Fare volontariato significa portarsi via un po’ di sofferenza degli altri: specialmente, se il volontariato viene effettuato in una struttura che si occupa di disagio mentale. Oggi voglio raccontarvi la mia esperienza di volontariato presso la Psichiatria dell’ospedale Civico di Palermo.
Ho iniziato un anno e mezzo fa, la “follia” mi faceva paura. L’ho conosciuta da vicino, avendo un familiare che ne soffre. Così, ho iniziato a fare parte dell’Associazione “Ufe” di Palermo (nella foto), utenti e familiari esperti, che sono appunto gli esperti per esperienza. Siamo numerosi, circa 30 persone. Di cui dodici dedicano la propria esperienza – tra familiari e utenti – a fare volontariato presso le strutture del modulo 1. La dottoressa Grazia Guercetti, responsabile della Psichiatria, e che ha introdotto a Palermo il modello creato a Trento dal dottore Renzo De Stefani, ci ha dato l’opportunità di aiutare gli altri, di aiutare noi stessi a confrontarci con il disagio mentale. Dopo un periodo di preparazione, ho iniziato ad andare in ospedale una volta a settimana. Ogni volta è sempre un’emozione: resto ferma a prendere il respiro, davanti all’enorme porta verde, prima di entrare nel piccolo corridoio che porta alla stanza soggiorno.
Mi perdo nei quadri disegnati dai degenti: sono paesaggi, che danno un po’ di speranza all’osservatore attento. Lì ho conosciuto Marco, Fabio, Anna e tante altre persone che soffrono. Dalla schizofrenia al disturbo bipolare alla depressione, ma tutti con la voglia di far sentire la loro voce, attraverso la poesia. Sì, è questa piccola attività che faccio fare ai degenti, che mi permettono di entrare nel loro mondo. Un mondo fatto di pregiudizi, purtroppo ancora oggi. Un mondo fatto di paure. Un mondo irreale. Vivono in “prigione” nella loro mente, vivono male perché molti non accettano il loro problema né di prendere le medicine. Ho visto pazienti rinati uscire dal reparto, pronti a vivere una vita “normale”. Ho visto piangere, ridere, soffrire. La sofferenza è terribile, non puoi sostituirti a loro per alleviarla, ma basta poco per farli distrarre e stare bene: una passeggiata per prendere un caffé, una chiacchierata, basta ascoltare quello che hanno da dire. E hanno tanto da dire, se solo sapessimo ascoltarli. Ho visto tante persone sole, pur avendo le famiglie. Ho visto persone sole, abbandonate al proprio destino. Ho visto il loro sorriso e me lo sono portata dentro di me. Info: http://www.ufepalermo.it/
Vi propongo di seguito una poesia, che ho dedicato al disagio mentale. Eccola:
Ho visto danzare le ombre,
ho giocato con loro e
riso a crepapelle.
Ho visto visi sconosciuti assaporare
Il gusto amaro della follia.
Ho camminato, in bilico, sul filo della vita,
mentre la mente mi conduceva in un mondo irreale,
lontano dalle paure, dai pregiudizi, dalle regole.
Ho camminato, in bilico, sul filo della vita,
mentre la mente rincorreva il pensiero terribile di chiudere gli occhi.
Ho camminato, in bilico, sul filo della vita sino a quando ho incontrato
dei camici bianchi: adesso cammino, in equilibrio, verso la ragione e
torno serena sul filo leggero e colorato della vita.”
Serena Marotta
Di seguito alcune poesie scritte dai degenti:
Non abitiamo
Certe volte non ci vogliamo pensare
certe volte non abbiamo voglia
ogni tanto non siamo in noi
o nella nostra erbetta
certe volte ci proviamo
ma non possiamo farlo
perché non abitiamo in noi
Antonio T.
La mia passione è l’essere umano.
Il mio cuore batte per amore,
come i pesci hanno bisogno del mare e
come le aquile hanno bisogno di volare.
Giacomo
LA VITA
La Vita è un’andata.
Partenza senza ritorno
che arriva al borgo ultimo
della cosa finita, che è l’orizzonte
oltre il quale si spalanca l’immortalità
ciò per cui siamo nati.
A.L:Giussani
Le foglie verdi di primavera,
gli alberi profumano di desiderio di vivere.
Il sole illumina tutta la città.
Marco