Renzo il torbido: testo e musica di Francesco Foti

Renzo è stanco di parlare!

Il 24 marzo è uscito il nuovo singolo del cantautore Francesco Foti, “Renzo il torbido”, cantante italiano dall’ironia in stile Noir. Ed esce a distanza di un anno dalla pubblicazione del pezzo “Tàn Tàn Tàn”, con il quale manifesta il suo lato rock. Francesco, nato a Giarre il 28 settembre del 1979, è anche autore, poeta e cultore del siciliano.

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Renzo “il torbido” devi fidarti un po’ di me, Renzo “il torbido” so bene che ce la farai, Renzo “il torbido” qui c’è qualcosa che non va, Renzo “il torbido”, cuore limpido, resti libero.

L’artista esordisce nel 2013 con il singolo “L’uomo nero”, una sorta di ninna nanna per i diritti dei bambini. Francesco è un giovane cantautore altruista, oltre a scrivere per sé stesso lo fa anche per altri suoi colleghi, sempre con successo, come nel caso di Alessandro Canino.

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Il nuovo lavoro di Foti ha tutti gli elementi per essere considerato una nuova hit del panorama della canzone italiana, come il videoclip ufficiale, diretto dal regista Vladimir Di Prima con la partecipazione straordinaria del duo comico internazionale Dandy Danno & Diva G., che ha già ha superato le 56.000 visualizzazioni organiche su YouTube (oltre 50.000 nelle prime 55 ore dal lancio).

Francesco Foti è un artista impegnato, non solo nelle vesti di autore, incrementando costantemente il suo vasto repertorio professionale con tre singoli all’attivo, “Renzo il torbido” (2017), “Tàn Tàn Tàn” (2016) e “L’uomo nero” (2013), e due canzoni presenti nel disco “Io” (2013) di Alessandro Canino (“L’amore è amore” e “Sarai”). È socio del Gruppo C.I.A.I. (Convergenze Intellettuali e Artistiche Italiane) con il quale svolge un’intensa attività culturale in tutta la Sicilia sin dal 2002. Da marzo 2015 cura la rubrica “Orologio con cuculo” per la prestigiosa Rassegna di Letteratura Lunarionuovo. Ha diverse pubblicazioni all’attivo: due sillogi di poesie in dialetto etneo (“Afotismi” e “Jettu uci senza vuci”) e vari studi critici.

Francesco, quando hai capito che la musica era il tuo futuro?

Sicuramente quando all’età di 16 anni sono riuscito a scrivere la mia prima canzone. In quel momento, ho realizzato che era cambiata qualcosa: se avessi voluto fare questo lavoro avrei potuto contare sul grande vantaggio di non dover chiedere canzoni ad altri autori, perché avrei avuto la capacità di mettere in musica i concetti che avevo in mente. Sognavo di fare il cantante e ho scoperto di essere cantautore!

A cosa ti ispiri quando scrivi i testi delle canzoni e componi le musiche?

Mi guardo intorno, filtro ciò che sento e vedo: suoni, immagini, colori, situazioni, emozioni. Se riesco a veicolarle verso la giusta forma, che deve essere necessariamente sensata, perché un cantautore deve cantare concretezza, nasce una canzone. La giusta alchimia, almeno nel mio caso, si manifesta quando parole e musica si legano senza alcuna forzatura, un po’ come se la canzone si scrivesse da sola. Ritengo che una determinata combinazione di parole sia associabile ad una determinata melodia, non che non possano essercene altre, ma la musica è già nella sequenza delle parole, occorre solo tirarla fuori.

 I tuoi singoli descrivono aspetti della tua vita personale?

Attingendo dal reale e fungendo io da filtro, posso affermare che toccano la mia sensibilità, se non fisicamente la mia persona. Mi spiego meglio: il mio singolo d’esordio “L’uomo nero” tratta la delicata tematica della pedofilia, con un testo estremamente forte in contrapposizione ad una musica molto dolce, quasi una ninna nanna, come un suono di carillon. La violenza è un atto terribile, se esercitata su un minore lo è ancor di più. Se la mia sensibilità è stata sempre toccata profondamente dall’apprendere di tragedie del genere, fortunatamente la mia persona non ha mai provato in maniera diretta cosa voglia dire.

Nel caso del mio secondo singolo “Tàn Tàn Tàn” e del più recente “Renzo il torbido”, forse entra maggiormente in gioco la mia vita personale. In “Tàn Tàn Tàn” c’è la paura della malattia, il voler escogitare uno stratagemma per poterla depauperare fino a renderla qualcosa da poter combattere ad armi pari e poter sconfiggere. C’è una denuncia del Sistema che ci condanna a divenire numeri, perdendo la nostra identità, venendo spersonalizzati, per imporci cibo, malattia e medicinali.

In “Renzo il torbido” c’è la voglia di ribellione, la necessità di voler vivere fuori dagli schemi, senza badare a ciò che pensano gli altri, perché ognuno di noi rappresenta un patrimonio unico e non riproducibile, e ha sempre qualcosa da raccontare in un modo speciale. Vivere costretti nella struttura sociale, spesso rigida, porta l’individuo a spegnersi, perché occorre lavorare in maniera serrata per poter spendere denaro e vivere: e questo non equivale a vivere.

 I tuoi sostenitori ti hanno conosciuto nel 2013 con il pezzo “L’uomo nero.”. Oggi esce il tuo nuovo pezzo “Renzo il torbido”, quali sono le tue ambizioni musicali e fino a dove vorresti arrivare?

Il sogno è quello di incrociare, prima o poi, la strada di un produttore che creda nel mio progetto musicale, che mi dia la possibilità di realizzare un album e raggiungere una visibilità tale da poter vivere facendo il lavoro per il quale sono nato: non ho grosse pretese, diciamo il minimo sindacale per arrivare a fine mese, non cerco il lustro del grande palco o il contratto milionario. Cerco di lavorare sempre nel migliore dei modi e con enormi sacrifici. Il mondo della musica è parecchio contorto e forse si stanno perdendo i veri valori che un tempo lo rendevano magico: non c’è più ricerca di talenti, si punta alla canzone stagionale, i contratti proposti spesso sono assurdi. Non esiste più il rispetto per chi crea, il rispetto per i ruoli. Ci sono parecchi cantautori interessanti, promettenti, ma chi li difende? Chi li aiuta a farsi strada? E spesso si è costretti ad abbandonare perché produrre una canzone, un EP e un Album, comporta dei costi crescenti e senza il supporto di chi ha il potere, economico e non solo, di valorizzare un buon prodotto, muore tutto. Ma forse è più comodo così: che i cantautori stiano in silenzio e che le coscienze rimangano dormienti affinché tutto sembri perfetto e il mondo meraviglioso.

E per concludere, cosa vorresti dire ai tuoi tanti ammiratori che ti seguono dal momento del tuo esordio?

Potrei dir loro poche o molte cose. Ringraziarli ancora una volta come faccio quotidianamente attraverso i miei Social: se sono ancora qui, nonostante il momento difficile, lo devo anche all’affetto e al sostegno incessanti che mi danno.

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