L’ultima mossa del Cavaliere, e del quale oggi è fatto di cronaca, è la vicenda Giovanni Toti, ex portavoce dello stesso Berlusconi e Governatore della Regione Liguria.
Toti stava già preparando le valigie, ma Berlusconi non gli ha dato il tempo neppure di chiuderle: con un messaggio sul cellulare, gli è stato tolto l’incarico di “Coordinatore Nazionale” – già assegnato nell’ottica del “contentino” – che condivideva con Mara Carfagna. Pare che anche l’ex show-girl sia sulla rampa di lancio, nonostante sia/fosse la pupilla del Cavaliere, da sempre sensibile al fascino delle belle donne.
Carfagna su Twitter: “Apprendo dalla stampa di un superamento delle decisioni assunte dal presidente Silvio Berlusconi il 19/06 innanzi ai gruppi parlamentari di Forza Italia e dell’insediamento di un coordinamento di presidenza, del quale nessuno mi ha chiesto di far parte e di cui non intendo far parte. È una scelta in direzione esattamente contraria alle intenzioni che mi ha manifestato Berlusconi. Credo che questo sia il modo migliore per uccidere Forza Italia e io non farò parte del comitato di liquidazione”.
Apprendo dalla stampa di un superamento delle decisioni assunte dal Presidente @berlusconi il 19/06 innanzi ai gruppi parlamentari di @forza_italia e dell’insediamento di un coordinamento di presidenza, del quale nessuno mi ha chiesto di far parte e di cui non intendo far parte.
— Mara Carfagna (@mara_carfagna) August 1, 2019
Cosa succederà?
Toti prevede la fine di Forza Italia e Berlusconi, naturalmente, il suo contrario, epurato il partito da traditori e carrieristi. Staremo a vedere se nascerà una nuova formazione politica o i due troveranno un aggiustamento. La verità, forse, è che questi uomini di grande successo creato dal nulla, da incontestabili capacità manageriali e di visione lontana, non possono mai cedere lo scettro. Finché hanno un briciolo d’energia, a parlare è sempre il loro egocentrismo, l’altissima considerazione che hanno di se stessi.
La giustificazione che questi uomini propongono per non farsi da parte (e a parole vorrebbero) è che non riescono a trovare un erede all’altezza del compito, un “giovane” Berlusconi, nel nostro caso, in grado d’apportare un contributo superiore a quello che il “vecchio” può ancora regalare.
I vari Alfano, Fitto ed oggi Toti (ma il primo, anche se in modo diverso, fu Fini) non se la devono prendere: per il Cavaliere non esiste e non esisterà mai un nuovo Berlusconi che possa sostituirlo, a meno che s’affacci alla ribalta un “furbacchione” come certe mogli, che ti fanno credere d’essere tu a decidere tutto, ma in verità blateri solo e non decidi nulla.
In breve il percorso di Forza Italia
Quando dal mattino alla sera nacque Forza Italia per scagliarsi contro la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, la sinistra non dava alcun credito a quell’imprenditore milanese dal sorriso “Durbans”, che non era ben visto neppure da Confindustria.
Un “Palazzinaro” che aveva fiutato l’affare delle televisioni private e s’era buttato in politica per difendere le concessioni regalate dall’amico Craxi.
L’indagine “Mani Pulite” aveva liquidato la Democrazia Cristiana, i Socialisti di Craxi e l’intero pentapartito, che avevano retto le sorti d’Italia fin dal primo dopoguerra.
Anche gli emuli di Gramsci erano stati sfiorati dall’inchiesta con il celebre “Compagno G” Primo Greganti, che s’era appropriato della cassa (una tangente da 1 miliardo e 246 milioni di vecchie lire pagati da Raul Gardini), aveva sollevato da qualsiasi responsabilità il partito e, dopo 6 mesi di carcerazione preventiva, s’era messo a girare come una trottola e da eroe per le varie Feste dell’Unità.
I comunisti chiamavano Forza Italia “partito di plastica”
Per disprezzo, i Comunisti di allora chiamavano Forza Italia il “Partito di Plastica” o il “Partito Azienda, così da rimarcare la differenza tra questo e un partito con una storia gloriosa e capillarmente radicato sul territorio. C’era un fondamento di verità sul chiamarlo “Partito Azienda”, poiché molti della Fininvest affluirono in Forza Italia e Berlusconi era il capo assoluto, l’Amministratore Delegato che decideva tutto e dava ascolto a nessuno.
Questa sua sicurezza dava sui nervi anche a quelli che non votavano Occhetto e le barzellette si sprecavano, secondo quel motto che forse fu di Michail Bakunin: “La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà!”.
Come andò a finire, lo sappiamo. Occhetto fu battuto e addirittura ridicolizzato negli scontri televisivi e Forza Italia vinse le elezioni con il 21% dei voti. Correva l’anno 1994 e il movimento creato da Berlusconi tagliava il traguardo come primo partito d’Italia.
Le vicende successive le conosciamo ed ognuno può avere la propria opinione sulla figura di Berlusconi, ma un fatto è certo: nel bene e nel male, lui, soltanto lui era ed è il responsabile delle sorti del partito che fondò il 18 gennaio 1994. L’etichetta di “Partito Azienda” non era poi campato tanto in aria.
Le vicende giudiziarie non hanno allontanato Berlusconi
Molta acqua è transitata sotto i ponti e in questi ultimi anni, grazie anche a pesanti vicende giudiziarie che allontanarono forzatamente il Cavaliere dalla politica, alcuni tentarono di scalzare il fondatore di Forza Italia, per ambizione personale e/o dare risposta ad un certo malumore della base. L’emorragia continua di voti ne giustificava l’azione.
In quanto a Forza Italia, se il destino di questa povera e mortificata nazione dipende dai virilismi salviniani di modesti risultati, dalle utopie pentastellate o dalle “poche idee ma confuse” di Zingaretti e soci, sarà il caso che qualcuno si rimbocchi le maniche per costruire un centrodestra moderato, pragmatico e liberista o l’alternativa sarà tagliare la corda e scappare via.
Massimo Carpegna