbiologi e immunologi italiani del Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Sassari (Pier Luigi Fiori, Anna Rita Cocco e Daniele Dessì), avrebbe identificato una proteina, prodotta dal Trichomonas, e risultata molto simile ad una prodotta dal nostro corpo, questa proteina avrebbe la funzione di inibire la migrazione di alcune cellule immunitarie (macrofagi) e, secondo i ricercatori, rappresenterebbe il fattore predisponente per lo sviluppo del tumore alla prostata.
Un cancro a trasmissione sessuale dunque?
Ni. Certo, se gli studi fossero confermati, si potrebbe arrivare ad avvallare questa ipotesi, in quanto, mediante il contatto tra un soggetto infetto da Trichomonas ed un soggetto sano, durante il rapporto potrebbe avvenire la trasmissione del protozoo. Per esserne sicuri, tuttavia, bisognerebbe poter escludere la presenza di altri fattori predisponenti cosa che, almeno per il momento, è impossibile. In ogni caso se la proteina del Trichomonas fosse classificata a tutti gli effetti come agente predisponente del cancro alla prostata l’impatto sulle successive ricerche sarebbe enorme.
Nella lotta alle neoplasie, infatti, la conoscenza è l’unica risorsa che ci permette di “fabbricare” le armi necessarie per combattere.
Non ci resta che sperare che la ricerca vada a buon fine e che, il più presto possibile, questa subdola patologia sia debellata.
Fonte: www.corriere.it