Referendum Tav: le posizioni contrapposte di Salvini e Di Maio

Intimidazione contro il sindaco pro Tav di Chiomonte

Divisioni all’interno del governo giallo-verde sul Referendum per la Tav, la grande opera che prevede la costruzione di un passaggio ferroviario ad alta velocità Torino-Lione. Posizioni contrastanti sulla possibilità di indire un referendum popolare e episodi di intimidazione che rischiano di alimentare il clima di violenza sociale e verbale. Ultimo episodio di intimidazione è avvenuto nella notte prima del flashmob di Torino. Davanti all’abitazione del sindaco di Chiomonte, Silvano Ollivier, a favore della Tav, sono stati trovati chiodi a quattro punte. Un “gesto imbecille”, ha commentato il Primo Cittadino, per contrastare le sue posizioni e per impedire la partecipazione alla manifestazione.

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Il sì di Salvini con il Referendum sulla Tav

Sulla questione sono intervenuti più volte Di Maio e Salvini, in contrasto. Su tante cose si stanno prendendo decisioni coraggiose ha ribadito più volte il ministro dell’Interno Salvini ma non sempre si può andare d’accordo e quando capita le questioni si portano o all’interno del parlamento o in maniera diretta ai cittadini.

“Nel contratto di governo – ha commentato il ministro leghista – ci sono i referendum propositivi come in Svizzera giustamente, quindi se sulla Tav non c’è un accordo politica la parola passa agli italiani. Ho ben chiaro in testa che voterei a favore dello sviluppo e della crescita”. Questa affermazione segue la partecipazione di diversi esponenti della Lega alla manifestazione Pro Tav a Torino, il 12 gennaio 2019. “E’ sempre un buon segno quando gli italiani partecipano e manifestano civilmente. Con come i centri sociali che sfasciano e aggrediscono, quindi dobbiamo tenerne conto. Penso che l’Italia abbia bisogno di andare avanti, di viaggiare di più e più velocemente”.

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I numeri della grande opera

La questione Tav fin dall’inizio produce incrinature tra le due parti mediate da Giuseppe Conte. Nel contratto di governo c’era l’intesa di analizzare e riformulare i costi nei confronti dell’Europa per limitare i danni di una possibile chiusura del progetto, ci vogliono, infatti, due miliardi di euro per fermare la costruzione e tre miliardi per completarla. Una nuovo progetto correttivo ha ridotto i costi fino a 1,5 miliardi di euro e la possibilità di evitare disagi sociali causati dalla chiusura dei contratti, degli appalti con i posti di lavoro che salterebbero.

Di Maio: il no al referendum Tav

Il Movimento 5 Stelle ha iniziato la nuova legislatura appoggiano il no alla Tav con la ripromessa nel contratto di analizzare i costi e benefici della grande opera. Di Maio ha commentato con incertezza la proposta di un referendum sulla Tav dichiarandolo impossibile, sollecitato anche da Roberto Fico che appoggia la linea dura del Movimento. “Non esiste – ha dichiarato Di Maio – la possibilità di indire un referendum da parte del governo a meno che non si faccia una legge costituzionale. Se i cittadini chiedono un referendum ben venga ma la posizione del Movimento è chiara”. “Sappiamo – commenta Luigi Di Maio – che la Lega è per il sì ma c’è un contratto di governo in cui si dice che l’opera va ridiscussa sottoponendola ad un’analisi costi benefici”. Le dichiarazioni lanciate durante un evento elettorale in Sardegna si concludono sottolineando l’importanza dell’avvicinarsi delle europee.

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Iole Di Cristofalo
Iole Di Cristofalo
Articolista e web copywriter