Sembra ormai che le formazioni politiche in testa per le imminenti elezioni europee abbiano portato il terreno di scontro su questioni di politica interna. Il Partito Democratico, che dagli ultimi sondaggi appariva vincente col 32%, è impegnato in un serrato duello con il movimento5stelle, quotato al 25% ma in salita, nelle piazze e su tutti i mezzi di comunicazione disponibili. Un dualismo su cui i media hanno posto forse un’eccessiva enfasi, tagliando spesso fuori dal dibattito gli altri schieramenti. Che naturalmente risentono, in termini di voti, della scarsa attenzione. Non ci sono colpevoli. Sono solo tipici meccanismi dell’informazione che si autoalimentano, parlarne un po’ aiuta sicuramente a disinnescarli.
Ma entriamo nel dettaglio delle dinamiche europee. I candidati del Pd eletti faranno parte della coalizione del PSE (partito socialista europeo), a cui si sono associati ufficialmente solo a fine aprile di quest’anno. Il PSE è il favorito nelle previsioni a guidare la prossima legislatura europea. Pone come candidato alla presidenza della commissione europea, l’esecutivo in poche parole, il tedesco Martin Schulz. I punti fondamentali di questo centro-sinistra sono una lotta serrata alla disoccupazione giovanile con investimenti nella ricerca, nella formazione e nell’innovazione industriale, una nuova regolamentazione per le banche, affinché tornino “al servizio dei cittadini europei” e infine un ripristino del welfare in Europa.
Il programma del m5s è più semplice ma più radicale. Nei “sette punti per l’Europa” troviamo temi tanto discussi come l’abolizione del fiscal compact, del pareggio di bilancio e soprattutto il referendum sull’euro, il quale, in teoria, non sarebbe previsto dalla nostra costituzione. Ma di Europa si parla poco nei comizi di Beppe Grillo. Al movimento interessano molto di più gli equilibri interni; considerano il voto del 25 maggio come un test per misurare il consenso del popolo verso il governo e il Presidente della Repubblica, secondo loro per nulla super partes. Così hanno annunciato che in caso di vittoria “marcerebbero su Roma” per chiedere le dimissioni di Giorgio Napolitano e lo scioglimento delle camere. Nei fatti, è uno scenario che appare assai improbabile. Tornando a previsioni più realistiche, il m5s rischia di essere isolato nel parlamento europeo. E’ uno dei pochi che non ha aderito ad alcuna coalizione e data la mole di seggi a Strasburgo – 751 (noi dall’Italia ne nominiamo 73) – si trasformerà molto probabilmente in una minoranza poco influente.
Ad arrivare terza sul podio c’è Forza Italia, che ha subito un forte calo di consensi dopo le lacerazioni interne, le vicende giudiziarie e la campagna elettorale poco incisiva. I sondaggi la danno al 19%. Silvio Berlusconi, leader indiscusso, parla poco di Europa tra comizi e interviste in tv; sono invece frequenti invece gli attacchi che rivolge a Beppe Grillo, che fanno discutere più delle effettive proposte. Forza Italia si schiera nella coalizione del Partito Popolare Europeo (PPE), che candida alla presidenza della commissione Claude Juncker. Nella stessa alleanza di centro-destra ritroviamo anche la Merkel e tutti i partiti conservatori, che hanno portato avanti le politiche di austerità e rigore in questi anni. Il PPE sembra intenzionato ad una leggera apertura negli investimenti, vuole un welfare che non intralci la sana concorrenza di mercato, che dovrebbe generare nuovi posti di lavoro. In quanto alle energie rinnovabili sono meno aperti di altri, di sicuro non si battono per una totale riconversione della produzione energetica.Il PPE sembra che in questo periodo stia trattando con poca trasparenza con gli Stati Uniti il TTIP (transatlantic trade and investment partnership); un trattato che liberalizzerebbe quei vincoli, non economici, come i principi comunitari e nazionali dell’Europa. In poche parole verrebbero intaccati con una deregolamentazione pesante la sicurezza, l’istruzione, la sanità e altri servizi, nella cui gestione noi europei ci distinguiamo dagli USA. Stessa linea segue il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano e l’UDC di Casini, candidati sotto lo stesso simbolo. Si parla tanto di un possibile governo di larghe intese anche in Europa che vedrebbe PPE e PSE cooperare, contro il dilagante euroscetticismo. I partiti euroscettici, ad eccezione del M5S, hanno un forte orientamento di destra, in alcuni casi estrema. La Lega Nord in Italia ne è un esempio. Il nuovo e giovane segretario, Matteo Salvini, è riuscito ad attestarsi nei sondaggi sul 5%. Predica un decisivo sbarramento all’immigrazione, l’uscita definitiva dall’euro e il ritorno alle valute nazionali. Spuntano fuori anche slogan come “no Merkel” e “no Islam”. Su posizioni abbastanza simili si schiera Fratelli d’Italia, un altro dei partiti nati dalla scissione col Pdl, guidato da Giorgia Meloni. Si pone come obiettivo la riaffermazione dell’identità nazionale, dunque il riacquisto di parte dei poteri ceduti all’Unione Europea. Lega e Fratelli d’Italia potrebbero trovarsi a fianco nella stessa coalizione, assieme alla popolarissima quanto contestatissima Marine Le Pen. Ma FI è a rischio sbarramento, la cui soglia è del 4%.
L’alternativa all’euroscetticismo e alle politiche moderate è rappresentata dalla coalizione di sinistra “radicale” GUE/NGL (il gruppo della sinistra unificata), sostenuto qui in Italia dalla lista l’Altra Europa con Tsipras. Alexis Tsipras è il leader greco del partito Syriza, dato già per vincente nel suo paese, candidato dalla coalizione alla presidenza della commissione. L’Altra Europa vanta tra i suoi esponenti famosi intellettuali e personaggi del panorama culturale italiano, come Barbara Spinelli, Moni Ovadia, Lorella Zanardo e altri. Il programma è riassunto in un manifesto di dieci punti molto ambizioso: ridiscussione del debito dei paesi più in crisi, fine dell’austerity, tutela del lavoro e lotta alla precarizzazione, realizzazione di un welfare europeo, spinta verso una maggiore integrazione e la cooperazione tra popoli, regolamentazione severa delle banche. La grande idea di fondo è un’ Europa sociale che s’interessi al cittadino, lo slogan “prima le persone”. Il tutto mantenendo nel proprio orizzonte il sogno degli Stati Uniti d’Europa. Il GUE spera di portare dalla sua parte i Verdi europei, con cui condivide molti punti, e l’ala di sinistra del PSE.