Patto di stabilità: rischio tensioni tra Ue e capitali

Secondo Lorenzo Bini Smaghi, quello tra Ue e capitali “non sarà un negoziato facile, a meno che i governi non accettino di cedere ulteriore sovranità fiscale"

Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del board della Banca Centrale Europea, ha rilasciato un’intervista a Repubblica nella quale parla in termini duri della proposta di riforma del Patto di Stabilità della Commissione Europea.

Patto di stabilità: perché c’è rischio tensioni tra Ue e capitali?

Secondo Lorenzo Bini Smaghi, quello tra Ue e capitali “non sarà un negoziato facile, a meno che i governi non accettino di cedere ulteriore sovranità fiscale“. Per l’ex membro del board della Banca Centrale Europea potrebbe risultare “difficile per un ministro dell’Economia preparare il Def, che non potrà essere modificato per quattro anni anche se cambia il contesto”. La proposta della Commissione Europea propone di passare “da un sistema di regole flessibili a uno a discrezione stringente di Bruxelles”. Per uscire da questa impasse dunque tutto dipenderà dalla capacità dei governi di interagire con la stessa Commissione.

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Rischio tensioni con Bruxelles

Lorenzo Bini Smaghi reputa che potrebbero nascere “più tensioni tra la Ue e le capitali perché non sono chiari i criteri di valutazione: il pericolo è alimentare il risentimento nei confronti delle istituzioni Ue“. Il rischio maggiore è che “se il Paese non si adegua viene messo automaticamente in procedura per disavanzo eccessivo. I mercati potrebbero reagire negativamente“. La mancanza di criteri potrebbe portare un Paese a ripetere l’esperienza che è già stata della Grecia nel 2010-2012.