L’intervista all’imprenditore di Monteroni che ha più volte minacciato il suicidio

Parla l'imprenditore che ha fatto arrestare i funzionari Enel

BRINDISI – Il primo agosto l’imprenditore Giuseppe Palma 44enne di Monteroni, è salito su una delle torri di Cerano, minacciando il suicidio. Non è la prima volta che l’uomo tenta di metter fine alla sua vita, le altre due volte a Marzo e luglio scorso.

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Dietro la disperazione dell’imprenditore pugliese, la vicenda giudiziaria che lo vede protagonista nella duplice veste sia di imputato che persona offesa. Infatti il 44 enne, ridotto sul lastrico, a causa dei mancati pagamenti da parte di Enel, per dei lavori eseguiti sulla entrale ENEL “Federico II” di Cerano ed appunto mai onorati, ha trovato il coraggio di denunciare.

LA STORIA RACCONTATA DALL’IMPRENDITORE

I rapporti lavorativi con la centrale ENEL “Federico II” risalgono al 2010, quando Palma, titolare della ditta individuale denominata “Edil Asfalti” (fondata nel 1997), lavorava in proprio. Nell’anno 2004 la “Edil Asfalti” si trasformava in “Palma Asfalti srl” e pur continuando ad eseguire i lavori in proprio, acquisiva le caratteristiche tecniche necessarie per ottenere la certificazione SOA OG1.

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Nel Giugno 2010, la “Palma Asfalti srl” stringe accordi lavorativi con la ditta “EdilTour srl“, già accreditata in Cerano e operante al suo interno, occupandosi di eseguire in subappalto i lavori di impermeabilizzazione.

Questo rapporto di collaborazione con “EdilTour srl” si protrae sino all’anno 2012 prevedendo oltre alle impermeabilizzazioni, tutti i lavori di manutenzione, e nel frattempo maturano le certificazioni per poter essere accreditati nel portale ENEL e partecipare alle gare. Infatti la “Palma Asfalti srl” nell’anno 2011 viene invitata a partecipare ad una gara di manutenzione aggiudicandosi la gara ed altre a seguire.

Durante la fase della prima gara vinta, sostiene il Palma “ebbi contatti con un dipendente Enel, che mi guidò per aggiudicarmi la gara, facendomi avere i prezzi di partenza da ENEL e indottrinandomi sulla condotta di gara, nella mia ingenuità pensavo che fosse un aiuto spontaneo e amichevole, ma in realtà proprio da lì a poco cominciavano le richieste che consistevano in piccoli regali; man mano che il tempo passava, questi piccoli regali diventavano richieste più impegnative, non solo da un funzionario ENEL ma anche da coloro che non sempre facevano parte dell’amministrativo gara”. 

Non solo richieste di regali ma all’imprenditore veniva imposta finanche l’assunzione di personale: “durante lo svolgimento di una delle gare mi venivano imposti dai dirigenti le assunzioni di  7 operai brindisini che chiaramente incidevano notevolmente sul bilancio aziendale”.

Durante l’esecuzione dei lavori accadeva che le richieste diventavano sempre più esose, e si andava avanti così soddisfacendo in qualche modo le loro richieste sino al Gennaio 2015, tanto è vero che “mi permettevano di fatturare importi notevolmente più alti di quelli in realtà dovutomi”.

Scende nei dettagli l’imprenditore pugliese affermando che “ad esempio il contratto del muro in c.a. è stato pagato per intero sforando addirittura l’importo di gara, ma in realtà ne è stata realizzata circa il 50%. Altro esempio lampante è quello che riguarda la realizzazione di conglomerato bituminoso e quant’altro inerente nel quale a fronte di una piccola quantità di bander, tappetino, trattamento bitunminoso, economie operai ecc,  venivano invece fatturati importi molto ma molto importanti, vedi tabella di seguito”; prosegue affermando che “si tenga conto che tutti i contratti eseguiti dalla “palma Asfalti srl” sono stati contabilmente gestiti in questo modo.

LA DECISIONE DI RIBELLARSI AL SISTEMA

Ad un certo punto l’imprenditore pugliese decide di dire basta al sistema e da quel momento in poi inizia il calvario e quindi i guai economici, in quanto “le gare successive a cui partecipavo, di fatto non mi venivano più fatte vincere“.

Il Palma decise così di andare avanti nel suo tentativo di ribellarsi al sistema che lo stava schiacciando ma “a questo punto per mettermi a tacere mi fecero aggiudicare due gare di poco conto ed economicamente non vantaggiose, nonostante ciò continuavo il solito sistema ricorrendo anche , in collaborazioni con i dirigenti, a fatturazioni false di lavori mai eseguiti”.

Vano fu anche il tentativo di interloquire con i massimi dirigenti ENEL, i quali messi al corrente dei fatti mi rispondevano più volte, che “queste fatture false da me indicate, erano state emesse per errore, ed io rispondevo prontamente come segue:

Mi sembra assurdo quindi che dei documenti così importanti e in tale quantità anche economica, possano essere fatti PER ERRORE, in quanto sono stati anche compilati da ENEL libretti delle misure e tutti gli altri documenti contabili firmati da tutti gli addetti, va da se che è tutto falso, e venivano pagati SAL di fantasia.
Questo a precisare che errori non c’è ne sono stati, ma sono certificati emessi volutamente dai dirigenti incaricati, i quali addirittura mi scrivevano che la mia ditta è depitrice nei confronti di ENEL”.

Nel Marzo 2015 la “Palma Asfalti srl” che disponeva di un organico pari a n. 11 operai fu costretta ad eseguire dei licenziamenti con notevoli costi inaspettati sino al Luglio 2016, e lasciando questi ultimi a casa senza lavoro.

LE MINACCE E LA PERDITA DI FIDUCIA NEI CONFRONTI DELL’AZIENDA

“Quando le mie lamentele giornaliere cominciarono a dare fastidio, cominciavo a ricevere nel Marzo  2016 ad oggi,  minacce frequenti da personaggi poco raccomandabili amici di amici in comune, senza precisi riferimenti a persone, tutti della zona del brindisino, che aumentavano le mie preoccupazioni e mi costringevano a cercare di risolvere tali situazioni rivolgendomi a persone sempre più in alto nella dirigenza ENEL, tutto ciò mi ha costretto a tenere riservate prove inconfutabili (registrazioni, assegni, lavori eseguiti nelle proprietà di dipenti ENEL, versamenti in contanti,ed altro)”.

L’azienda, sottolinea l’imprenditore pugliese, ha sempre goduto della massima fiducia da  tutti gli istituti bancari, fornitori ecc.,  per la sua solidità e precisione nei pagamenti, che invece ha cominciato a sgretolarsi come detto dal 2015 a causa dei fatti sopra esposti, “mi ritrovo di conseguenza ad avere una azienda sul filo del fallimento irrimediabile con le banche che vogliono togliermi la casa, i creditori che pignorano qualsiasi cosa, dopo tanti anni di sacrifici e di lavoro ininterrotto” .

LA DENUNCIA

Nel Novembre 2016 arriva la decisione di sporgere denuncia e di li a poco la magistratura aprirà le indagini che porteranno all’arresto di 5 funzionari enel; dei 5 arrestati, uno in carcere e 4 ai domiciliari.  L’inchiesta, coordinata dai Pm Milto Stefano De Nozza e Francesco Carluccio, ha riguardato presunte dazioni di denaro e altre utilità in cambio di appalti.

Nel Dicembre 2016, “venivo ricevuto in Roma nella sede centrale di ENEL, al Viale Regina Margherita, e dopo un incontro con un funzionario ed un avvocato ENEL, mi facevano un bonifico sul conto personale di €.22.000,00, per poter dare un piccolo rateo agli opera, con la promessa che nei primi giorni di Gennaio 2017, ci saremmo rivisti per sistemare il tutto, ma ciò non avvenne mai, ed in seguito capii che tale bonifico servì solo a tenermi tranquillo“.

Alla stessa denuncia si è aggiunta una querela della società elettrica. Secondo quanto sarebbe emerso nel corso delle indagini, i cinque dipendenti Enel arrestati avrebbero favorito un’impresa “amica” nell’aggiudicazione di diverse gare d’appalto rivelando i valori da indicare nelle offerte da presentare, attestato falsi stati di avanzamento dei lavori, liquidato fatture per lavori mai eseguiti. Nei confronti dei 5 dipendenti Enel sono stati anche eseguiti sequestri preventivi per un valore di 230mila euro. Il reato contestato è la corruzione continuata per atti contrari ai doveri d’ufficio.

Il procuratore di Brindisi Marco Dinapoli ha sottolineato: “Enel ha denunciato e ha fornito documentazione che ci ha dato riscontro della falsità delle certificazione degli stati di avanzamento dei lavori. È così che si dovrebbe fare sempre” e ha poi espresso “apprezzamento per l’atteggiamento dell’Enel” che ha consentito, insieme con la denuncia dell’imprenditore, di arrestare i funzionari che avrebbero chiesto tangenti.

IL DECLINO DELL’AZIENDA

Nel frattempo, racconta l’imprenditore di Monteroni, “siccome mi avevano interdetto l’accesso alla centrale, quando sotto scorta riuscì ad entrarvi, e facemmo un sopralluogo nelle aree di cantiere e depositi, mi accorsi che avevano rubato gran parte della mia attrezzatura e materiali, così feci denuncia alle autorità e chiesi ad enel di ripagarmi ciò che era stato rubato in modo di cercare di riprendere a lavorare, ma anche qui, nonostante la centrale è super sorvegliata, mi venne negato tutto”.

Intanto a causa dei mancati introiti, anche derivanti da lavori effettuati e non pagati, l’azienda era ormai al collasso, subendo protesti, pignoramenti e tanto altro.
La situazione finanziaria disastrosa “mi costringeva ad allontanarmi dalla famiglia“.

GLI INNUMEREVOLI TENTATIVI DI RISOLVERE PACIFICAMENTE LA SITUAZIONE

Tutti i miei tentativi di instaurare una trattativa per salvare almeno il salvabile, non ebbero mai un esito positivo, ad un certo punto preso dalla disperazione decisi di farla finita, e più di una volta mi recai in centrale salendo sulle torri, ma l’intervento delle forze dell’ordine mi impedì il malsano gesto, e vari personaggi enel mi promettevano una conclusione, ma diventavano tutte vane una volta sceso dalle torri“.

L’Imprenditore 44 enne non vuole arrendersi e tenta un ulteriore contatto con i dirigenti ENEL. Il giorno 15.06.2017, “mi recavo in Roma al Viale Regina Margherita, sede di enel produzione per cercare di avere un dialogo con qualsivoglia dirigente al fine di cercare di incassare i miei crediti lavorativi. Mi consentirono dopo lunga attesa di parlare con un addetto alla sicurezza il quale mi ascoltò, ma era palese che il suo unico intento era quello di allontanarmi, così mi promise che entro due giorni avrebbe pensato lui a sistemare la situazione e mi avrebbe contattato. Chiaramente ciò non avvenne mai, e per l’ennesima volta venivo preso in giro da Enel”.

Fece ritorno a Roma qualche giorno più tardi e precisamente il giorno 23/06/2017, chiedendo di parlare con qualcuno “ma, in tutta risposta, vedevo arrivare sul posto le forze dell’ordine che mi compilavano foglio di via obbligatorio, verbalizzandomi disturbo delle occupazioni delle persone quando invece avevo chiesto cortesemente di poter parlare con un dirigente, e così fui costretto a rientrare nella mia città”.

LA DECISIONE ESTREMA DI METTERE FINE ALLA PROPRIA VITA

La disastrosa situazione continuava ad aggravarsi sempre più, così, il giorno 18/07/2017, in preda alla disperazione “mi recavo alla Centrale Federico II, in Cerano, con l’intenzione di farla finita proprio in quel luogo dove tutto era cominciato”.

“Recatomi sulla torre 8, mi preparavo allo sconsiderato gesto, solo l’intervento dei Carabinieri nella persona del Capitano con la sua capacità persuasiva e umana, unitamente ai Vigili del Fuoco, mi convincevano a non perdere le speranze e a desistere”.

Le recriminazioni dell’imprenditore sono tutte rivolte nei confronti dell’atteggiamento di Enel “inutile dire che Enel è rimasta nella totale indifferenza senza nemmeno comparire o contattarmi, e ripeto ancora che io chiedo solo il compenso del mio lavoro già finito un anno fa”.

Ancora una volta il giorno 26/07/2017, le difficoltà quotidiane e la spada di Damocle dell’espropriazione della propria abitazione costrinsero nuovamente il Palma a salire sulla torre 8, “per far cessare tutto ciò e la mia vita, e dopo aver trascorso tutta la notte nascosto salì sulla torre, una volta trovatomi rispiegai a chi tentatva di dissuadermi la mia situazione, ed un funzionario enel mi prometteva che la trattativa si sarebbe prontamente aperta ed entro 2 giorni avrebbero risolto la mia situazione attraverso il loro legale. Ma ancora una volta, recatomi con il mio legale presso lo studio del loro legale, si rimangiavano tutto e tutte le promesse”.

La disperazione dell’imprenditore deriva dal fatto che tutta la vicenda lo ha penalizzato anche e soprattutto per i lavori successivi in quanto “la mia azienda chiaramente risulta inaffidabile”. 

Inutile dire, prosegue il 44 enne che “la mia azienda è stata sempre ligia e perfetta da qualsiasi punto di vista e non avevo mai e dico mai problemi del genere. Ora invece è affogata dai debiti che hanno completamente eroso le mie risorse e beni personali, e con gli operai a casa da un anno”.

LO SFOGO

La mia sensazione, in questo momento, è quello di un uomo abbandonato da tutti nonostante la mia volontà di far rispettare la legalità.
Ormai ho solo poche ore per salvare la mia dimora, mi continuano a fare promesse inutili, ed io sono disperato e stanco di vedere portarmi via tutto. Alla luce di ciò presto ritornerò in centrale per l’ultima volta e lì, dove tutto è cominciato, finirà“.

L’INTERVISTA

Buongiorno Sig. Palma dall’ultima volta che è salito sulla torre 8 di Cerano è cambiato qualcosa?

La disperazione mi ha portato più volte a salire sulle torri per reclamare i miei diritti, ma non è cambiato nulla.

La sua azienda in che condizioni si trova?

La mia azienda si trova in uno stato disastroso, in quanto a causa dei mancati incassi per lavori eseguiti realmente ma mai pagati ed il continuo esborso di denaro che avveniva per pagare i dipendenti di enel infedeli mi hanno bloccato qualsiasi rapporto bancario in quanto sono stati elevati a carico della Palma Asfalti, protesti e quant’altro, oltre ai debiti verso fornitori e dipendenti. Le banche mi hanno anche pignorato la casa.

Cosa fa attualmente per vivere e per provvedere al sostentamento della sua famiglia?

Adesso sono costretto a farmi aiutare economicamente da parenti ed amici, e mi trovo in uno stato di totale indigenza, quando invece, prima del mio ingresso in Cerano ENEL, la mia azienda era un modello per tutti, sempre in attivo e corteggiata da banche e fornitori.

In questo brutto periodo della sua vita chi le è stato vicino e chi invece l’ha abbandonata?

Tutto ciò ha provocato chiaramente un allontanamento da me, da parte di tante persone, mi sono rimasti vicini solo i miei figli i quali con la immobilizzazione dell’azienda hanno perso anche loro il lavoro.

Io mi sorprendo sempre di più, e mi chiedo, come mai una persona vittima di continue richieste di denaro da parte dei dipendenti infedeli, e che si rivolga alla Legge per essere tutelato e per smantellare un sistema corruttivo, venga poi abbandonato a se stesso.

Ad oggi, dopo tutto quello che le è successo rifarebbe quello che ha fatto? e soprattutto denuncerebbe?

Rifarei quello che ho fatto per smascherare il tutto, ma capisco ora, perché tanti imprenditori nella mia stessa situazione preferiscono addivenire a patti con grandi società anziché denunciare.

Cosa pensa di fare in futuro?

Al momento sono impossibilitato a cominciare qualsiasi tipo di attività a causa della disastrosa condizione economica, peggiorata per altro da un consistente furto da me subito, in quanto dall’interno della Centrale Enel di Cerano mi è stata rubata una gran quantità di attrezzatura e materiali vari, pertanto posso solo sperare nell’intervento rapido della Giustizia e dei suoi provvedimenti.