La Conferenza dei capigruppo della Camera ha stabilito che il 18 febbraio, nel pomeriggio, inizierà il voto, da parte dell’ Aula, sulla proposta di legge elettorale.
Roma. “Io mi fido del Pd e il Pd ne esce solo come una squadra unita. Se non portiamo a casa questo passaggio salta l’Italia e l’Italicum. Non salta solo una leadership ma tutto”. Le parole di Matteo Renzi sembrano non lasciare dubbi. “La legge elettorale -ha proseguito – è frutto di un accordo tra alcuni partiti e non può essere modificata in modo unilaterale. La riforma è innovativa perché dà certezza sul bipolarismo, mette fine a coalizioni litigiose e la sera si sa chi ha vinto”.
Il segretario del PD considera la riforma elettorale indispensabile per il proseguo della legislatura e la considera il primo tassello per il “rinnovamento”. Tradotto in altre parole se la legge elettorale si arena il Governo verrà messo in crisi e si inaugurerà una stagione di rinnovamento e cambiamento a 360 gradi. In questa direzione va anche l’ anticipazione, al 13 febbraio, della riunione di Direzione del PD.
Nel pomeriggio, dopo un incontro con il Presidente Napolitano che ha fatto seguito a quello di Renzi, il Presidente Letta si è dichiarato tranquillo e sicuro che il nuovo programma di Governo, che sarà presentato fra qualche giorno, avrà il sostegno e la fiducia necessaria per essere portato avanti.
Da quanto si evince sembra che ci siano le condizioni per il voto alla legge elettorale e il proseguo della legislatura senza subitanei cambi di guardia alla Presidenza. Si potrebbe pensare a qualche ritocco al Governo ma senza crisi.
L’ Italicum intanto prosegue il suo viaggio. Il relatore designato alla presentazione, Francesco Paolo Sisto, ha presentato i tre emendamenti di modifica frutto degli accordi (Renzi – Berlusconi)degli ultimi giorni. Questi emendamenti alzano la soglia per il premio di maggioranza al 37%, abbassano lo sbarramento per i partiti in coalizione al 4,5% e introducono il meccanismo di assegnazione dei seggi. Tra gli altri emendamenti presentati sembra anche il “salva Lega”, cioè, la possibilità di avere rappresentanza parlamentare se si raggiunge il 9% dei voti in tre regioni anche se non si ha 4,5% nazionale in colazione oppure l’ 8% se lista non coalizzata. I punti più contestati della legge rimangono . Primo. Le liste bloccate corte ( di massimo sei persone) che escluderebbero le preferenze e quindi la possibilità dei cittadini di eleggere direttamente i proprio rappresentanti. Secondo. Le soglie di sbarramento, del 5% adesso del 4,5 % (emendamento Sisto)per i partiti in coalizione e dell’ 8% per quelli che si presentano da soli, considerate alte e che quindi escluderebbero i partiti minori. Contestata anche la soglia del premio di maggioranza adesso del 37% (modifica Sisto) e che permetterebbe di avere il 15% dei seggi in più con la soglia massima del 55%. Presentato, e voluto dalla minoranza PD, anche “l’ emendamento Lauricella” che prevede l’ entrata in vigore delle legge elettorale solo dopo la riforma del Senato. Questa parte ritiene “indispensabili e irrinunciabili” anche la parità di genere e le primarie obbligatorie per la scelta dei candidati.
La situazione è in continua evoluzione con un solo dato certo: la legge elettorale va avanti a marce forzate e qualunque sia l’ esito lascerà il segno su questa legislatura, sul futuro assetto politico-istituzionale italiano e non solo.
Marco G. Caruso