Emendamenti alla manovra: addio ad App18

Il bonus ai 18enni eliminato da un emendamento della maggioranza. I fondi saranno ridestinati alla Cultura

Un emendamento alla manovra finanziaria, presentato dalle forze di maggioranza – FdI, Fi e Lega – ha abrogato App 18, il bonus per i 18enni per teatri, cinema, spettacoli dal vivo, libri, abbonamenti a quotidiani e periodici, musei, concerti e mostre.

I 230 milioni previsi nella misura a decorrere dal 2022, sono stati dirottati al mondo dello spettacolo e della cultura. Ne beneficeranno il Fondo per il sostegno economico temporaneo dei lavoratori dello spettacolo, il Fondo per gli operatori dell’editoria e delle librerie, il Fondo per lo spettacolo dal vivo e anche al supporto per la rievocazione storica de “La Girandola” di Roma.

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Il bonus funzionava tramite una app dedicata (App) e, per beneficiarne, gli unici requisiti richiesti, erano l’età e la residenza in Italia o il permesso di soggiorno.

Pesanti reazioni da parte del PD

“Si vuole impedire la libertà e il desiderio dei giovani di accedere ai consumi culturali e così facendo si penalizza pesantemente anche l’industria culturale del Paese” è la reazione della presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi. “Questo è un governo che parla agli evasori ed è disinteressato ad investire sui giovani: zero risorse per la scuola, l’università, la cultura, il lavoro. Molto male”.

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Il Terzo Polo lancia una petizione

Anche il terzo polo insorge e  Maria Elena Boschi, deputata di Azione – Italia Viva – Renew Europe, affida a Twitter la propria critica. “Il bonus Renzi per i diciottenni (18app) ha aumentato i consumi culturali e aiutato molti giovani a essere cittadini consapevoli. Viene copiata in tutta Europa. Cancellarla oggi sarebbe una follia. Chiedo alla Premier Meloni di bloccare questo autogol”.

Ed è proprio di Italia Viva il lancio di una raccolta di firme per affondare l’emendamento e salvare la misura.

Proteste anche M5S

Il rivolta anche i parlamentari del Movimento 5S:  “Il danno sarebbe enorme – si legge in un comunicato – perché le risorse a copertura di questo strumento sono state rese stabili nella scorsa legge di bilancio e gli operatori del settore contano su quegli introiti. Dopo la pandemia il settore culturale va sostenuto con misure che si dispiegano nel tempo, soprattutto in questa fase di crisi energetica e di calo generalizzato dei consumi”.