Meloni: stop ai social per i dipendenti pubblici

Dal 14 luglio non potranno più fare un commento, esprimere un’opinione sui social media.

Il governo Meloni fa sapere che dal 14 luglio i dipendenti pubblici non potranno più fare un commento, esprimere un’opinione su Facebook, su Twitter, Instagram o qualunque altro social media.

Meloni: perché il bavaglio ai dipendenti pubblici?

Il governo Meloni mette il bavaglio ai dipendenti pubblici. Tra questi figurano anche presidi, maestri, professori, dirigenti amministrativi, collaboratori scolastici che dal 14 luglio non potranno più fare un commento, esprimere un’opinione sui social media. Al bando i pareri e le considerazioni “che possano nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale”. La nuova norma è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale nei giorni scorsi. Il nuovo decreto introduce l’articolo 11 ter: “Nell’utilizzo dei propri account di social media, il dipendente utilizza ogni cautela affinché le proprie opinioni o i propri giudizi su eventi, cose o persone, non siano in alcun modo attribuibili direttamente alla pubblica amministrazione di appartenenza”.

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La reazione dei sindacati

Com’era prevedibile, le organizzazioni sindacali non hanno reagito nel migliore dei modi. L’attenzione va, come è giusto che sia, sulla libertà di parola prevista dall’articolo 21 della costituzione. Ci si chiede dove sia la linea di confine tra il diritto previsto dalla costituzione e i doveri del dipendente verso la pubblica amministrazione. Allo stato attuale appare molto labile e forse servirebbe qualche puntualizzazione in più nella “norma bavaglio”.

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