Lo strano caso di Nicky Crane: neo nazista omosessuale.

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Nicky Crane è stato un neo nazista convinto e un omosessuale consapevole. Una dualità che gli ha imposto, ad un certo punto, una scelta.

Il 21 Maggio 1958 nasce,  nel sud-est di Londra, Nicola Vincenzo Crane.  Di padre inglese e madre di discendenze italiane, Nicola/Nicky Crane trova  presto un’altra famiglia alla quale fare riferimento, piuttosto che la sua.

Giovanissimo, si avvicina infatti agli skinheads, che diventano per lui uno stile di vita e molto di più. Nelle scorribande violente, Nick, si sente realizzato. Sempre a Londra, nel frattempo, il BM (British Movement), un movimento nato sulla scia del Nazionalsocialismo, sta reclutando adepti, giovani inclini alla violenza e sufficientemente allo sbando da potere essere gestiti senza troppe difficoltà. Nicky Crane è il candidato perfetto.

Nel giro di pochissimo, viene arruolato e diventa a tutti gli effetti un neo-nazista. “Hitler era il mio Dio” – affermerà in una intervista molti anni dopo. È lui stesso ad  organizzare assalti alle opposizioni politiche e alle minoranze e a spingere gli altri neo nazisti ad un livello sempre più alto di violenza.

Per affermare ancora di più la sua affiliazione al movimento, diventa anche  una delle Leader Guard, guardie del copro del capo del BM, McLaughlin, e combattenti scelti per le azioni più violente. Una vera e propra organizzazione paramilitare. Nel maggio del 1978, lo squadrone del BM assalta un gruppo di persone di colore ad una fermata di autobus a Londra. La furia di Crane viene descritta come “peggiore di quella di un animale”.

I suoi interventi violenti non hanno tregua. Nel 1981 viene arrestato e condannato a quattro anni di prigione. Alla sentenza del giudice, la sua risposta è il saluto nazista gridato a gran voce. Anche in prigione, però, Nicky Crane non si calma e organizza un attacco alle guardie carcerari. Il tempo nel carcere passa, il ragazzo esce e riprende la sua vita nelle fila del BM: nuovi assalti, altra violenza.

Ma c’è qualcosa che nessuno sa, neanche i commilitoni di Nicky. Siamo all’Heaven, famoso nightclub gay di Londra. John G Byrne, skinhead, nota lo sguardo di un ragazzo che non aveva mai visto prima.

È Nicky Crane.

Nella metà degli anni ’80 molti skinhead iniziano a fare coming out. Alcuni di loro erano teste rasate ancora prima di capire la loro sessualità, altri scelgono di diventare skinheads perché il loro abbigliamento li avrebbe esposti meno come omosessuali.

C’è un momento, in questo periodo storico, in cui tutto inizia a confondersi un po’. Le svastiche tatuate sui corpi non significano più di una moda. E moda diventa anche il vestiario skinhead. Diventa difficile riconoscere il sacro dal profano. Non è comunque il caso di Nicky Crane. Lui è un neo nazista convinto, come altrettanto è ormai consapevole della sua omosessualità.

La sua fama, intanto, cresce. Crane non è un oratore, ma un carismatico. Non è un comunicatore verbale, ma le sue azioni (violente) fanno il giro del mondo e gli rendono la fama ingloriosa che cerca come neo nazista.

Nel 1981 il giornalista Garry Bushell mette su una compilation di pezzi da gruppi Oi!, street punk che diventa subito famoso tra le teste rasate. Lo stesso Bushell, per quello che lui stesso definisce un grave errore, mette una foto di Crane in copertina, rimuovendo i tatuaggi.

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La notorietà di Nicky raggiunge livelli insperati. Dalla immagina di copertina alla stampa per magliette di ragazzini invasati dalla prestanza e dalla fama di questo ragazzo che ormai è sulla bocca di tutti.

Crane si accorge ben presto che deve proteggere la sua immagine nell’ambiente nazista e spesso si fa vedere con una ragazza sotto braccio.

Nel 1983 il BM collassa e Nicky Crane, che ora non ha più riferimento diretto, continua la sua azione violenta da solo.

Il magazine antifascista Searchlight, però, segue Crane da vicino e sotto la sua descrizione indica che è facile trovare il ragazzo all’Heaven, il giovedì sera.

I neo nazisti, inaspettatamente, non si fanno sentire e la risposte a quanto detto (e quanto da tempo sospettato da tutti)  è quella di fare finta di niente. Si crea, in entrambi gli ambienti, una sorta di bisogno di negazione: un omosessuale non può essere nazista, un nazista non può essere un omosessuale.

In qualche modo questi atteggiamenti, portano Nicky a continuare indisturbato per la sua strada e a credere, probabilmente, di poterlo fare per sempre. Non troppo dura però il fare finta di niente da parte dei neo nazisti che vogliono ora confrontarlo. Un giorno, mentre di trova su un taxi, viene accerchiato e picchiato.

Nicky testimonia al processo.

Si sta allontanando dal neo nazismo e molti sono i segnali di questa distanza, che si fanno sempre più evidenti. Nel 1992 arriva la conferma finale del suo allontanamento dal movimento neo nazista. Channel 4 presenta il programma Out, di cui i protagonisti sono lesbiche e gay nel Regno Unito. Tra questi, Nicky Crane.

“Sono sempre stato gay” – afferma senza esitare – “ma la mia ammirazione per Hitler non mi faceva vedere altro. Finché ho capito che non potevo fare parte dei neo nazisti, perché sono contro i gay al 100%”.

La stampa, impazzita, dedica a Nick titoli e articoli. Il Sun intitola: “Nazi Nick is a panzi”. La storia di Nicky Crane è una storia fatta di contraddizione: omosessuale e neo nazista, leader e silenzioso, violento e riservato.

Così riservato da non avere detto a nessuno di essere ammalato. Nel 1993, Nicky Crane muore perché affetto da AIDS.