Fioramonti e le dimissioni, quali sono i motivi principali?

Lorenzo Fioramonti ha ufficialmente deciso di abbandonare il suo ruolo di ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per la mancanza di coraggio del Governo

È ufficiale, Lorenzo Fioramonti ha preso le distanze dal Governo e si dimette da Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Il motivo della decisione di Fioramonti  

 La decisione dell’ormai ex ministro è stata pubblicata dallo stesso Lorenzo Fioramonti su Facebook. Il focus del suo post è il mancato coraggio di questo Governo nell’investire nella scuola e nella ricerca, il cuore del nostro Paese. Il coraggio a cui fa riferimento Lorenzo Fioramonti è inscindibilmente legato ai 3 miliardi che chiedeva per il suo dicastero. Tali fondi sarebbero potuti arrivare grazie ad una revisione generale sulla questione Iva. 

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Nel post pubblicato sulla nota piattaforma social è possibile leggere:”Sarebbe servito più coraggio da parte del Governo per garantire quella “linea di galleggiamento” finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca. Si tratta del vero motore del Paese, che costruisce il futuro di tutti noi. Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica».

Messaggio forte e chiaro che non lascia spazi a dubbi, anzi Lorenzo Fioramonti ci tiene a precisare. La sua decisione è frutto di una scelta ponderata e non “capricciosa”. L’ex ministro infatti ha atteso il voto definitivo sulla Legge di Bilancio. Tale decisione non può essere una novità per l’esecutivo e il Parlamento, Lorenzo Fioramonti aveva già più volte espresso il suo rammarico per la generale insufficienza dei fondi destinati alla scuola. Fioramonti ha accettato questo incarico per perseguire un unico scopo, quello di stravolgere la condizione della formazione superiore in Italia. 

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Un interrogativo è lecito, come può l’Italia sperare di risollevarsi senza puntare sulla istruzione? Il futuro della Repubblica è messo nelle mani della futura classe dirigente. Senza istruzione non può esserci un futuro.