Le parole di Renzi .
“ La crisi sta finendo ( come l’estate dei righeira) , andate in pace. L’uomo è ” parlantino frizzante” come uno di quei vini che fanno esplodere miriadi di bollicine facendo leva fin sulle immaginazioni più promettenti. Ma qui in terra italiana stiamo da mesi aspettando questi fatidici brindisi per questi “tempi migliori ” che però non si sono ancora visti. Eppure è qualche mese che in modo alternato, gli indici, segnano la freccina di valori economici con alcune altre voci di questo sociale semi-svenuto, verso realtà migliori. A quanto pare però il clima italiano, quello che si respira sulle strade, non sembra dare segni e nemmeno segnali corrispondenti, anzi. La verità, prima della domanda, sorge spontanea. Ma Matteo Renzi c’è o ci fa? Il nostro presidente del consiglio intanto “ci consiglia” di essere ottimisti ( ma i primi, come i secondi, e se vogliamo metterli anche i terzi, di questi famosi primi 90 giorni tanto decantati come i mesi della svolta non danno vere e proprie ripartenze come lui ci faceva sperare) . Il tempo passa, e con lui passano pure tante parole. Cosi passano pure certe fumose speranze, e le promesse veloci, che vorrebbero persuaderci di altrettante rapide svolte sociali, lasciano i tempi che sono, e che ci trovano ancora una volta delusi, gabbati e presi per il naso da ennesime seduzioni politicanti. Questa è una malattia tutta italiana a cui qualche abile dottore, che s’intenda di “provvidenze”, prima o poi dovrà metter mano. La disoccupazione non molla, Bruxelles c’impone il passo, l’economia si muove, si forse, ma pare lo faccia per gli interessi dei più abbienti. La crisi del settimo anno ha lasciato per “terra” milioni di persone, e molte fra esse non torneranno più, molto probabilmente, alle condizioni di vita che avevano prima. Eppure l’ex sindaco di Firenze ci taccia di “gufismo” acuto, continuando a sciorinare spiriti forieri di ripresa; e tutto questo da mesi e mesi e mesi ( fra sei saranno due anni) Mi pare che il motto odierno del nostro Matteo Renzi, sia quello con cui rassicurò il suo predecessore – Enrico Letta – prima della sua “apparizione salvifica”. “Stai sereno Enrico”…