Simonetta Lamberti: la bambina, innocente vittima della Camorra

Il 29 maggio 1982 la Camorra uccide la piccola Simonetta Lamberti.

Simonetta Lamberti: la bambina, innocente vittima della Camorra

Due giorni fa si è celebrata la Giornata in ricordo delle vittime di Mafia. Tra i nomi scritti negli astri celesti c’è quello di una bambina di 11 anni, Simonetta Lamberti. Mentre scrivo mi travolge un senso di amarezza, un velo di tristezza si posa sulle mie mani. Tremano le mie dita mentre mi accingo a scrivere di lei. Quel senso paterno insito dentro mi avvolge e mi travolge. Tante domande mi attanagliano la mente. Come può Dio permettere che venga uccisa una bambina? Come può Dio permettere che il male si propaghi alla luce del sole, che sparga sangue innocente?

Simonetta Lamberti: Erano i capei d’oro…

“Erano i capei d’oro a l’aura sparsi che ’n mille dolci nodi gli avolgea, e ’l vago lume oltra misura ardea di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi” così vorrei iniziare a raccontare la storia di Simonetta. Il 29 maggio 1982 gli occhi di Simonetta videro sorgere l’ultimo sole della primavera. Mi piace pensare che venne svegliata dai raggi del sole che irradiavano il suo tenero viso. Era radiosa quella mattina, perché quel padre giudice, sempre impegnato nel suo lavoro a caccia dei criminali, le aveva promesso di portarla a giocare sulla spiaggia. Il padre, Alfonso Lamberti, era un giudice, Procuratore della Sala Consilina e dalla fine degli anni Settanta si occupava dei casi di criminalità.

uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale,
piagha per allentar d’arco non sana.
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Era raro per Simonetta trascorrere del tempo con il padre. Quella mattina era felice di trascorrere del tempo con lui, con quell’uomo che usciva la mattina presto e rientrava a sera tardi quando lei era già a dormire. Dopo aver fatto colazione si era vestita di corsa. Aveva indossato il costume da bagno, un vestitino a quadrettini e un paio di ballerine rosa. Dopo aver dato un bacio alla sua cara mamma salì in automobile accanto al suo papà, destinazione la bellissima Vietri sul Mare.

Simonetta Lamberti: l’ultimo sole

Le corse sulla spiaggia, i castelli di sabbia costruiti in riva all’azzurro mare che fa da cornice al cielo a pecorella. Il viso radioso della piccola Simonetta. Le sue grida di gioia mentre il padre la rincorre sulla dorata e rovente sabbia. Una giornata di primavera, perfetta, colorata dal volo di farfalle che si librano in volo. Le nuvole cullate dal vento, il mare che bagna il suo corpo.

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E’ ora di tornare a casa. La piccola Simonetta asciuga i suoi biondi capelli, li pettina con cura. Si riveste e sale in macchina accanto al suo papà. Le ore trascorse in spiaggia l’hanno stremata e così si addormenta. L’automobile percorre la strada di ritorno verso Cava de’ Tirreni.

All’improvviso una macchina bianca affianca quella del giudice. Persone sconosciute impugnano armi dalle quali fanno partire una raffica di proiettili indirizzati al giudice. I proiettili investono l’automobile, frantumano i vetri. Il giudice viene ferito alla testa da un proiettile. Perde conoscenza. La furia omicida non si ferma. I sicari fanno partire un ultimo colpo. Quello fatale, quello che spegne per sempre gli occhi lucenti di Simonetta. La Mafia non perdona, la Mafia è perfida, la Mafia castiga e non si ferma dinanzi a nulla.

La Mafia: il male subdolo

La Mafia è un male subdolo che macchia tutto ciò che sfiora. La Mafia è la più grande sconfitta umana. Non ci si può abituare alla Mafia. Abituarsi significa rassegnarsi. Bisogna invece alzare la testa, urlare la propria indignazione. La Mafia quella calda mattina di primavera frantuma i sogni di una bambina la cui unica colpa era quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. La Mafia sparge sangue innocente, elimina chiunque è di intralcio. Uccide donne, bambini, uccide per mettere a tacere. Quella mattina la Mafia imprime una pesante cicatrice nel cuore di una madre. Spazza via l’amore e l’armonia di un’intera famiglia costretta a risollevarsi dalla coltre di cenere in cui è sprofondata.

Simonetta Lamberti: la bambina, innocente vittima della Camorra

Le sirene di un’ambulanza irrompono nel silenzio che si è creato intorno alla scena della sparatoria. Il giudice riprende per poco conoscenza, stringe tra le sue braccia il corpo della piccola. Le lacrime del padre scivolano come rugiada sul bocciolo sfiorito e reciso per sempre. I sanitari si prendono cura del corpo della bambina. Nello spostamento dalla macchina all’ambulanza cade la scarpetta rosa. Una corsa repentina contro il tempo verso l’ospedale più vicino. Sulla scena della sparatoria arriva anche Angela, la mamma di Simonetta. Il suo sguardo si posa sull’automobile crivellata di colpi, lo sportello aperto e la scarpetta rosa di Simonetta. Si fa accompagnare da una sua amica all’ospedale. Lì incrocia lo sguardo perso nel vuoto del marito ferito ma cosciente. Chiede di Simonetta, implora la moglie di cercarla. Simonetta non c’è più, è già diventata una nuvola bianca.

La Camorra questa volta è stata spietata, ha castigato una madre. Non c’è dolore più grande per una madre che perdere la propria bambina. Un dolore che non si può spiegare. Un dolore che non conosce rassegnazione. Un dolore che riporta alla mente quello che visse la Madonna ai piedi della Croce stringendo il corpo esanime del Figlio. Un dolore che distrugge un intero nucleo familiare. Un padre straziato da un senso di colpa che lo porta a non credere più nella giustizia. Un padre tradito dai suoi ideali e che arriva addirittura a scendere a patti con quelli che erano i suoi peggiori nemici.

Simonetta Lamberti: cosa resta

Il ricordo di Simonetta è vivo più che mai. A tenere accesa la fiammella è la sua cara mamma, Angela Procaccini che da allora incontra i giovani e a loro racconta la storia della sua bambina, innocente vittima della Camorra. La storia di una bambina dai biondi capelli accarezzati dal vento di maggio. Quel vento che la volle nuvola. “Uno spirto celeste, un vivo sole fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale, piagha per allentar d’arco non sana”. Angela Procaccini è una donna forte, tenace, madre di Francesco e Serena Simonetta. Una madre che ha perdonato il killer di sua figlia, Antonio Pignataro, che con una lettera le ha chiesto scusa. Le scuse di un uomo che quella mattina di maggio non ha esitato a sparare ad una bambina, un uomo avido, nutrito dall’odio e dalla rabbia e che non aveva esitato a distruggere un felice nucleo familiare.