Socrate rappresenta una delle figure più imponenti della storia del mondo occidentale. La sua parola è stata maestosa e rivoluzionaria, al pari di quella di Buddha, Maometto ed altri grandi profeti e sapienti dell’umanità. Tuttavia, la sua personalità rimane ancora un mistero. La letteratura e la filosofia possono toccare solo superficialmente la figura quasi sacra di questo illustre filosofo greco. Socrate si colloca all’interno di quel tipo di cultura trasmessa oralmente. Non a caso, alla stregua di maestri come Siddharta o Gesù Cristo, non compose opere scritte.
Come ricostruire la vita e il pensiero di Socrate?
Ciò che sappiamo di Socrate lo conosciamo soltanto tramite via indiretta. Molto del suo pensiero è possibile studiarlo tramite i dialoghi filosofici di Platone, il suo più famoso discepolo. Lo stesso Socrate è protagonista di queste opere. Altro della sua vita e dei suoi insegnamenti lo apprendiamo da opere minori come quelle di Senofonte. Anche in questo caso, Socrate è protagonista di alcuni scritti del filosofo, come l’Apologia, il Simposio e i Memorabili. Inoltre, si trovano diverse allusioni e citazioni a Socrate da parte di commediografi come Aristofane. Il celebre autore fa del filosofo uno dei personaggi principali della sua commedia Le Nuvole.
La biografia
Fortunatamente, molto ci è stato tramandato della vita di Socrate. L’esimio filosofo nacque ad Atene nel 469 A.C. da Sofronisco, di professione scalpellino e da Fenarete, una levatrice. Come fa notare il professor Giulio Guidorizzi nella sua “Letteratura Greca – Da Omero al VI secolo D.C.” stiamo parlando di un sapiente che non è certo un esponente dell’alta tradizione aristocratica, bensì di un cittadino di origini modeste, “un cittadino qualsiasi integrato nella vita della sua polis“. Allievo di Anassagora, il suo primo pensiero filosofico fu influenzato dalla filosofia della natura.
Tuttavia, il nucleo del suo pensiero si trasferì su altri argomenti con il passare del tempo, fissando il suo oggetto di studio sull’etica e l’ontologia. Socrate fu poco sopportato dai sofisti, un gruppo di filosofi che erano detti “prostituti della cultura“, poiché pretendevano un pagamento per i loro insegnamenti, considerati spesso confusionari e superficiali, che non portavano a nulla di concreto. Eppure, secondo l’opinione di diversi suoi contemporanei, Socrate non era considerato così diverso dai suoi rivali. Nonostante ciò, Socrate si comportò da cittadino esemplare, servendo la sua patria nel corso della guerra del Peloponneso dal 431 al 422 A.C. e rifiutando qualsiasi coinvolgimento nella reazione oligarchia dei 30 tiranni.
Dopo che fu reinstaurata la democrazia, si sviluppò un clima ostile nei confronti di Socrate. Tra i suoi allievi annoveriamo anche Crizia (uno dei più importanti esponenti dell’oligarchia) e Alcibiade, considerato un personaggio dalla bassa condotta morale. Nel 399 A.C. Anito, Meleto e Licone gli intentarono un processo politico, accusandolo di ateismo e di corruzione dei giovani. Alla fine, vista anche la sua intransigente autodifesa, Socrate venne condannato, tramite l’ingerimento della cicuta. Era un’Atene impaurita, molto provata dalla guerra e, come spesso accadeva in simili momenti di forte crisi, c’era la necessità di trovare un capro espiatorio su cui scaricare tutte le frustrazioni di una pesante sconfitta.
La maggior parte di coloro che votarono per la condanna a morte di Socrate avevano, molto probabilmente, notato che costui, seppur esternamente approvasse le leggi ateniesi, nel suo intimo non avesse grande considerazione della democrazia. Socrate bevve il suo veleno con un certo entusiasmo, quasi fosse curioso di conoscere cosa si sarebbe aspettato dopo la sua vita terrena nell’aldilà. Congedandosi dai suoi giudici, Socrate dice così all’interno dell’Apologia platonica: “Io vado a morire, voi a vivere“. E poi ancora: “Ma chi di noi si avvia a un destino migliore è sconosciuto a tutti, se non alla divinità“.
La Maieutica e il “Conosci te stesso”
Iniziamo col dire che Socrate non propone un sistema filosofico organico. Come i sofisti, Socrate utilizzava la dialettica. Tuttavia, a differenza dei primi, il maestro di Platone e Senofonte non impiegò tale metodo per fortificare il discorso più debole, ma per condurre l’argomentazione ad un risultato, tramite una messa a fuoco progressiva di una determinata questione, ottenuta, come afferma il Guidorizzi: “Per mezzo di successive definizioni e rispettive confutazioni“. Per invitare il prossimo al ragionamento, Socrate era solito utilizzare il metodo della Maieutica.
Con tale tecnica, il filosofo faceva nascere, poco a poco, la verità nell’animo di chi fosse alla sua ricerca. I sofisti basavano il loro pensiero su un relativismo alquanto essenziale. Al contrario, Socrate pensava che si potesse raggiungere la verità tramite un lavoro di dialettica. Tuttavia, con i sofisti condivideva la base dello studio filosofico sull’uomo. L’essere umano, secondo Socrate, non è l’individuo visto all’interno della dimensione sociale, politica, storica o nell’affermazione di sé, tramite la disinvoltura morale o l’abilità retorica. La formula che guida il pensiero socratico è “Conosci te stesso“.
Sarebbe stato l’oracolo di Delfi a suggerire al filosofo tale formula. Secondo il filosofo, l’individuo deve percorrere un iter spirituale che lo porti al raggiungimento del bene, unico vero obiettivo nella vita. Il bene e la sua ricerca sono considerati dal filosofo la più alta espressione umana. E qual è questo bene assoluto se non la conoscenza? Questo, secondo un’etica intellettualistica che è una delle più valide e durature nel pensiero ellenico. Per Socrate, l’uomo non può praticare il male sapendo di farlo. Il male, quindi, sarebbe l’ignoranza del bene. Questo pensiero è molto importante, in quanto sarà ripreso dal pensiero umanistico. La vita dell’uomo è dunque un viaggio dall’oscurità del male e dell’ignoranza al raggiungimento della luce rappresentata dal sommo bene, la conoscenza appunto. L’educazione e la ricerca intellettuale sono quindi i fini principali che qualsiasi individuo dovrebbe perseguire nel corso della propria esistenza. Tale cosa fece Socrate, andando incontro al suo triste destino a braccia aperte, senza nessun rimpianto.
Il daimon socratico
Anche se Socrate fu condannato a morte con l’accusa di non credere agli dei olimpici, il suo pensiero filosofico fu caratterizzato da un forte elemento religioso. Egli pensava che il suo filosofare fosse una missione affidatagli da un daimon, un demone, una sorta di intermediario tra l’uomo e la divinità, che aveva il compito di guidarlo e consigliarlo in tutti i momenti importanti della sua vita. Come fa notare Chiara Colangelo di Studenti.it, Socrate, pur non riconoscendo le divinità dalle sembianze antropomorfe “ammetteva l’esistenza di una divinità superiore” e “celebrava in maniera formale gli dei della religione tradizionale“.
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