Saffo, l’autrice di poesie più antica d’Europa: il pensiero e le opere

Saffo: la vita, i componimenti, il tiaso e la concezione dell'amore secondo l'immortale poetessa originaria dell'isola di Lesbo.

Saffo, la più antica poetessa europea, vide la luce presso l’isola di Lesbo nel VII secolo A.C. L’autrice, molto probabilmente, nacque nel 640 A.C., vivendo tuttavia, la maggior parte della sua vita presso l’isola di Mitilene. Secondo quello che ci è stato tramandato, Saffo sposò un non meglio identificato Cercila di Andro, da cui ebbe una figlia, Cleide, a cui dedicò alcuni componimenti, di cui sono giunti a noi alcuni frammenti (ovvero, piccole parti di poesie ed altre opere letterarie non pervenuteci nella loro integrità). Tenero e pregno di spirito materno quello in cui è possibile leggere: “Sembra un fiorellino la mia Cleide” . Sembra che sia riuscita a raggiungere la vecchiaia. Un frammento la descrive, infatti, come impossibilitata a danzare assieme alle sue amiche.

Saffo si suicidò?

Secondo la tradizione, Saffo era brutta, scura di pelle e di bassa statura. Una leggenda narra che, raggiunta l’età avanzata, si sarebbe innamorata del giovane e bellissimo marinaio Faone. Un amore non corrisposto, che avrebbe gettato l’oramai anziana poetessa nello sconforto e nella disperazione, decidendo di gettarsi dalla rupe Leucade. Giacomo Leopardi riprende questo episodio nel suo componimento L’ultimo canto di Saffo. Come spiega Giulio Guidorizzi nella sua Letteratura greca – Da Omero al VI secolo D.C. , l’aneddoto riguardante il suicidio di Saffo trova origine dalla “deformazione parodistica di alcune composizioni della poetessa” già nota alla commedia antica.

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Il linguaggio e le opere

Saffo scriveva versi utilizzando il dialetto eolico letterario di Lesbo. Le sue opere vennero raccolte, in seguito, in nove libri dagli editori alessandrini, basandosi sui diversi metri adoperati. Le sue opere, molto probabilmente, erano lette fino al termine dell’età antica, per poi andare perdute durante il Medioevo. Di lei sopravvivono due odi e diversi frammenti giunti a noi indirettamente, tramite citazioni da parte di altri autori nelle loro opere. Si tratta di frammenti papiracei molto brevi, che tuttavia ci danno un’idea del pensiero e delle argomentazioni trattate dalla poetessa nei suoi componimenti.

La funzione del tiaso

Saffo sarebbe stata direttrice di un tiaso, una sorta di collegio ante litteram esclusivamente femminile, frequentato dalle ragazze di buona famiglia, in cui avrebbero dovuto imparare tutte le virtù e i pregi che contraddistinguevano una donna aristocratica: la grazia, l’amore, la seduzione, la raffinatezza, la musica, il canto, l’eleganza e, ovviamente, la buona educazione. Questi sono, del resto, gli argomenti espressi dalla stessa poetessa di Lesbo all’interno dei suoi componimenti poetici. Un’opera poetica che ha la funzione di descrivere ed accompagnare i momenti topici assieme al suo gruppo di allieve: le danze, le preghiere alla dea Afrodite (patrona del tiaso), le feste in compagnia, l’amore omoerotico tra le fanciulle (si dice che la stessa Saffo avesse amato diverse sue allieve), la gelosia da parte di una rivale in amore e il triste momento in cui una ragazza, oramai adulta, lascia la scuola per farsi una vita al di fuori dell’istituto.

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L’amore omosessuale era molto esaltato nell’antichità e per le allieve del tiaso era un passaggio fondamentale per formarsi sessualmente e prepararsi all’amore di tipo etero una volta sposatesi. In verità, anche gli individui maschili praticavano tranquillamente questo tipo di amore. Diversi autori greci ebbero amanti dello stesso sesso, talvolta molto più giovani di loro. In tal caso si parla di Eros paidikos, da non confondersi con la più aberrante pratica della pedofilia che purtroppo caratterizza i giorni nostri. Uno dei grandi esponenti di questo tipo di amore, che a noi contemporanei potrebbe appunto risultare deviato, è Teognide di Megara, il quale ebbe come amante il giovinetto Cirno.

Il pensiero erotico nella poesia Saffo

Secondo la concezione di Saffo, l’Eros (identificato nella religione antica dall’omonimo figlio di Afrodite, giovinetto alato dalla bellezza sfolgorante) era un sentimento multiforme. La poesia di Saffo analizza questo tema a 360 gradi, come ad esempio quando parla delle nozze per la donna, che ha oramai abbandonato la sua età adolescenziale ed è pronta a divenire una madre e moglie di famiglia. I riti nuziali sono descritti dalla poetessa di Lesbo tramite l’epitalamio, che all’epoca accompagnava le cerimonie matrimoniali. Tuttavia, la poesia di Saffo è caratterizzata anche da scorci affettivi nei riguardi dei suoi cari, come nei confronti dei fratelli Larico e Carasso ed alla figlioletta Cleide.

Altri temi poetici trattati

Tramite i suoi componimenti, Saffo tratta una vita ideale, all’insegna della bellezza, dell’eleganza e della raffinatezza e lo fa cordialmente, tramite scene naturali, ricche di boschi, fiori, luoghi che ricordano il paradiso terrestre per il loro rigoglio ed amenità. Che dire poi delle danze, della vita all’insegna della compagnia, dell’amore e dell’amicizia con le ragazze del tiaso, delle vesti e gioielli lussuosi, dell’erotismo (talvolta anche velato, simboleggiato solo da uno sguardo), dal calzari, dalle seducenti ghirlande e dei monili che abbelliscono il corpo della fanciulla, forse amata dalla stessa poetessa?

L’amore per Saffo è un sentimento che instilla nel cuore il dolce e l’amaro. A volte, è descritto dalla poetessa come una bufera che scende dai monti, altre volte un’ansia quasi impercettibile, ma allo stesso tempo continua, che “divora l’anima lieve“. L’amore è descritto nelle sue positività e negatività: un sentimento a volte ammirato, a volte un tormento sotterraneo che non ha mai fine e che conferma, con la sua presenza, la vita umana quale effimera. La visione dell’amore tormentato per Saffo è distaccato, limitato quasi sempre ad una forma di malinconica contemplazione.

Dissertazioni sull’ode ad Afrodite

Fortunatamente, l’Ode ad Afrodite ci è giunta tramite il De compositione verborum di Dionigi di Alicarnasso, il quale giudica il componimento della poetessa di Lesbo come “elegante” e “fiorito”. Il carme assume le sembianze di un inno attenendosi ai canoni del rituale. Cuore del componimento, tuttavia, non è la dea a cui Saffo è devota, Afrodite, bensì lei stessa. L’ode, inoltre, ha per centro non tanto le lodi della figlia di Zeus, quanto le leggi dell’amore coordinate e garantite dalla stessa divinità. L’ode ha come protagonista le fanciulle del tiaso, riunite dinanzi dinanzi al simulacro della dea. La statua di Afrodite, tutto ad un tratto, sembra prendere vita e parlare. La dea dell’amore parla con la poetessa, viene a conoscenza del suo dolore causato dall’amore e le promette protezione. La questione, in origine individuale, diviene collettiva. Anche le ragazze vengono a conoscenza del sentimento della poetessa che presenta un esemplare percorso affettivo che le ragazze saranno destinate a seguire un giorno, quando arriverà anche per loro il momento di invocare l’aiuto di Afrodite.

Dissertazioni sull’ode della Gelosia

La seconda ode di Saffo, quella della gelosia, ci è arrivata tramite l’Anonimo del Sublime. Un componimento poetico di gran successo, tanto da venire tradotto da Catullo. L’ode ci mostra un uomo e una donna seduti accanto. Lui ascolta, lei, allegra, ride. Da lontano l’io poetico che osserva e spia senza farsi vedere. Un attimo sospeso che viene dilaniato da un turbinio di sentimenti su cui capeggia la gelosia, il sentimento frustrante di essere esclusi senza che la poetessa possa interagire, limitandosi ad essere non una dei protagonisti della scena, ma una semplice spettatrice.

Leggi anche: Roma al tempo di Catullo, parte 1

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Marco Della Corte
Marco Della Corte
Sono nato a Capua (Caserta) il 4 agosto 1988. Da sempre amante, della letteratura, giornalismo, mistero, musica e cultura pop (anime, manga, serie tv, cinema e videogames). Ho mosso i primi passi su testate locali come Il Giornale del Golfo e la Voce di Fondi, per poi passare a testate più mainstream come Blasting News, Kontrokultura e Scuolainforma. Regolarmente iscritto presso l'ODG Campania come pubblicista, sono laureato in Filologia classica e moderna. Attualmente insegno come docente di materie umanistiche tra liceo classico e scientifico. Ah, dimenticavo: la cronaca nera è il mio pane quotidiano!