Mi piace girovagare per bancarelle, specialmente quelle che vendono libri usati. Se hai buon occhio e un colpo di fortuna, puoi trovare anche testi che non sono stati ristampati, ma non hanno assolutamente perso il loro valore culturale e di testimoni di un’epoca. Per farvi un esempio, io vi ho trovato la raccolta delle favole di Gozzi, che Puccini lesse nel tragitto ferroviario Milano – Roma. Non possiedo certamente quella che maneggiò il Maestro, ma è la stessa edizione. Il caso di cui voglio parlarvi è di un genere completamente diverso: si tratta di un volume pubblicato nel 2007 e il cui titolo è “Il triangolo della morte – La politica della strage in Emilia durante e dopo la guerra civile“. Gli autori sono due accreditati giornalisti e scrittori: Giorgio e Paolo Pisanò che seguirono lo stesso percorso di Gianpaolo Pansa.
La storia di Ines Gozzi
Vivendo a Modena, città nella quale mi sono trasferito dalla natia Torino, l’ho acquistato per curiosità e rendermi conto di un passato che, per mia fortuna, non ho vissuto. Alcune storie m’impressionarono particolarmente e sono state quelle dedicate alle donne, da sempre vittime del mal riposto virilismo maschile, inteso quale sopraffazione del più debole. Uno dei capitoli era dedicato a Ines Gozzi e andai direttamente a leggerlo, per quel cognome che conoscevo per ben diversa sorte.
Si adopera come interprete
Ines Gozzi era una bella emiliana di ventiquattro anni, che viveva vicino a Modena, a Castelnuovo Rangone. Le piaceva leggere e viaggiare e, nel piccolo paesino a vocazione agricola e di allevamento dei suini, passava per essere un’erudita. Si stava laureando in Lettere a Modena e parlava abbastanza bene la lingua di Goethe. Grazie a questa sua conoscenza, il Comando tedesco l’assunse quale interprete nei rapporti con gli abitanti e fu la fortuna di Castelnuovo Rangone.
Salva Castelnuovo Rangone dalla rappresaglia delle SS
Un giorno accadde un fatto che impresse una svolta nella vita della ragazza. Nelle vicinanze, i partigiani di un manipolo appartenente alla brigata “Garibaldi” avevano ucciso due soldati tedeschi e le SS volevano mettere in atto una rappresaglia e distruggere alcuni caseggiati. Ines Gozzi riuscì a convincere gli ufficiali che nessuno dei suoi concittadini era un partigiano e Castelnuovo non meritava una simile punizione per una colpa che non aveva commesso. Riuscì a convincere i tedeschi e, da quel giorno, tutti gli abitanti di Castelnuovo Rangone le furono riconoscenti per aver evitato la morte o la casa distrutta.
Fidanzata ad un ufficiale della RSI
Purtroppo per la povera Ines, le sue parole erano state accettate dalle SS perché non solo collaborava come interprete, ma era anche la fidanzata di un ufficiale italiano, che aveva aderito alla Repubblica Sociale. Questa era una colpa imperdonabile per i partigiani della brigata “Garibaldi” e la notte del 21 gennaio 1945 fecero irruzione nella sua casa.
La vendetta di alcuni partigiani
Armi in pugno, la portarono via insieme all’anziano padre. I due furono condotti in un vicino casolare in mezzo alla campagna e, davanti allo sguardo disperato e supplichevole del padre, Ines subì ogni sorta di sevizie. Quella bella ragazza, sulla quale ogni nefandezza era giustificata perché “fascista“, rappresentava l’esternazione dell’odio verso Mussolini e i suoi e un momento di svago per quei partigiani. I pugni in faccia non furono risparmiati, come gli sputi, le unghie tagliate fino alla carne, come atto di disprezzo verso una donna che non s’era abbrutita lavorando in campagna, ma aveva preferito collaborare con i nazisti.
Atrocità ingiustificate
Qualcuno, più perverso e audace, le spense il mozzicone della sigaretta sulla pelle e persino sulle palpebre. Ines, come un ammasso di stracci insanguinati, è svenuta a terra e diventa orinatoio per il gruppo, che si diverte a svegliarla pisciandole in faccia. Legato e impotente, il padre assiste a tutto questo scempio, consapevole del fatto che né lui e né la figlia sarebbero usciti vivi da quel casolare sperduto.
Lei e il padre sono giustiziati
All’alba del 22 gennaio 1945 e dopo un’interminabile notte di sesso, vino e sevizie, Ines e suo padre sono uccisi con alcuni proiettili di pistola alla testa. I colpi risuonano nella campagna e gli abitanti di Castelnuovo Rangone attendono alcuni giorni, prima di avvicinarsi a quel casolare: sanno cosa è accaduto e hanno paura di subire la stessa sorte. Alla fine, alcuni più coraggiosi di altri, entrano e trovano i due corpi martoriati e irriconoscibili, fradici di sangue e urina. Li sotterrano rapidamente e lo stesso giorno compare sui muri del paese una scritta: “Bestie, avete ucciso la nostra salvatrice“.
Il silenzio sugli innocenti
Castelnuovo Rangone è oggi una delle cittadine più ricche della provincia modenese, con villette a schiera, un vasto e attrezzato centro sportivo, un maialino in bronzo a rammentare il suo celebre prosciutto. Nessuno ricorda più Ines Gozzi: chi fu presente in quei terribili giorni è morto o molto anziano e i contemporanei non hanno desiderio di riportare alla memoria la fine terribile di una innocente e di suo padre, perché Ines non uccise nessuno e neppure fece qualche azione che pose in pericolo la vita di qualche suo concittadino. Purtroppo era una bella ragazza, istruita e fidanzata a un soldato considerato nemico. Purtroppo, e in ogni guerra, le donne subiscono sempre atrocità inenarrabili e ingiustificate da parte degli uomini. Purtroppo, e in ogni contesto, ci sono sempre persone che approfittano del momento per dare sfogo ai loro istinti più riprovevoli e, nel caso della Resistenza, macchiare di sangue innocente quello che fu un eroico anelito alla libertà.
Massimo Carpegna